Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  settembre 24 Martedì calendario

L’OFFERTA DA LIBIA E SUD SUDAN RAFFREDDA I PREZZI DEL PETROLIO


Inizio settimana all’insegna dei ribassi per le quotazioni del greggio. Il Brent, restando comunque a livelli considerato molto elevati, ha perso circa un dollari al barile per riavvicinarsi alla soglia dei 108 dollari; cedimenti simili per il West Texas, tornato nuovamente sotto quota 104 dollari. A far calare la tensione sui mercati hanno contribuito sostanzialmente due notizie. La prima riguarda l’Iran, dove le relazioni con Washington sembrano essere sul punto di migliorare. Il ministro degli esteri iraniano, Moahhamd Javad Zarif, incontrerà nel corso della settimana al Palazzo di Vetro di New York i rappresentanti dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Russia e Cina) per discutere del futuro del programma nucleare di Teheran e di un possibile allentamento delle sanzioni economiche imposte dal Paese dalla comunità internazionale. Sanzioni che hanno portato al quasi dimezzamento delle esportazioni di greggio scese nel 2012 a circa un milione di barili al giorno.
Il secondo elemento riguarda un aumento dell’offerta. Sul mercato infatti sta tornando gradualmente il greggio libico. Inoltre è ripreso l’export dal Sud Sudan, dove la produzione attualmente viaggia al ritmo di 240mila barili al giorno (bg), il massimo di tempi dello stop alle estrazioni avvenuto nel gennaio 2012.
Sempre dal fronte dell’offerta, ieri notizie circa la scoperta di nuovi giacimenti sono arrivate dalla Norvegia da parte del colosso locale Statoil. Il gruppo, forse con un po’ di delusione, cerca petrolio nelle acque del Mare di Barents, ha al posto del greggio ha rinvenuto gas naturale. L’area esplorata, chiamata Iskrystall (letteralmente «cristallo di ghiaccio»), contiene tra 6 e 25 milioni di barili di gas, secondo le stime preliminari di una perforazione esplorativa.
«Il nostro obiettivo principale era quello di trovare petrolio a Iskrystall ma purtroppo questo non si è materializzato» ha detto Gro Haatvedt, responsabile delle attività di esplorazione di Statoil precisando che «la società continua a credere che lo troveremo e proseguiamo con la perforazione». Iskrystall si trova a circa 30 km a sud ovest di Johan Castberg, un giacimento petrolifero con una capacità di 400-600 milioni di barili di greggio. In giugno Statoil ha rinviato la sua decisione di investire nello sviluppo di Johan Castberg in attesa di ulteriori studi sulle risorse della regione che potrebbero aumentare la redditività del deposito. Statoil, è operatore della licenza esplorativa e detiene il 50%; il 30% è nelle mani dell’Eni e il restante 20% in quelle della norvegese Petoro.
B.Ce.