Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  settembre 25 Mercoledì calendario

TELEFONO E INTERNET ECCO COSA CAMBIERÀ PER I CONSUMATORI


Telecom Italia diventa spagnola, la ex Omnitel è finita anni fa in mano agli inglesi di Vodafone, Fastweb agli svizzeri, Wind ai russi e poi c’è 3 che è sempre stata cinese. Come sarà telefonare in Italia ora che non c’è più nessun operatore italiano? Questa rivoluzione telefonica coinvolgerà consumatori e aziende non solo per tariffe telefoniche, offerte, abbonamenti, ma anche per i modi e la velocità di navigare su internet, di usare i super-telefonini smartphone e c’è anche il tema importante della sicurezza di tutti i cittadini.

La guerra dei prezzi
Telefonica deve ancora diventare il maggiore azionista di Telecom e l’esercito dei consumatori ha già cominciato a battere cassa, chiedendo sconti sulle tariffe. Il Codacons, per esempio, ha chiesto che «venga eliminato il canone Telecom, che al limite dovrebbe confluire allo Stato per finanziare la banda larga veloce». Infine secondo l’associazione «andrebbero eliminate le penali che pagano gli utenti quando abbandonano la compagnia telefonica». Di sicuro, secondo gli analisti delle telecomunicazioni, i costi delle telefonate resteranno bassi e non è escluso che possano scendere ancora e possano presentarsi offerte interessanti integrate tra Internet e telefonate, anche se la guerra dei prezzi in Italia ha già ridotto all’osso margini e guadagni degli operatori. Al di là delle legittime aspettative dei consumatori, secondo gli esperti sarà difficile l’abolizione del canone, anche perché finora i soldi incassati sono serviti per fare investimenti nella rete telefonica.

La rete e gli investimenti
C’è poi un aspetto molto importante che non riguarda tanto le tasche dei consumatori, quanto piuttosto la qualità della loro vita e del loro lavoro. E cioè i tempi e i modi di come si naviga su Internet. Quanto velocemente e con che qualità si spediscono e si ricevono e-mail o immagini, si scaricano software, video, filmati e canzoni. Per fare tutto questo è necessario investire nella rete telefonica fissa, che al momento, in quanto ex monopolista, è di proprietà di Telecom. Su questo fronte, Telefonica può portare innovazione, qualità, creare sinergie con Telecom, ma sarà difficile che riesca a spendere molti soldi.

Investimenti che servono invece a portare l’Internet veloce nelle case di tutti gli italiani e per fare questo serve la fibra ottica che finora scarseggia. La rete di Telecom è fatta di 570 mila chilometri di cavi in rame, ma solo 14 mila chilometri sono di fibra ottica. Il rame finora è bastato per le linee Dsl, ma col passare del tempo, l’aumento del traffico dei dati, l’aumento degli abbonati al web e l’uso di smartphone e tablet sempre più sofisticati rischia di creare un pericoloso ingorgo nelle autostrade informatiche. Insomma per la banda larga bisogna fare investimenti in fibra che costano molto: gli analisti parlano di 15 miliardi di euro per rendere davvero moderna ed efficiente la rete di Telecom. Il problema è che Telefonica ha già debiti per 45 miliardi di euro che si andranno a sommare ai 28 miliardi di euro di debito di Telecom. Con queste premesse sarà davvero difficile investire. Certo, con la separazione della rete, che garantisce la parità di accesso agli altri operatori anche Wind, Vodafone, Fastweb e 3 potrebbero partecipare agli investimenti. Ma lo scorporo della rete non è mai piaciuto a Cesar Alierta, numero uno di Telefonica, come fa notare Stefano Quintarelli, esperto del settore e membro della Commissione Telecomunicazioni della Camera, e difficilmente cambierà idea. D’altronde, una soluzione del genere trova due soli precedenti al mondo: l’Australia e la Nuova Zelanda. Perché Telecom dovrebbe fare da apripista in Europa?

Altri 4-5 miliardi sarebbero necessari poi per sviluppare la Lte, la nuova rete di quarta generazione per la telefonia mobile: circa un miliardo per ciascun operatore. Una rete che servirà a far funzionare meglio gli smartphone e tablet che aiuterà gli italiani a tenere il passo sempre più veloce delle nuove tecnologie.

La sicurezza
Non si può scordare infine che la rete è un asset strategico per l’Italia, soprattutto per la sicurezza di consumatori e aziende. Oggi giorno sulla rete passano milioni di e-mail, telefonate, conversazioni di cittadini, manager, politici, forze di polizie. Dati molto sensibili che devono rimanere sicuri e inviolabili, al riparo da eventuali attacchi di hacker o terroristi informatici. «In un mondo globalizzato dove il capitale non ha più identità resta forte - ha avvertito ieri il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, vicepresidente dei senatori del Pdl - il rischio di cyber-war nel mondo dell’informatica, delle telecomunicazioni e dell’energia. Qualsiasi passaggio a gruppi stranieri di un’azienda così chiaramente strategica per l’Italia dovrà essere controllato con la massima attenzione dal nostro governo per impedire distorsioni di alcun tipo». ora la maggior parte dei partiti chiede al governo di intervenire con la golden share per impedire che Telecom passi nelle mani di Telefonica.

Ma gli spagnoli, a partire dal premier Mariano Rajoy, potrebbero chiedere la “reciprocità”: del resto Endesa è stata venduta a Enel senza troppi problemi, e si trattava pur sempre di un colosso dell’energia, anch’esso un asset decisamente strategico per lo Stato e i suoi cittadini.