Paolo Russo, La Stampa 25/9/2013, 25 settembre 2013
PERCHÉ SPRECHIAMO TROPPI FARMACI?
L’Agenzia italiana del farmaco, l’Aifa del Ministero della salute, ha presentato ieri l’annuale rapporto Osmed sui consumi dei medicinali in Italia. Ogni anno ciascuno di noi consuma in media 30 scatole di farmaci. Siamo dei divoratori di pillole?
In effetti nel 2012 gli italiani hanno acquistato oltre un miliardo e 800 milioni di confezioni farmaceutiche. I numeri letti così sembrerebbero dire di sì, ma dall’Aifa dicono che è difficile fare confronti perché all’estero si usano altre unità di misura dei consumi. Che comunque lo scorso anno da noi sono aumentati del 2,3%.
Da cosa dipende?
Gli italiani invecchiano e sopra i 75 anni ingoiano medicine 22 volte di più rispetto a quando si è giovani. E poi la ricerca va avanti, immettendo sul mercato nuovi prodotti. Alcuni esperti puntano il dito anche sui tagli all’assistenza ospedaliera. Si cerca di risparmiare sui costosi ricoveri curando a casa con qualche pillola in più. Infine ci sono quei signori con la valigetta che ogni tanto ci passano avanti negli studi medici. Sono gli informatori scientifici delle industrie farmaceutiche, che qualche volta incontrano dottori troppo solerti nel seguirne i consigli. I dati del Rapporto sulle differenze regionali dei consumi ne sono una riprova.
Sono differenze così grandi?
Enormi. In Sicilia si consumano 1.110 dosi giornaliere ogni mille abitanti di flaconi e pillole, a Bolzano solo 743. Quasi la metà. Eppure i dati epidemiologici smentiscono che i siciliani abbiano una salute così cagionevole rispetto ai bolzanini. Segno che nel prescrivere qualcosa non va.
Vuol dire che prendiamo medicinali anche quando non è necessario?
Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha ammesso che quello della inappropriatezza prescrittiva è un problema centrale della nostra sanità. Che genera miliardi di sprechi e nuoce alla nostra salute. Ha promesso di aggredire il problema con il prossimo Patto per la salute, che le Regioni non vogliono firmare se prima non si farà chiarezza sulle risorse da destinare alla sanità. Certo è che il rapporto Aifa dimostra che anche sui medicinali lo spreco c’è. Gli antibiotici, ad esempio: il rapporto dichiara che due volte su dieci li prendiamo quando non servono. Magari per un semplice raffreddore. L’influenza sta per arrivare. È un virus e gli antibiotici servono solo per combattere i batteri. Eppure come tutti gli anni, c’è da giurarci, ne verranno prescritti a valanga. Ignorando i continui appelli della società scientifiche sul loro uso oculato per non alimentare le cosiddette antibiotico-resistenze, che stanno generando nuovi super-batteri invincibili a qualsiasi farmaco. Un circuito perverso che genera nuove malattie e costi sempre più alti per la nostra sanità già esangue.
Cosa si può fare per evitare lo spreco dei farmaci scaduti negli armadietti?
Noi possiamo dare una mano evitando di insistere con il medico a farci prescrivere due confezioni quando ne basta una. Ma è anche vero che da tempo si chiede invano all’industria farmaceutica di fare la sua parte inscatolando pillole e flaconi in «confezioni ottimali». Se per un ciclo di terapia servono 10 pillole, è del tutto inutile metterne 15 per sprecarne cinque o fare il blister da otto per far acquistare due scatole e rimanere con sei pillole nell’armadio.
Ma almeno siamo disciplinati nel seguire la terapia prescritta dal medico?
Il Rapporto parla chiaro: siamo dei pessimi consumatori di farmaci. Iniziamo una cura e la abbandoniamo anzitempo. Dobbiamo assumere una pillola la mattina e un’altra dopo 12 ore ma la sera ce ne dimentichiamo. Prendiamo ad esempio i farmaci per tenere a bada la pressione: più della metà dei pazienti non assume il medicinale con continuità, rivela il Rapporto. Nei trattamenti di asma, bronchiti e malattie delle vie respiratorie in genere sono solo il 15% i pazienti che seguono la terapie con scrupolo. E sempre una minoranza, il 37%, prende gli antidepressivi quando dovrebbe.
E questo che problema comporta?
«Il problema è che assumere medicinali distrattamente o interrompere anzitempo una cura significa rendere inefficace se non dannosa la terapia», spiega il direttore dell’Aifa, Luca Pani.
A proposito del Prozac e dei suoi fratelli, i consumi degli antidepressivi continuano a crescere?
Purtroppo sì. I farmaci per il sistema nervoso, che sono al quarto posto nella classifica dei consumi, sono ancora in lieve crescita (+ 1,4%) e gli antidepressivi, informa il Rapporto, sono la categoria più utilizzata. E i dati sui consumi dicono anche che la depressione colpisce maggiormente le donne. «Alcuni recenti studi internazionali - sottolinea il direttore dell’Aifa - indicano che nel 2020 la depressione, dopo le malattie cardiovascolari, sarà la patologia responsabile della perdita del maggior numero di anni di vita attiva». Forse un altro segnale che la crisi può nuocere gravemente alla salute.