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 2013  settembre 25 Mercoledì calendario

IN GERMANIA CHI PERDE SE NE VA

La Welt pubblica una foto emblematica, o profetica. Angela Merkel e Sigmar Gabriel nel 2007, fianco a fianco, su un battello che naviga fra i ghiacci. E la coppia sfoggia la stessa giacca a vento rossa. Fu scattata durante una visita in Groenlandia, dove l’allora ministro dell’ambiente nella Grosse Koalition volle condurre la sua Cancelliera.

E Angela si conquistò la fama di essere sensibile ai temi ecologici, non so quanto meritata. Lei è cresciuta nella Ddr dove si pensava solo alla produzione senza tanti timori per l’ambiente e la salute dei lavoratori.

Il rapporto con l’attuale presidente dell’Spd è rimasto ottimo, ed è a Gabriel che ha telefonato la Merkel dopo il trionfo, per i primi accordi in vista dell’inevitabile Grosse Koalition. Dovrà convincere i compagni, in un vertice in programma venerdì, e soprattutto indurre Peer Steinbrück a farsi da parte, come è consuetudine per gli sconfitti. Non sarebbero credibili se partecipassero all’ammucchiata dopo la battaglia.

Questa è la prima lezione che arriva dal voto tedesco, a parte le larghe intese di cui si vantano i nostri politici. Qui sono un accordo necessario per il bene del paese (retorico, ma ci credono), da noi un patto tra gruppi per continuare a gestire i propri affari.

È un effetto (anche) della legge elettorale. Si è dimesso in blocco il vertice dei «verdi», colpevoli di una campagna catastrofica. Erano anche i più anziani in servizio, alcuni come Jürgen Trittin fin dagli anni 80. Erano il partito dei giovani, ora hanno i capelli grigi. Sono stati superati anche dalla Linke, il partito di estrema sinistra. Ciò dimostra che è arrivato il momento di rinnovarsi. Si dimettono anche i leaders liberali, per la prima volta fuori dal Parlamento dopo 64 anni, di cui 45 al governo, perché sono rimasti sotto lo sbarramento del 5%. Sono fuori di un soffio anche gli antieuro dell’AfD, capaci di una straordinaria volata negli ultimi giorni che ha sorpreso i sondaggisti.

È giusto lasciare fuori dal Parlamento quasi il 10% degli elettori? Escludere le piccole compagini serve a far funzionare il Parlamento. Qui non hanno dimenticato Weimar, che aveva la migliore costituzione al mondo, paralizzata dalla miriadi di partiti, una conflittualità continua che portò Hitler al potere. Per i tedeschi è come chiedersi se sia poco democratico escludere le squadre più deboli dalla fase finale della Coppa dei Campioni. Se gli elettori non ti premiano, vuol dire che non lo meriti, e se non ti hanno capito, come dicono i nostri, sarà sempre colpa tua che non sei riuscito a spiegarti. In base alle analisi di voto, ben due milioni di elettori sono passati dall’Fdp alla Cdu/Csu. Inoltre c’è un correttivo: se un partito conquista tre mandati diretti, la clausola del 5 non vale più. I liberali hanno fallito anche localmente, sono presenti solo in un parlamento regionale su 16.

La legge elettorale è un misto di voto diretto e proporzionale, ed è stata modificata dalla Corte Costituzionale lo scorso febbraio. Infatti, se si esagera nel voto disgiunto si finisce per eleggere più deputati del previsto, i cosiddetti mandati supplementari, che, di solito, vanno al partito più forte. Anche nel prossimo parlamento siederanno 630 deputati, 32 più del previsto, ma grazie alla miniriforma sono stati spartiti in modo proporzionale tra tutti i partiti. Con il vecchio calcolo sarebbero andati quasi tutti alla Merkel, che ora avrebbe una tranquilla maggioranza assoluta dei seggi pur avendo ottenuto poco meno del 42% dei voti.

Certamente, nessun sistema è perfetto, e lo sbarramento può avere effetti paradossali. Nel ’69, i neonazisti dell’Npd giunsero al 4,9, portarono via voti alla destra, e giunse al potere Willy Brandt. Una grande coalizione logora il partner più debole, come è avvenuto con i liberali schiacciati dalla Merkel? Dipende. Sempre Willy Brandt guidò al governo i socialdemocratici, rimasti fuori sempre dai tempi di Weimar. Cito casi lontani dal tempo? Non ho molta scelta, non è colpa mia se dal 1949 ad oggi, i tempi della signora Angela la Germania ha avuto appena otto Cancellieri.