Domenico Palmiotti, Il Sole 24 Ore 25/9/2013, 25 settembre 2013
BONDI AI SINDACATI: «NON VOGLIO ESSERE IL COMMISSARIO»
ROMA
L’Ilva di Taranto marcerà in futuro con un altoforno in meno e soltanto quattro delle attuali batterie coke. Questo vuol dire risparmiare 300 milioni di euro di investimenti, ridurre i consumi energetici del 10-20% e abbattere le emissioni inquinanti del 35-40 per cento. È lo scenario che traccia il commissario dell’Ilva, Enrico Bondi, che ieri sera a Roma ha incontrato i vertici dei sindacati metalmeccanici per una riunione «riservata». Sempre nell’area a caldo del siderurgico, inoltre, verranno ridimensionati sia l’agglomerato, dove viene preparata la carica di minerali per gli altiforni, che gli stessi parchi minerali.
È la conseguenza dell’innovazione di processo – che sarà conseguita in quattro tappe – su cui poggia il piano industriale di Bondi. Il quale prevede di produrre 2,5 milioni di tonnellate di acciaio a Taranto – nell’ambito degli 8 milioni assegnati dall’Aia – utilizzando ferro preridotto al posto dei minerali preparati dall’agglomerato e gas al posto del carbon coke. È lo stesso sistema che usa Voestalpine in Austria la cui acciaieria di Linz, spiega Bondi ai sindacati, effettua così il 50% della produzione.
Non è stata affrontata, per ora, l’eventuale ricaduta occupazionale che il passaggio a una tecnologia diversa potrebbe determinare a Taranto, così come non è stato specificato quale altoforno verrebbe fermato. Già l’Aia prevede che l’Ilva dismetta l’altoforno 3, peraltro inattivo da molto tempo, e scenda a quattro. Adesso, col ferro preridotto, ci sarebbe un altro «taglio» anche se, per i sindacati, questo non impatta sulla capacità produttiva complessiva.
Nel confronto con i sindacati, Bondi non parla delle sue dimissioni da commissario dell’Ilva, ipotesi che fonti a lui vicine hanno sempre smentito in questi giorni. Il decreto che il governo intende approvare venerdì gli va bene, fa capire ai sindacati, a patto però che distingua chiaramente la situazione dell’Ilva e delle controllate da quelle delle altre aziende del gruppo Riva finite sotto sequestro. Questo perché, rimarca Bondi, i problemi e gli ambiti sono completamente diversi. Bondi chiarisce quindi di non avere interesse a essere commissario anche del gruppo Riva. Gli preme l’Ilva, dagli stabilimenti alle controllate, su cui vuole avere governo pieno per evitare che i contraccolpi del sequestro possano estendersi ma anche confusione. In proposito Bondi cita ai sindacati che quando giorni fa è stato annunciato che Riva Acciaio non avrebbe più pagato i fornitori perché aveva i soldi bloccati dal sequestro, anche i fornitori dell’Ilva si sono bloccati. Questo non può accadere, dice Bondi, tanto più che l’azienda sta negoziando con le banche un intervento da 2,4 miliardi che servirà per l’Aia ma anche per aumentare la competitività dell’Ilva.
Il commissario parla poi del mercato, che è tornato ad essere quello di settembre 2012 poiché si sono superati i mesi terribili dello scontro giudiziario a Taranto con relativo sequestro degli impianti e blocco delle merci. Da giugno a fine anno l’Ilva conta di viaggiare su un ritmo di spedizioni di 700 tonnellate al mese, tenendo presente anche il portafogli ordini. Infine, riprendendo il tema dei lavori prescritti dall’Aia, Bondi evidenzia ai sindacati che serve la collaborazione degli enti locali per evitare che le lungaggini della burocrazia complichino ulteriormente un percorso già complesso.
«Emerge un quadro di luci e ombre con una volontà di lavorare più sulle luci per rafforzarle», commenta Marco Bentivogli, segretario della Fim Cisl. Ma i sindacati, specie dopo la manifestazione di ieri a Verona dei lavoratori di Riva Acciaio (2mila in corteo), adesso guardano soprattutto al varo del decreto legge. «Il governo Letta ponga immediatamente fine ai rimpalli e si adoperi fin da subito per un provvedimento normativo che dia certezze giuridiche alla ripresa lavorativa e al normale funzionamento degli impianti», aggiunge Bentivogli. E Guglielmo Gambardella, coordinatore Uilm per la siderurgia, aggiunge: «Le anticipazioni della bozza del decreto legge ci rassicurano».