Andrea Morigi, Libero 25/9/2013, 25 settembre 2013
RATZINGER RIBALTA IL MATEMATICO ATEO
Quel che Piergiorgio Odifreddi sta leggendo nelle ultime settimane potrebbe essere titolato «Cattolicesimo per negati», o meglio «per negatori». È un manualetto di undici pagine, scritto da Joseph Ratzinger, pubblicato ieri per una buona metà da La Repubblica e indirizzato allo scienziato che dà letteralmente dei «cretini» ai cristiani. Nel tentativo di ricomporre il dissidio fra scienza e religione, allo scadere dell’Anno della Fede che aveva indetto lui stesso, il Papa emerito riparte da dove aveva terminato. Cioè dall’avvertimento ai cristiani, contenuto nella sua Porta fidei a non «pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato».
Dopo la constatazione, non si è scoraggiato. Ha preso in mano gli strumenti. Visto che il Logos è il Verbo di Dio, fa ricorso alla logica, per spiegare al campione dei miscredenti che «la Sua interpretazione di Gv 1,1 è molto lontana da ciò che l’evangelista intendeva dire». Quel passo iniziale del Vangelo di san Giovanni dice: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio». Pare che a Odifreddi non garbi tanto la spiegazione che ne è stata data nella tradizione cristiana. Libero di pensarla come vuole, purché tenga conto che «se Lei, però, vuole sostituire Dio con “La Natura”, resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla». Insomma, gli suggerisce che invocare il Caso non è altro che ammettere l’assenza di spiegazioni.
Per chi si aspettava un uomo sconfitto, è una testimonianza shock. Al contrario, lì in Vaticano c’è uno che combatte la buona battaglia. E ha un arsenale non da poco: l’apologetica.
Così si scopre anche il motivo per cui c’è davvero bisogno di due Papi. Ormai, in libreria, campeggia un confuso scaffale di saggistica e di fiction denominato tout court «anticlericalismo». Alla Feltrinelli, è onusto di volumi sui peccati degli uomini di Chiesa, su orrendi complotti orditi da loschi figuri in tonaca, rivelazioni sconcertanti di segreti inconfessabili che riguarderebbero Gesù Cristo, la Madonna, padre Pio e tutti i santi del calendario. Fra gli autori più autorevoli, svetta proprio Odifreddi, presidente onorario dell’Uaar, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Nessuno meglio di lui poteva rivolgersi direttamente al Pontefice emerito Benedetto XVI, facendogli recapitare una copia della sua opera Caro Papa, ti scrivo (Mondadori, 2012, 196 pagine). E nessuno poteva meritarsi stroncatura più definitiva.
Nessuna concessione agli attacchi alla teologia come «fantascienza». Il suo compito, semmai, gli ricorda Ratzinger è «di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione». Ovviamente si passa al fenomeno degli abusi sessuali commessi da esponenti del clero. Ma il Papa emerito non ci sta a fare di una parte il tutto. Accanto al suo sconcerto, enumera le conquiste della civiltà cristiana, le personalità che hanno contribuito allo sviluppo umano in ogni campo proprio in ragione della loro fede. E non accetta la riduzione di Cristo al fatto storico: «Ciò che Lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere», gli replica dopo averlo invitato «in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico». Segue una nutrita bibliografia, come espressione concreta dell’opera di misericordia spirituale che consiste nell’insegnare agli ignoranti.
Non per disprezzo, ma per la carenza evidente di sistematicità del pensiero e della «Sua religione della matematica», dalla quale «tre temi fondamentali dell’esistenza restano non considerati: la libertà, l’amore e il male». E «una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota».
Del resto, nel Vangelo di Marco, Gesù Cristo invita a rivolgersi a loro, per primi: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori». Finora sembrava che lo avesse capito soltanto Papa Francesco, con la sua risposta a Eugenio Scalfari.
Invece, dal suo ritiro, Joseph Ratzinger aveva aperto la strada che conduce verso i più lontani. Poi il suo successore l’ha percorsa fin nelle periferie dell’esistenza. Compresa quella degli intellettuali e della Repubblica, dove ormai le firme di punta sono i Papi. Per sommo di ironia. Che di per sé è già un indizio dell’esistenza di Dio, a leggere bene Søren Kierkegaard.