Manuel Follis, MF – Milano Finanza 25/9/2013, 25 settembre 2013
TELEFONICA, 840 MILIONI PER TELCO
Il giorno dell’annuncio ufficiale dell’operazione che porterà Telefonica a crescere in Telco (la holding che controlla il 2,4% di Telecom) e stato dedicato ai dettagli e ai commenti. Che la notte avrebbe portato a un accordo era evidente dal numero di riunioni e di consigli d’amministrazione che si sono tenuti nella serata di lunedì. Alla fine, come previsto, l’operazione riguarderà solo Telco e per questo il presidente operativo di Telecom, Franco Bernabè, si è limitato a spiegare che il gruppo telefonico non diventa spagnolo, proprio perché l’offerta fatta sulla holding. Eppure gli aumenti di capitale che segnano progressivo disimpegno degli azionisti italiani (Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca) sanno tanto di passaggio di consegne. Non immediato, non traumatico, ma pur sempre passaggio di consegne della scatola di comando dalle mani italiane a quelle iberiche. Nel dettaglio Telefonica salirà in Telco attraverso due successive ricapitalizzazioni (per complessivi 441 milioni) dall’attuale 46,18 al 66% (in trasparenza dal 10,3 al 14,7% della controllata) e in seguito, dopo il via libera Antitrust, al 70% della finanziaria (ossia al 15,68% di Telecom). Il colosso spagnolo dal 1° gennaio 2014 avrà anche un’opzione call per controllare il 100% di Telco, passaggio subordinato al via libera dalle autorità di Brasile e Argentina. I due aumenti da 324 e 117 milioni valorizzano le azioni Telecom 1,09 euro contro il prezzo di 0,59 euro della chiusura di lunedì. leri, a seguito dell’accordo, il titolo ha vissuto una giornata positiva caratterizzata da intensi scambi (è passato di mano il 4,07% del capitale ordinario e il 2,84%delle risparmio) e da una chiusura in rialzo dell’ 1,69% a 0,6 euro. Nella prima fase l’operazione sarà particolarmente dispendiosa per Telefonica, a fronte di un potere estremamente limitato se non nullo). Gli spagnoli infatti investiranno altri 400 milioni per rilevare da Generali, Intesa e Mediobanca parte del prestito obbligazionario di Telco pagandolo in azioni Telefonica, valorizzate a 10,86 euro che le due banche e il Leone potranno vendere sul mercato dopo un lock-up di soli 15 giorni. Complessivamente, tra cash e azioni, Telefonica spenderà quindi 841 milioni, per arrivare a detenere il 70% del capitale e dei bond Telco mentre dovrebbe sborsare un altro miliardo per il 100%. Con i proventi dell’aumento di capitale verrà rimborsato immediatamente l’indebitamento bancario della holding in scadenza a novembre 2013, mentre Mediobanca e Intesa rifinanzieranno per 700 milioni il debito di Telco. Quanto ai poteri, in una prima fase i diritti di voto di Telefonica non cresceranno, mentre dal primo gennaio il gruppo spagnolo potrà convenire le sue azioni arrivando comunque solo a diritti di voto fino al 64,9% (a meno di acquisto del 100%). I soci italiani di Telco potranno indicare presidente e ad di Telecom anche quando Telefonica controllerà la maggioranza della holding. L’accordo prevede infatti che il numero degli amministratori Telecom non sia inferiore a 13 e che i soci italiani indichino i primi due nominativi della lista, mentre i restanti saranno indicati per metà dai soci italiani e per metà da Telefonica. Per quanto riguarda il patto Telco, ciascun socio mantiene la possibilità di vedersi attribuire le a/ioni di Telecom (uscendo dal patto) mediante la scissione di Telco, che potrà essere richiesta tra il 15 e il 30 giugno 2014 o tra l’I e il 15 febbraio 2015. L’accordo per il riassetto di Telco porta «stabilità nell’azionariato di Telecom e indipendenza del gruppo», ha commentato Telefonica in una noia sottolineando che «continuerà ad astenersi dal partecipare o da influenzare le decisioni che incidono sui mercati in cui entrambe le società sono presenti». Questa stabilità nell’azionariato consentirà anche di «esplorare le migliori opzioni strategiche per recuperare flessibilità finanziaria». Telefonica infine (il cui titolo è stato penalizzato a inizio di giornata ma ha poi chiuso in lieve rialzo) non potrà acquistare azioni Telecom, salvo che «un soggetto terzo acquisti una partecipazione rilevante (del 10% o superiore)» nella compagnia italiana.