Roberto Brunelli, la Repubblica 24/9/2013, 24 settembre 2013
LE BARZELLETTE, LE GONNE EXTRALARGE E WAGNER ECCO IL “MISTERIOSO” LATO UMANO DI ANGIE
ANGELA Merkel sgrana gli occhi e si apre in un largo sorriso: «Forse non ci crederete, ma questa mattina stavo davanti all’armadio e pensavo: non posso vestirmi di rosso, non posso vestirmi di un verde acceso. Che fare? Allora ho deciso di indossare un colore molto neutro». Battuta gentilmente offerta ieri ai giornalisti accorsi per certificare il suo trionfo, che dice molto della “donna più potente del mondo”, ma poco di quello che “Angie” è davvero: in fondo, dice per esempio Jakob Augstein dello Spiegel, i tedeschi non sanno davvero chi sia la loro cancelliera, «il problema è che a loro va bene così». Quel che emerge dal suo lato più “umano”, sono al massimo frammenti, captati dai suoi collaboratori e dagli osservatori. Piccole schegge di verità: come le risate, quasi infantili, che sono uno dei suoi tratti caratteristici. Merkel ama raccontare storielle. Ma quasi sempre comincia a sghignazzare prima di averle terminate. E vederla ridere così, la “donna più potente del mondo”, pare che sia contagioso: tutti a sganasciarsi, giornalisti, consiglieri politici, autorevoli ministri. E poi la cancelliera è brava anche nelle imitazioni: il “cantato” un po’ frivolo di Sarkozy, la parlata pesante di Putin, il “pomposo” inglese maccheronico di Berlusconi.
Angela Merkel la zarina, la “lady di ferro”, l’imperatrice. Quel che si sa della cancelliera venuta dall’est è quel tanto che serve a modellare il “marchio Merkel”. «Voi sapete chi sono io», è stato il più paradossale dei suoi slogan in campagna elettorale. La cui vera artefice è, guarda caso, una “donna-ombra”: Beate Baumann, la consigliera più fidata. Sconosciuta ai più ma temuta e potentissima, ogni mattina arriva puntuale alla cancelleria con la sua Golf nera: è lei a mettere in moto giorno per giorno la macchina del potere. “Rasputina”, la chiamano, o anche “la cerbera”. «Le due si leggono nel pensiero», racconta chi sta loro vicino, al settimo piano del Bundeskanzleramt. È lei a scrivere i discorsi più importanti, è lei a determinare “la tonalità” dell’immagine pubblica di Angela. Incredibilmente, le due donne, inseparabili sin dal 1992, si danno ancora del “lei”.
Chi sono gli amici della cancelliera non si sa. Risulta che nessuno, nemmeno tra i più fedeli alleati di partito, sia mai stato in visita a casa sua, davanti al Museo Pergamon a Berlin-Mitte: nessuna immagine è mai giunta al pubblica che mostri come sia arredata, quali libri conservi sugli scaffali, che mobili lei e il suo marito abbiano scelto per il salotto. Persino il matrimonio di Angela è avvolto da un’aura di mistero: quando sposò lo scienziato Joachim Sauer, solo un minuscolo e laconico annuncio uscì sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Cerimonia estremamente sobria: non parteciparono neanche i genitori. Sauer è chiamato “il fantasma”: ovvio, visto che non si fa mai vedere in pubblico, se non quando i due frequentano il festival di Bayreuth. Perché l’opera, in particolare Wagner, pare sia l’unica cosa capace di commuovere la cancelliera: «Mi riempie di dolore che la tragedia sia inevitabile sin dall’inizio», le sfuggì con rara passionalità a proposito dell’Anello dei Nibelunghi.
Oggi tutti scrutano il look della cancelliera per carpirne i segreti. È un problema che la perseguita da sempre: dopo la caduta del Muro, quando era portavoce governativa, il premier de Maizière si vide costretto ad imporle di acquistare «scarpe decenti e un nuovo cappotto». Perché lei, di norma, indossava solo gonne extralarge e sandali. Perfettamente in linea con l’immagine da tedesca media che ama darsi: certo non si nega una buona birra, né una sana passeggiata sulle Alpi, magari in compagnia di Reinhold Messner. Per il resto, buio pesto.