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 2013  settembre 25 Mercoledì calendario

UN BUCO NELL’ACQUA DA 3,8 MILIARDI

ROMA — L’Italia ha fatto un buco nell’acqua. Un buco profondo 3,8 miliardi di euro, più o meno come l’Imu sulla prima casa. E scavato dalle bollette dell’acqua non pagate, quelle scadute da almeno due anni per le quali si può parlare tecnicamente di morosi. A non saldare il conto è il 4,3% degli utenti, uno su venti. Ma anche per il nuovo dossier di Federutility, la federazione delle imprese energetiche e idriche, vale la regola ferrea del pollo di Trilussa. Bisogna abbassare la lente di ingrandimento per vedere non solo che la percentuale dei morosi diventa più alta mano a mano che si scende da Nord a Sud, dove si supera l’8%. Ma anche per accorgersi che tra i debitori inseguiti più spesso dalle aziende ci sono lo Stato, le Regioni, i Comuni. Insomma, l’Italia.
Nella lista dei peggiori pagatori la pubblica amministrazione viene superata solo dai cosiddetti utenti di servizi all’ingrosso, grandi consumatori come le industrie e i distretti artigiani. Per loro il tasso di mancato incasso dopo 24 mesi, definizione burocratica di morosi, arriva al 23,6%. Ma al secondo posto ci sono le amministrazioni locali con l’8% e poi quelle centrali con il 6,5%. Molto peggio dei comuni mortali, gli utenti domestici, dove la morosità si ferma al 3%. L’acqua bene comune, l’acqua non si deve vendere, come da referendum valanga di due anni fa. Con il paradosso che poi è il pubblico a non pagarla. C’è una spiegazione, naturalmente.
Buona parte delle utenze della pubblica amministrazione sono per legge «non disalimentabili», cioè non possono essere staccate nemmeno se non si paga da anni. Scuole, ospedali, carceri: tutti sevizi di pubblica utilità che non devono rimanere a secco. Giusto. Ma alla fine il buco si scarica sulle aziende del settore e, soprattutto, su una rete colabrodo che perde per strada un terzo dell’acqua. «Sono certamente necessarie forme di sostegno verso chi non paga per situazioni di disagio — dice il direttore di Federutility Massimiliano Bianco — ma ben altro fenomeno è quello di chi non paga per abitudine o per scelta. Le cifre dimostrano che non è un problema di importi». In effetti per la bolletta della luce, molto più cara rispetto a quella dell’acqua, i morosi sono molti meno, l’1,2%. Per questo la federazione mette sul tavolo una serie di proposte di cui si parlerà al Festival dell’Acqua, in programma all’Aquila per i primi di ottobre. In ordine sparso: il deposito cauzionale di tre mesi al momento della firma di un nuovo contratto, l’inserimento in tariffa delle perdite considerate fisiologiche. Oppure i cosiddetti contatori intelligenti — che gestiscono le utenze a distanza, distacchi compresi — per i quali l’Autorità per l’energia ha appena avviato una sperimentazione.
Chiudere i vecchi contatori è operazione ancora più difficile in tempo di crisi. Le stesse aziende faticano a trovare chi sia disposto a farlo, mettendo in conto le proteste in alcuni casi anche violente. E ricordando che i metodi creativi possono essere controproducenti. A Messina un amministratore di condominio aveva messo nella bacheca dell’androne l’elenco dei morosi, scrivendo che per colpa loro l’acqua sarebbe stata staccata a tutto il palazzo, compreso chi era in regola. È stato condannato per diffamazione, sentenza definitiva.