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 2013  settembre 25 Mercoledì calendario

IL CAVALIERE AI PM: LE CARTE DI LAVITOLA? C’È DEL VERO E DEL FALSO

ROMA — Sono le 16 del 14 maggio scorso. Silvio Berlusconi viene interrogato nell’ambito dell’inchiesta della magistratura di Roma sui soldi versati al faccendiere Valter Lavitola e ai coniugi Gianpaolo e Nicla Tarantini. È ritenuto parte lesa, ma poiché a Bari lo accusano di induzione del testimone a mentire proprio per aver comprato il silenzio dell’imprenditore pugliese sulle feste organizzate nelle sue residenze, sono presenti i suoi difensori. L’ex premier risponde alle domande del procuratore Giuseppe Pignatone, dell’aggiunto Francesco Caporale e del sostituto Simona Marazza. Berlusconi ammette di aver versato denaro «tramite Lavitola che mi rappresentava lo stato di difficoltà di Tarantini e della sua famiglia. Peraltro Lavitola era diventato buon amico della moglie di Tarantini».
Pm: Lei è a conoscenza di alcune telefonate intercorse tra Lavitola e Tarantini che fanno intendere che pretendessero denaro e in particolare somme sempre più alte da lei con utilizzo di toni accesi? Toni che si fanno più accesi in concomitanza con la conclusione delle indagini di Bari sul «caso escort«? Lei vede una connessione? Perché Tarantini pretendeva questo soldi?
Berlusconi: «A me le richieste sono pervenute tramite Lavitola sempre in termini di venire incontro alle esigenze familiari di Tarantini e io le ho accettate per i motivi esplicitati nella memoria che deposito oggi. Preciso che non ho mai ricevuto in tal senso alcuna minaccia, nemmeno in modo velato».
Pm: Nella sua memoria di settembre 2011 si fa riferimento a una somma che lei avrebbe messo a disposizione dei coniugi Tarantini per avviare un’attività all’estero. A chi?
Berlusconi: «Mi riporto a quanto detto nella memoria e preciso che ho consegnato 500 mila euro a Lavitola. Del resto quando l’avvocato Peroni — che avevo informato dell’avvenuta consegna — ne informò Tarantini (suo cliente), Tarantini chiese un incontro a me e Lavitola per chiarire la situazione. L’incontro avvenne a Roma e Lavitola confermò davanti a me di aver ricevuto quella somma e che la stessa era a disposizione di Tarantini presso la propria banca in Uruguay. Gli accordi erano stati presi durante un incontro ad Arcore con i coniugi Tarantini e Lavitola».
Pm: Ha mai sentito parlare di un imprenditore pugliese di nome Settanni? Si tratta di un imprenditore che aveva interesse ad aggiudicarsi un appalto con Eni e al quale si fa riferimento nelle intercettazioni telefoniche.
Berlusconi: «Non mi pare di ricordare una persona di nome Settanni o comunque l’imprenditore cui viene fatto riferimento».
A questo punto i magistrati mostrano a Berlusconi la lettera ritrovata in un computer di Lavitola e datata 13 settembre 2011. Nella missiva Lavitola sostiene di aver ricevuto soldi in cambio dei documenti originali sulla casa di Montecarlo utilizzati contro l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini «portati direttamente da Santa Lucia». Ma soprattutto dichiara che Berlusconi deve soldi all’imprenditore Angelo Capriotti, arrestato dalla magistratura di Napoli per le tangenti che sarebbero state pagate per la costruzione di carceri a Panama.
Pm: Le poniamo in visione la lettera del 13 dicembre 2011. L’ha mai ricevuta?
Berlusconi: «No, non l’ho mai ricevuta. Ne prendo visione e posso rilevare che è un insieme di cose vere e di cosa totalmente false. Dico subito che non è vero che io abbia promesso a Lavitola di dargli un incarico governativo, né di candidarlo alle elezioni europee in modo tale da garantire la sua elezione, né di farlo nominare nel Cda della Rai. Non è vero nemmeno che io abbia parlato con Lavitola di far nominare la senatrice Ioannucci nel Cda dell’Eni. Peraltro io conosco la senatrice che è del Pdl e ho con lei rapporti diretti. Non è vero neanche quanto asserito da Lavitola sulla promessa da parte mia di far nominare Pozzessere “almeno direttore generale di Finmeccanica”. Tengo a dire che io non ho mai nominato nessuno in Finmeccanica nel senso che non mi sono mai interessato a questo tipo di nomine. Non ricordo che la senatrice Ioannucci abbia avuto un incarico presso Poste italiane, ma certo non ne ho parlato con Lavitola, non capisco neanche il riferimento al “commissario delle dighe”».
Pm: E riguardo alle altre circostanze?
Berlusconi: « Non è vero che io abbia rimborsato una somma di circa 500 mila euro a Lavitola per la sua attività a proposito della vicenda “Casa di Montecarlo”. Non ho mai ricevuto le richieste, di cui pure in questa lettera si parla, di presunte restituzioni di denaro a Angelo Capriotti, agli avvocati panamensi di Lavitola e a una società cinese. È vero invece che mi fu chiesto da Pintabona (il senatore eletto all’estero esponente del Mpa di Lombardo ndr) per conto di Lavitola di far assumere i 19 dipendenti de L’Avanti che erano stati licenziati. Non fu possibile assumere i suddetti dipendenti anche se io ero disponibile a impegnarmi perché si trattava di lavoratori che avevano perduto il posto di lavoro».