Valeria Fraschetti, la Repubblica 24/9/2013, 24 settembre 2013
“UNA JIHAD VENUTA DALL’OCCIDENTE MA NUTRITA DAI DOGMI DI BIN LADEN”
[Mary Harper]
«L’APPEAL e la vocazione di al Shabaab sono sempre più globali: seduce i somali cresciuti in Occidente e punta ad esportare la sua jihad fuori dalla Somalia ». Così Mary Harper riassume l’evoluzione del gruppo radicale islamico che ha rivendicato l’assalto al Westgate Mall di Nairobi. Giornalista della Bbc, veterana dell’Africa orientale, Harper è autrice del saggio “Getting Somalia Wrong”, in cui spiega perché «lo Stato più fallito del mondo» rappresenta una minaccia per sé, per i suoi vicini e per il resto del mondo. Proprio come l’attentato in Kenya ha appena dimostrato.
Dottoressa Harper, chi è il capo di al Shabaab, Mukhtar Abu Zubeyr, alias Godane?
«Un uomo misterioso, elusivo, silenzioso. Ha 30-40 anni. Di certo è originario del Somaliland. Da piccolo era abilissimo nella recitazione del Corano. Ma presto la devozione è diventata militanza radicale, nelle fila di Al-Itihaad al-Islamiya, il movimento che in qualche modo è confluito nelle Corti islamiche e si è reincarnato in al Shabaab. Il suo addestramento tecnico è avvenuto in Afghanistan, dove forse ha incontrato Bin Laden. E quest’esperienza ha facilitato la sua ascesa ai vertici di al Shabaab, quando si è unito al gruppo nel 2006. Il resto, poi, lo ha fatto la sua fama di combattente spietato».
È stato lui ad annunciare l’alleanza con al Qaeda nel 2012?
«Sì, “la Rete” rispecchia la vocazione di Godane di dare una dimensione internazionale alla jihad di al Shabaab. Una vocazione che quest’estate ha innescato un forte scontro dentro il gruppo».
A non tutti piace l’esportazione della guerra santa?
«C’è una fazione di miliziani che preferiva mantenere la propria lotta entro i confini somali. Ma Godane ha imposto, anche con la forza, la sua linea internazionalista».
L’attentato di Nairobi serviva a dimostrarlo?
«È possibile. Anche se non è la prima volta che al Shabaab colpisce all’estero. Lo aveva fatto sia in Kenya che in Uganda: tutti Stati “rei” di aver ridotto la forza del movimento, inviando i loro eserciti in Somalia. Ma le dimensioni dell’assalto al mall sono inedite. Da un lato, provano che, ora che al Shabaab ha perso il controllo di città come Mogadiscio e Kisimao, è in grado di dedicare attenzione all’organizzazione di attacchi ben pianificati. Dal-l’altro, servono a provare al terrorismo islamico nel mondo la serietà dell’organizzazione somala ».
Quest’attentato aiuterà a reclutare nuove leve all’estero?
«C’è da aspettarselo. Il gruppo già conta decine di somali della diaspora, che vivevano in Usa, Gran Bretagna e Paesi scandinavi. Ora, tristemente, il fascino di al Shabaab sarà ancora più grande».