Costanza Rizzacasa d’Orsogna, ItaliaOggi 25/9/2013, 25 settembre 2013
RENZI È UN BERLUSCONI IN PICCOLO
«Prenda Michele Serra, che vuol fare le baleniere a pannelli solari. Predica che la fame nel mondo non è giusta. Ma perché, c’è qualcuno che dice che lo sia? Se Lady Gaga fosse nata in Italia sarebbe rimasta un fenomeno provinciale. Quelli hanno guardiani in tutti gli ambiti dell’arte.
Appena si presenta un tipo nuovo gli fanno la lobotomia. Gli dicono, “Devi parlare del commercio equo-solidale”. Ti castrano. A me non hanno più permesso di lavorare. Prenda Emma, la cantante: lo zelo con cui a Servizio Pubblico si scagliava contro Berlusconi. O Isabella Ferrari, che in Sapore di mare 2 era Selvaggia e oggi fa il teatro impegnato con Travaglio. Hanno capito che per restare a galla devi stare con quelli che fanno tendenza, quelli che contano nella cultura. I radical-chic».
Domanda. Gli AristoDem, come li chiama Daniela Ranieri.
Risposta. Ecco, appunto. Come Gustavo Zagrebelsky, Lucio Caracciolo, Paolo Flores d’Arcais. Se sei furbo, capisci che devi buttarti dalla loro parte.
Continua a togliersi sassolini dalle scarpe, Maurizio Milani. Del resto, abita in campagna. Senza Internet e da qualche giorno senza neanche il cellulare, che periodicamente smarrisce per poi ritrovarlo sotto il letto. Fino al 2008 comico di Che tempo che fa, oggi agricoltore nella natìa Codogno e tenutario di rubrica surreale (che manda via fax) al Foglio di Giuliano Ferrara. «Ho esordito allo Zelig di Milano nel 1987», racconta, «con l’incarico di andare a pagare alla Bindi (non Rosy) le torte gelato di cui ci riforniva. L’ho fatto per cinque anni, finché non si sono accorti che rubavo. Quando me ne hanno chiesto conto ho detto loro: “Adesso vado a fare il ruffiano coi giornali di destra, dicendo loro che non mi pagate i contributi”. Mi è sempre piaciuto fare il delatore: un lavoro molto nobile, e del resto lo pensa anche Equitalia. Io facevo la spia già da bambino. Per questo non capisco perché Rai3 mi abbia eclissato. Non sono poi così disorganico a una certa cultura di sinistra».
D. Ad esempio chi?
R. Quelli che passano il tempo in trasmissione a lanciare appelli a favore dell’ambiente, ma poi arrivano in studio con l’auto di cilindrata 5.000. Che hanno la villa, anzi le ville, ma li chiamano “rustici”. Saviano è andato a New York a predicare, convinto che tutti l’aspettassero. Invece non se l’è filato quasi nessuno. Perché quella roba che voi giornalisti fighetti chiamate “l’anomalia italiana” l’hanno inventata proprio loro. Il Grande Fratello c’era già, non l’ha creato mica Berlusconi. La sinistra dice che siamo rimbambiti da una certa tv. Come se in Rai varietà con fanciulle in costumini succinti come Cocco, dove aveva lavorato anche Laura Boldrini (come assistente ai programmi, ndr), non fossero esistiti. L’altra sera sono andato a vedere la pièce di Daniel Pennac. Che cercava di mettere il proprio cappello su un problema di cui Focus scriveva già dieci anni fa. E cioè che in mezzo al Pacifico, tra la California e il Giappone, a causa delle correnti si è formato un isolotto di spazzatura. Pennac s’indigna dell’inquinamento come fosse un boscimane e non, invece, parte di quella stessa società consumistica che inquina. Questo è ruffianesimo. Come se dall’altra parte giustificassero i disastri ambientali. Io li ho frequentati quei sinistrini lì. So come fanno».
D. Come fanno?
R. Se non la pensi come loro ti emarginano. Com’è successo a me a Che tempo che fa, dove mi davano da far l’oroscopo quasi non avessi gli strumenti. Sono sinceramente convinti di essere più intelligenti degli altri. Di aver letto più degli altri. Ma non è che se tu hai letto La prosivendola di Pennac e io lavoro nei campi, il tuo voto vale più del mio. Tanto più che Pennac l’ho letto anch’io. Vede, a sinistra c’è gente come Michele Serra_
D. Ancora lui? Essù.
R. Certo. Perché li riassume tutti. Ha comprato un casale in provincia di Piacenza e in tv predica a tutti la lavanda non-Ogm di Slow Food. Ora io sono perito agrario: la lavanda non-Ogm di Slow Food, se non hai un altro lavoro che ti permetta di dilettarti a coltivarla come hobby, come Michele Serra a Che tempo che fa, ti manda in bancarotta, perché ti mangia di gasolio più di quanto ricavi dal raccolto. Facile predicare quando sei miliardario. Ma io volevo parlare di Mia Ceran.
