Claudio Gallo, La Stampa 24/9/2013, 24 settembre 2013
UN SANTO GRAAL CONTRO L’INFLUENZA
Gli scienziati inglesi stanno lavorando alla madre di tutti i vaccini: un nuovo farmaco per proteggerci contro i nuovi ceppi dell’influenza aviaria o di quella suina potrebbe essere dietro l’angolo. I ricercatori hanno studiato il virus della pandemia del 2009 per capire perché alcuni individui ne fossero immuni. La risposta è stata che queste persone erano dotate di una maggiore quantità di un tipo di cellula T del sistema immunitario.
I ricercatori dell’Imperial College di Londra avevano chiesto a un certo numero di volontari di donare il sangue mentre la pandemia era in corso e di descrivere ogni tipo di sintomi nelle due stagioni influenzali successive. Il risultato dello studio ha mostrato come le persone che non si sono ammalate, o per lo meno avevano fatto l’influenza in una forma minore, possedevano all’inizio della malattia una maggior quantità di cellule T CD8, un tipo di cellula del sistema immunitario che sopprime i virus.
Gli scienziati dell’Imperial College credono che un vaccino per stimolare la produzione di questo tipo di cellule possa fermare il virus delle influenze più insidiose, come quelle che passano dagli animali all’uomo, tipo l’aviaria e la suina. Dice il professor Aljit Lalvani dell’Istituto nazionale delle malattie cardiache e polmonari dell’Imperial College: «Emergono in continuazione nuovi ceppi di influenza, così il Santo Graal sarebbe creare un vaccino che funzioni in tutti i casi».
Il team con cui Lalvani lavora al progetto è composto da oltre 300 persone tra medici e studenti. «Queste cellule T CD8, a differenza degli anticorpi, attaccano il nucleo del virus, che non muta neppure nei nuovi ceppi pandemici - dice il professore -. La pandemia del 2009 è stata un’opportunità unica per testare in modo naturale se le cellule T possono riconoscere i nuovi ceppi che non abbiamo mai incontrato prima e per cui non abbiamo anticorpi».
I risultati dello studio suggeriscono che, accrescendo la produzione di queste cellule, il paziente può essere protetto dai sintomi della malattia. «E già sappiamo - spiega Aljit Lalvani - come stimolare, attraverso la vaccinazione, il sistema immunitario perché produca più cellule T CD8. Il risultato che ci aspettiamo sarà di ridurre le influenze stagionali e proteggere la gente dalle pandemie».