Paolo Siepi, ItaliaOggi 24/9/2013, 24 settembre 2013
PERISCOPIO
Un team di biologi del Massachusetts, supportato da diversi economisti, ha portato a termine una ricerca secondo cui avremo presto una vita così lunga da non potercela permettere. Massimo Bucchi. il venerdì.
Un’altra batosta per il cardinal Bertone: il terzo segreto di Fatima era la conversione di Repubblica. Maurizio Crippa. Il Foglio.
Presto avremo il governo dei comici: Fo presidente, Grillo primo ministro, Crozza agli interni e Benigni agli esteri, Pozzetto alla finanze («tanto per non sbagliare»)... Forse è l’unica via per tirarci fuori, ridendo, dal ridicolo. Petrolini, Totò e naturalmente anche Flaiano sarebbero d’accordo. Sebastiano Vassalli. Corsera.
C’è un deficit democratico in Europa. Per esempio una studentessa di Bari scontenta non può influire in nessun modo sulle decisioni di Angela Merkel, eppure subisce le conseguenze di quelle decisioni. Massimo Egidi, rettore della Luiss. Sette.
«Ci attacca in Malì e ci vuol aiutare in Siria», dice un terrorista islamico a un altro terrorista che, rivolgendosi, a sua volta, a un sequestrato occidentale legato più di un salame, gli chiede: «Tu capisci qualche cosa di Hollande, tu?». Vignetta di Viaz. Nouvel Obs.
Qual è il male oscuro del Pd? Quale demone del masochismo lo induce a mostrare in pubblico sempre la sua faccia peggiore, fatta di caos e divisione? E come può sperare di convincere gli elettori a farsi dare le chiavi dell’Italia, se non è in grado di badare a se stesso? Antonio Polito. Corsera.
Stanno facendo pacco, contropacco e contropaccotto. Per descrivere che cosa sta succedendo nell’Assemblea del Pd si deve ricorrere a questa citazione di Nanni Loy. Fausto Raciti. Pd. AdnKronos.
Il Pd è il partito che alle ultime elezioni del 2013 ha perso 3 milioni e 600 mila voti rispetto al 2008, 8 milioni e 900 mila voti rispetto al 2008, e 5 milioni e 900 mila voti rispetto al 2001. Claudio Cerasa. Il Foglio.
Neanche una bocciofila è gestita così male come l’Assemblea del Pd. Ermete Realacci. Pd. Ansa.
Vinceremo se parliamo a tutti, ma usando le nostre parole. Non c’è cambiamento senza sinistra. Gianni Cuperlo, all’assemblea del Pd. l’Unità.
Noi del Pd corriamo lo stesso rischio verso il declino di Motorola e Nokia che hanno perso la sfida con i tempi. Matteo Renzi, assemblea del Pd. la Repubblica.
Berlusconi ha ragione a denunciare questi vent’anni di processi, accuse, avvisi di garanzia e tutto il resto. L’obbligatorietà dell’azione penale contro Berlusconi, e lo dice uno che non vota il Cavaliere e osserva la vita del Palazzo con distacco, è scattata quando è sceso in politica. Mi pare non ci siano dubbi. Sul piano umano ha ragione. Ma se io fossi stato al suo posto, avrei parlato prima, e in Parlamento, per denunciare le ragioni per cui non si riesce a riformare questo paese. Per dare un nome alle corporazioni che bloccano lo sviluppo e ci tengono incatenati ad un modello ormai superato. E se, come dice sempre Berlusconi, a fermare il cambiamento sono stati i partitini, come dice lui, i Casini and Company, perché, a suo tempo, non ha parlato chiaro davanti alle Camere? Piero Ostellino, già direttore del Corsera. Il Giornale.
La politica è la forma più alta di cultura. Senza cultura quindi (non nel senso snob o polveroso cui la riducono i salotti engagé o i nostalgici della citazioni, ma nel significato di concezione dell’uomo, della vita e della società) senza cultura, dicevo, non c’è politica, ma solo lotta per il potere (che pure della politica è magna pars). Ubaldo Casotto. Il Foglio.
An non ha lasciato traccia di sé nei dieci anni di governo, i ricordi sono superati dai rimpianti e dai rancori. La storia di An segnò una progressiva scomparsa della destra. Diventò, via via, un clone sbiadito di Forza Italia. Poi sciolto nel Pdl, si ridusse al ruolo di subalterno ammutinato che fa vertenza col principale. Lasciò più tracce il vecchio Msi che pure fu un partito emarginato, di testimonianza, ma formò e unì tre generazioni, lanciò messaggi a un’opinione pubblica più vasta, lasciò nostalgie e dignità. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Quando aveva 12 anni Andrea disegnò il suo funerale. Era sicuro che sarebbe diventato famoso: sulla bara, portata a spalla, c’erano un volo di corvi e un avvoltoio. Era un disegno profetico. Giuliana Di Cretico, madre del disegnatore Andrea Pazienza. il venerdì.
Il crollo di Wall Street, da noi mai narrato in tutta la sua drammaticità (nella sola giornata del 24 ottobre, il cosiddetto «giovedì nero» ci furono 11 suicidi), ha molte analogie con la bancarotta Lehman. La storia si ripete, ma l’esperienza non insegna: la più grande catastrofe finanziaria della storia risale al 1345, quando a Firenze si disintegrarono le due più grandi banche di allora, i Bardi e i Peruzzi. Nel 1884 le corrispondenze di Cechov come inviato al processo Rykov raccontano un caso tale e quale al crac Parmalat, in cui avidi truffatori travolsero e bruciarono i risparmi di un’intera comunità. Stefano Massini, autore di teatro. Corsera.
Il capolavoro guasta la nostra tolleranza verso tutto il resto. Richard Wagner.
Un critico che non critica non è un critico ma un acritico. Camillo Langone. Il Foglio.
L’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere chiamati. Leo Longanesi.
Per valorizzare i nostri beni culturali il progetto vincente sarebbe quello Ikea. Infatti da loro non si va solo per comprare mobili ma anche perché c’è il ristorante, ci sono i giochi per i bambini e tanto altro ancora. Ed è proprio grazie a queste esperienze di contorno che sono diventati i primi nel loro business, i mobili. Nei nostri musei, per bambini, al massimo, c’è il prezzo ridotto. Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano. Corsera.
Fino all’ultimo, Massimo Moratti, che alla fine ha ceduto l’Inter, si è estenuato nelle infinite possibilità del tira e molla. Sapendo che spesso i sogni realizzati deludono, non gli restava che rassegnarsi all’incertezza. Aldo Grasso. Corsera.
Scrivere romanzi non è un cosa da niente: tutti sanno scrivere ma non tutti sono scrittori. Come si fa a sapere se si è uno scrittore? Nessuno sa di esserlo. Glielo dicono gli altri. Joel Dike, La verità sul caso Herry Quebert. Bompiani
Nessuno è così felice o infelice come gli altri credono che sia. Roberto Gervaso. Il Messaggero.