D. La giornalista rivelazione di In Onda che il proprietario di La7 Urbano Cairo si è lasciato scappare, appena “acchiappata” da Andrea Vianello per il talk mattutino di Rai3, Agorà.
R. Proprio lei. Questo mio amico industriale, uno degli uomini più ricchi della zona, che ha una ditta di macchine agricole e sta facendo affari d’oro, mi ha detto la chiuderà. Nella speranza che Vianello mandi la Ceran come inviata davanti ai capannoni, con intorno tutti i disoccupati, come nei collegamenti di Ballarò e Servizio Pubblico. A quel punto il mio amico in diretta tv direbbe: “Per merito di Mia riapro la ditta, e non solo riassumo tutti i miei operai, ma ne prendo anche altri 50”.
D. Ho capito dove vuole arrivare e non sono d’accordo. Quei collegamenti davanti alle fabbriche chiuse servono a denunciare una situazione drammatica, a dar voce al disagio.
R. Certo, ma a chi giova? Solo agli autori e al conduttore del programma, che fanno ascolti sulla pelle di quelle persone. Quando la telecamera si spegne per loro non cambia proprio niente.
D. Vabbè, ma di Renzi lei che pensa?
R. È un Berlusconi in piccolo, quindi avrà il mio voto.
D. Ti pareva.
R. No, davvero. Certo, Berlusconi ha creato aziende, mentre Renzi ha fatto il presidente della provincia e ti saluto. Però è un grande. Ha capito che più va alla tv, più sale nei sondaggi. È una specie di cabarettista. Che ha compreso che il cabaret funziona di più quando lo togli dal suo contesto originale, come Marcel Duchamp con l’orinatoio. Un altro che ama scherzare è David Parenzo, che fa il cabaret nei programmi di approfondimento, come quando a In Onda ha finto di buttare via il tesserino di giornalista. Renzi a Zelig non farebbe ridere per niente. E Parenzo uguale.
D. Uno che ha fatto molto ridere, purtroppo, è Pierluigi Bersani. Quello che voleva “smacchiare il giaguaro”.
R. Non gli è riuscito perché Berlusconi nello spettacolo è fortissimo, ti mangia: se ti metti sul suo stesso piano perdi, perché è come fare braccio di ferro con Hulk Hogan. Ma sa, ho cambiato idea. Alle prossime elezioni voterò Antonio Di Pietro. Da quando ho visto l’intervista a Report in cui diceva che “Mia moglie non è mia moglie” ho capito che anche lui si arrangia come gli altri, come me, e mi ha fatto simpatia.
D. E D’Alema, che a Otto e mezzo si picca di essere distante dalle cose italiane, ma vuol essere più che mai il burattinaio del partito?
R. Ma chi, quello che si diceva pacifista e poi è andato a bombardare Belgrado? Una capitale europea, come se qualcuno avesse bombardato Roma? Cos’era cambiato con D’Alema rispetto a un governo Fanfani? Proprio nulla. Però loro sono convinti di essere più intelligenti.
D. Lei lo sa, vero, che quest’intervista non la farà tornare in tv? Anzi, magari si becca pure una querela.
R. Tanto vivo di rendita. Anzi, voglio fare il delatore anche col Foglio. Dirò che non mi pagano, voglio farmi buttar fuori. Ruffiano come sono, ci vuol niente. Anzi, sa che le dico? Adesso mi metto a raccogliere le firme per far chiudere Blob. E soprattutto far chiudere Nanni Moretti. Perché a filmare mentre giri con la Vespa son bravi tutti. Non è che siccome sei amico di Veltroni_ Ma anche qui al Nord ci siamo rotti, sa? Non votiamo più la Lega, votiamo Scelta Civica. Casini, l’Udc. Abbiamo fatto tutto il giro e siam tornati a votare la Dc. Il miglior partito. Dove comanda il vescovo ed è finita lì. Così sa che le dico? Domenica vado in Chiesa, e finita la messa chiedo al vescovo se mi fa tornare su Rai3. Con Papa Uno e Papa Due che scrivono a Repubblica è un attimo, vedrà.