Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 25/9/2013, 25 settembre 2013
SONO DIMEZZATE LE TESSERE DEL PD MA È ANCHE MOLTO DIFFICILE FARLE
Dopo tutte le polemiche sullo scarso peso degli iscritti piddini in rapporto agli elettori delle primarie, in genere da parte dei bersaniani (ma anche Dario Franceschini, nella direzione di luglio, sembrava pensarla così), dopo tante polemiche, si diceva, ecco la sorpresa: prendere la tessera del Pd sarebbe assai difficile.
Lo dicono due vicende di questi giorni, l’una portata a galla da uno dei candidati alla segretaria, Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo, e una da un resoconto firmato sul Corsera da Monica Guerzoni, esperta di cose piddine. Nel suo intervento appassionato, sabato scorso, alla assemblea democratica di Roma, Pittella aveva infatti segnalato che molti sostenitori e simpatizzanti gli avevano denunciato l’impossibilità a iscriversi. «Il tesseramento deve essere fatto in maniera trasparente», aveva detto all’inizio del suo intervento, aggiungendo che «molti compagni ed amici stanno cercando di iscriversi e, in alcune regioni, si sentono rispondere che non hanno i moduli».
«Facciamo arrivare questi moduli», aveva detto con un sorriso un po’ sornione, come di uno che la sa lunga e al quale non si pensi di farla facilmente. L’eurodeputato parlava alla platea dei delegati ma anche al segretario Guglielmo Epifani, che stava ascoltandolo, e a Davide Zoggia, responsabile organizzativo del Nazareno, sede nazionale del Pd. Un accenno che, però, non pareva scandalizzare nessuno, in un’assise a ranghi ridotti, e tutta preoccupata per le modifiche statutarie che, di lì a poco, sarebbero dovuto essere approvate.
La vicenda raccontata dal Corsera, però, non parla di moduli mancanti al Sud, non riferisce di problemi burocratici, di lentezze amministrative, insomma delle solite difficoltà della gestione. No, il giornale racconta un fatto accaduto nello storico circolo di Via Giubbonari a Roma, quello in cui è stato accolto, con gli effetti speciali, Fabrizio Barca, il più celebre dei neoiscritti. In quel circolo una signora, tra l’altro già iscritta in passato, si sarebbe recentemente vista respingere l’istanza. «Mi hanno risposto che i nuovi iscritti», ha spiegato su Facebook, «debbono fare un colloquio di ammissione con la segretaria del circolo». Due indizi che, messi assieme, per qualche dietrologo democrat, fanno la prova che è in atto il tentativo di bloccare, o quanto meno dissuadere, tesseramenti in massa, probabilmente nel timore che i neoiscritti siano tutti simpatizzanti di Matteo Renzi. Si parla cioè di parte di coloro che dettero al sindaco fiorentino un milione di suffragi alle primarie 2012.
La stretta sul tesseramento appare però improbabile, innanzitutto perché comunque ci si potrà iscrivere anche per votare ai congressi, ma anche perché la manovra comunque non sarebbe decisiva. Se è vero infatti che solo gli iscritti votano nelle prima fase del congresso, quella provinciale, è altrettanto vero che, da quella fase, escono i tre candidati più votati che vengono poi offerti poi al popolo delle primarie il quale, contemporaneamente, elegge segretario e assemblea nazionale. Insomma vincere il congresso dei tesserati non significa eleggere il segretario tout court, semmai potrebbe certo avere un effetto psicologico sui gazebo delle primarie. Gli incidenti di tesseramento potrebbe invece confermare quello che, secondo alcuni, è la stato di confusione e di incertezza, nato dalla «non vittoria» di febbraio, e che domina la macchina del partito. Il tutto sotto la spada di Damocle della fine del finanziamento pubblico e alla vigilia di possibile cambio di leadership, l’avvento di Renzi, che potrebbe trasformare dalle fondamenta il Pd, innanzitutto rendendolo più aperto e leggero.
Quale che sia la verità, parrebbe che gli iscritti, da quasi 600mila del 2012, siano ormai dimezzati.