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 2013  settembre 24 Martedì calendario

IL COLLEZIONISTA DI BRUTTE PAROLE


C’È A Roma un signore che fa la collezione di parole orrende. Si chiama Vincenzo Ostuni, 42 anni, professione editor per Ponte alle Grazie.
È su Facebook che, aiutato da amici e suggeritori, mette in vetrina le espressioni più scontate, più banali, più conformiste, i tic verbali più irritanti e più triti. L’ambito gastronomico è quello che ne scatena di più, da apericena a insalatona, da assaggini a caffettino a du’ spaghi (grrr!). Le sue liste si intitolano proprio “Parole orrende”, e chi vuole aggiunge o propone le sue online.
Molte non sono nuove ma restano esecrabili: modi di dire come anime belle, a tutto tondo, a 360 gradi, e barra o, da paura, una chicca, a bocce ferme, buon tutto, non bello di più! È il festival del luogo comune che spesso tracima nel melenso, si esaltano (falsamente) le coccole, si loda il morbidoso. O in cui impazza l’esotico da comitiva: si concludono i messaggi scrivendo besos, per assentire si dice yesss, per confermare qualsiasi cosa si sgancia un chiassoso: claro que sì!
È l’apoteosi del ci sta e del ci sta tutto, inflazionato e insopportabile, il deterioramento del linguaggio diventato slogan, omologazione, pigrizia. Ne vogliamo parlare? Tutta la vita. Che te lo dico a fare.