Maurizio Molinari, La Stampa 24/9/2013, 24 settembre 2013
CICLONE ROHANI A NEW YORK
Barack Obama non esclude di incontrarlo, François Hollande si prepara a farlo, Benjamin Netanyahu ne teme le trappole, fra i plenipotenziari all’Onu non si parla che di lui, nei centri studi di Manhattan fervono i preparativi per i suoi discorsi e il «New York Times» riassume quanto sta avvenendo con un editoriale: «Tutti gli occhi questa settimana saranno su di lui».
Il protagonista indiscusso della nuova sessione dell’Assemblea dell’Onu che si apre oggi è Hassan Rohani, nuovo presidente della Repubblica islamica dell’Iran, sbarcato ieri a New York con una delegazione ristretta e un intento dichiarato: «Riapriamo il negoziato sul nucleare per arrivare alla fine delle sanzioni». Partendo da Teheran, Rohani ha picchiato duro «contro chi ha diffuso l’immagine di un Iran che persegue le armi di distruzione di massa» riferendosi, secondo i reporter iraniani, non agli Stati Uniti bensì a Mahmoud Ahmadinejad. E in effetti gesti, parole e decisioni delle ultime settimane hanno sottolineato la volontà di distinguersi dal predecessore: gli auguri per Rosh HaShanah, il capodanno ebraico, la liberazione di oppositori interni, la facilitazione dell’accesso al Web, la condanna dell’uso delle armi chimiche in Siria e l’intenzione di negoziare sul nucleare puntano a cancellare la recente memoria del presidente che negava l’Olocausto, predicava la distruzione di Israele e usava toni bellicosi sul nucleare.
Diplomatici americani ed europei parlano di una «offensiva del sorriso» che in alcuni evoca il debutto del sovietico Mikhail Gorbaciov sulla scena internazionale, i grandi network lo presentano al pubblico Usa come il protagonista della «maggiore apertura dell’Iran all’Occidente dalla rivoluzione khomeinista» e il portavoce della Casa Bianca dice che «non è escluso» l’«incontro casuale» con Obama dentro il Palazzo di Vetro. John Kerry, Segretario di Stato, conferma che vedrà il collega iraniano Mohammad Zarif assieme ai plenipotenziari degli altri membri permanenti del Consiglio di Sicurezza con l’intento di «ottenere impegni seri» sul rispetto delle quattro risoluzioni Onu che impongono a Teheran di bloccare un programma nucleare di cui si sospetta la natura militare. «Ciò che accomuna Obama e Rohani in questa fase – spiega l’iranista Trita Parsi – è il bisogno di risultati politici lampanti».
Ma Benjamin Netanyahu, premier israeliano, teme il riavvicinamento Usa-Iran e avverte: «Rohani vi sta tendendo una trappola come fece la Nord Corea otto anni fa» al fine di guadagnare tempo per raggiungere l’atomica e mettere il mondo davanti al fatto compiuto. In una rara convergenza con Gerusalemme, Henry Kissinger suggerisce prudenza a Obama: «Capisco la tentazione di incontrare Rohani ma sarebbe meglio avere prima un risultato diplomatico perché Teheran mette grande energia nel programma nucleare».