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 2013  settembre 24 Martedì calendario

IL GRANDE CIMITERO DEI PARTITI PERDUTI

Roma Dormono sulla collina, nella Spoon River dei partiti. Quelli che hanno fatto la storia degli ultimi vent’anni, quelli che giacciono impolverati nel dimenticatoio. Dove se n’è an­data Alleanza Democratica? Dove il Patto Segni? Dove scal­cia l’asinello dei Democratici?
Il prepensionamento del Pdl chiude il cerchio del ventennio più sulfureo della politica italia­na, quello della seconda repub­blica. Vera nemesi dell’immo­bilismo della prima, con le sigle sempre uguali per otto lustri: la Dc immobile, il Pci statuario, il Psi tetragono, il trio «laico» Pri-Pli-Psdi da declinare come Zoff-Gentile-Cabrini. Al massimo uno Psiup a rinfrescare la sche­da come dei bottoni una giacca lisa. Al più una Democrazia Pro­letaria ad agitare le acque del­l’estrema sinistra.
Poi fu Tangentopoli e, dalle sue macerie, l’ X Factor della partitocrazia. Tutti a cercare spicchi di visibilità e di Parla­mento con sigle, alleanze, fede­razioni sempre nuove. Al pun­to che oggi, salvo resistenze mi­noritarie ( il Psi sul cui copyright da anni si combatte una batta­glia di retroguardia, i Verdi che non si sa più quanti e cosa sia­no), il partito più antico della at­tuale scena politica è la Lega Nord, in Parlamento dal 1992. Il resto è un copia-e-incolla con­tinuo. A destra dapprincipio fu­rono Forza Italia, colpo di ge­nio di Silvio Berlusconi, e Alle­anza Nazionale, invito a palaz­zo dell’impresentabile destra post-fascista (rimasta in vita con simboli identitari come Fiamma Tricolore e Forza Nuo­va). Poi la fusione a freddo del 2009: e fu Pdl. Come prodotto residuale nacque la Destra. Poi, dalla triste vicenda umana di Fini e dalla sua fuoriuscita dal Pdl vagì e presto languì Futu­ro e Libertà, mentre più vivaci appaiono i fieri Fratelli d’Italia.
A sinistra il principale partito è l’erede del Pci:fu Pds nel 1991, diventò Ds nel 1998, si saldò con la Margherita nel 2007 nel Pd.Ma l’anima gruppettare del­la sinistra non rinuncia alla fal­ce e al martello, resi glamour dalla Rifondazione Comunista di rito bertinottiano, la cui ere­dità in termini ideologici ed elettoriali è finita a Sel. E poi: Co­munisti italiani, Comunisti uni­tari, Partito comunista dei lavo­ratori, Sinistra critica. Roba che i Trotskisti per Tabacci al con­fronto hanno l’autorevolezza di una forza di governo.
Ma il festival del trasformi­smo si è tenuto al centro. Dove all’inizio il brand Partito Popo­lare Italiano sembrò possedere simbologia e autorevolezza per lanciare l’opa su almeno una parte dell’elettorato orfano del­la balena bianca. Errore. La con­correnza scudocrociata di Ccd (nato nel 1994) e Cdu (1995) ­poi sposatisi nel 2002 nell’Udc­ma anche personalismi e scis­sioni fecero sì che la travagliata vita del Ppi (5 segretari in 8 an­ni) finisse nel 2002 nella Mar­gherita, in società con altre schegge impazzite del centro che guardava a sinistra: i Demo­cratici dell’asinello a loro volta eredi di Alleanza Democratica (1993) e di Unione Democrati­ca (1996) e anche della Rete (Movimento per la Democra­zia), la Lista Dini-Rinnovamen­to italiano, l’Unione democrati­ca italiana. E l’Udeur? Ma sì.
Ma la storia più folle fu quella del Patto Segni, di piglio refe­rendario e maggioritario e capa­ce di collezionare in pochi anni di vita un numero record di alias, collocazioni e fisiono­mie: nato da una costola di Ad, si presentò alle politiche del 1994 con il Ppi nel Patto per l’Ita­lia, nel 1995 fiancheggiò l’Ulivo federandosi con Psi e Ad nel Pat­to dei Democratici, nel 1996 fi­nì in scheda nascosto dietro Rinnovamento Italiano, poi aderì all’Udr di Cossiga e nel 1999 bussò a destra fidanzando­si con An sotto l’egida dell’ele­fantino. Finita? No, ci fu ancora il tempo per una divagazione re­gionale (i Riformatori Sardi) e per la strana ditta Segni-Sco­gnamiglio. Roba da Mdt. Un al­tro partito? No, il Mal di Testa.