Massimo Perrone, Sport Week 21/11/2012, 21 novembre 2012
ALTRO CHE PELÈ BICAN NE HA FATTI 5.000
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GLI ANNI che avrebbe compiuto il 25 settembre Josef Bican, il più grande bomber “ufficiale” di tutti i tempi. Secondo la RSSSF (Rec.Sport.Soccer Statistics Foundation) segnò almeno 805 gol fra campionato, coppe e nazionali: totale destinato ad aumentare se ci fossero dati certi sulla “serie B” del 1952. Romario è secondo a 772, Pelé terzo a 767. “Pepi” Bican, nato a Vienna nel 1913, è morto a Praga nel 2001. Al cimitero Vysehrad, nella capitale ceca, c’è una lapide che lo raffigura quasi a grandezza naturale.
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I GOL (almeno) segnati da Bican amichevoli comprese. Per la RSSSF Pelé (1.284) è preceduto anche dal tedesco Gerd Muller con 1.461 e dal brasiliano Friedenreich con 1.329. Bican scherzò su O rei: «Ho sentito che Pelé, contando quelli in allenamento, ne ha fatti 1.500. Fra me e lui non c’è partita, perché io ne feci 5.000». Si intitola proprio Bican, cinquemila gol il libro che gli ha dedicato Josef Pondelik: da quelli segnati da bambino, scalzo con la palla di pezza, fino agli ultimi con le squadre di veterani.
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GLI SCELLINI che il Rapid Vienna pagava al ventenne Bican nel 1933. Quando, ricordava lui, «un buon lavoratore ne prendeva 20-25 a settimana». Erano tempi di inflazione galoppante, quelle cifre possono essere tradotte così: lui guadagnava 1.500 euro, un lavoratore 50-60. Mentre pagavano un paio di corone i tifosi dello Slavia Praga per vedere i numeri da circo di Bican negli allenamenti: piazzava 10 bottiglie sulla traversa e prendeva la mira; dal limite dell’area, nelle giornate buone, ne buttava giù 9. 12
I TITOLI di capocannoniere conquistati da Bican fra Austria (Rapid Vienna) e Cecoslovacchia (Slavia Praga). La sua media nei campionati di Prima Divisione fu esattamente di un gol e mezzo a partita: ne segnò 537 in 358 incontri. Vinse 8 campionati, 3 coppe nazionali e una Mitropa. Giocò il Mondiale 1934 con l’Austria, segnando un gol alla Francia e venendo eliminato in semifinale (1-0) dall’Italia, che 4 mesi prima aveva battuto 4-2. Per un errore nei documenti non disputò il Mondiale del ’38 con la Cecoslovacchia.
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LE ADESIONI di Bican ai regimi totalitari: il nazismo in Austria, il comunismo in Cecoslovacchia. È pensare che aveva rifiutato un’offerta della Juventus, nel dopoguerra, proprio per timore di un’Italia “rossa”. Cercando di non aver problemi, andò a giocare prima nel Vitkovice, la squadra delle acciaierie, poi nel Hradec Kralove. «Ma durante la parata del Primo Maggio, invece che “lunga vita al presidente Zapotocky”, la folla iniziò a gridare “lunga vita a Bican”. Quel giorno stesso fui cacciato dalla città».
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GLI ANNI che aveva Bican quando smise di giocare in “serie A” in un Paese in cui i compagni invidiosi lo chiamavano «bastardo austriaco». Allenò senza successo diverse squadre, finché nel 1968 gli fu concesso di andare in Belgio dove portò il Tongeren dalla Quarta alla Seconda Divisione. Al suo ritorno «non gli davano lavoro: perdemmo gli amici, il telefono non suonava, non arrivava posta», raccontò la moglie. Dopo la caduta del Muro andò meglio. Nel 1998 gli intitolarono un asteroide. Ma lui era una stella.