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 2012  novembre 20 Martedì calendario

QUANDO L’ARBITRO FISCHIA A FAVORE DEI CONSUMATORI

MILANO. C’è il turista che in Croazia si è visto negare la possibilità di prelevare agli sportelli bancomat e ha perciò ha ottenuto un risarcimento da 500 euro, offerto dalla stessa banca della quale è cliente, por il disagio sopportato. Oppure la signora a cui hanno rubato le carte di credito usate poi per spese da 7 mila euro, e si è vista restituire larga parte del denaro dall’intermediario finanziario.
Solo due casi dell’attività dell’Arbitro bancario finanziario, istituito dal 2009 dalla Banca d’Italia per risolvere i contenziosi tra clienti e istituti di credito o intermediari. Uno strumento che sta prendendo sempre più piede tra gli italiani: nel 2012 i ricorsi sono aumentati del 58 per cento, superando quota 5.600. Nella maggior parte delle vicende i «giudici» hanno dato ragione ai consumatori: 6,5 casi su dieci. L’interesse cresce anche perché il ricorso all’Arbitro ha costi contenuti (20 euro) e in linea di massima le sue sentenze sono seguite dai fatti. Lo spaccato della sua attività da un quadro del rapporto dei consumatori con le istituzioni finanziarie. Non è un caso che la maggior parte dei ricorsi siano su carte di credito e bancomat. In periodo di crisi di liquidità, però, l’aumento più significativo (+262 per cento) riguarda le istanze per ottenere prestiti con la cessione del quinto dello stipendio o della pensione. È diminuita invece l’incidenza delle controversie sui mutui per l’acquisto delle case (d’altra parte, il settore immobiliare è ancora fermo, nonostante il calo dei prezzi).
Con la diffusione del web sono cresciute invece le pratiche contro le frodi online, come il phishing (email fasulle inviate con finte credenziali di banche per ottenere pin o password) e il trojan banking, che grazie a virus informatici carpisce le informazioni sensibili degli utenti. Quanto ai singoli operatori, la maggior parte dei reclami riguarda le Poste (1.600), seguite da Unicredit e Intesa Sanpaolo: grandi numeri, spiega Bankitalia, dovuti non alla scorrettezza di questi istituti, ma alla loro diffusione sul territorio.