Sergio Romano, Corriere della Sera 24/9/2013, 24 settembre 2013
MAGISTRATURA E CORRENTI FRA IDEOLOGIA E CORPORATIVISMO
Rispettiamo la Costituzione. «Quod non dixit non voluit», ciò che (il legislatore) volle, ciò che non disse non volle: questo è un principio del Diritto. La nostra Costituzione ha previsto il Csm, presieduta dal Capo dello Stato, come organo di autogoverno della magistratura. Non ha previsto né l’Anm né le varie correnti ideologiche dei magistrati, la cui attività costituisce una turbativa della vita politica italiana. Viene da chiedersi perché non vengano soppresse. Simili associazioni non esistono in nessun altro paese al mondo.
Gerardo Mazziotti
g_mazziotti@yahoo.it
Caro Mazziotti,
L’Associazione nazionale magistrati è un sindacato. Può essere utile al Parlamento e al governo quando i due organi dello Stato devono prendere decisioni sulle condizioni di vita e di lavoro di coloro che appartengono all’ordine giudiziario. Ma ha l’effetto di ridurre i magistrati a categoria professionale: uno status che intacca, a mio avviso, la loro autorità e dignità. Quanto alle correnti dell’Anm, credo che la loro esistenza sia dovuta a una legge del 1975 sulla elezione dei membri togati del Consiglio superiore. Mentre una legge precedente prevedeva un sistema sostanzialmente maggioritario, quella del 1975 introduceva il proporzionale e incoraggiava in tal modo la presentazione di liste concorrenti.
Abbiamo assistito così al rafforzamento di gruppi che proclamavano la loro identità proponendo concetti diversi dello Stato e del ruolo che la magistratura avrebbe dovuto svolgere nella vita pubblica del Paese. Avevano programmi ideologici che lasciavano trapelare una pericolosa contiguità con alcuni partiti politici e che minacciavano di trasformare il Consiglio superiore in una sorta di Parlamento. Nella realtà quotidiana, inoltre, la corrente è diventata ancora più sindacato di quanto non fosse l’Associazione nazionale. In un libro apparso presso Einaudi nel 2009 («Magistrati»), Luciano Violante, ex presidente della Camera dei deputati, ha scritto che le correnti, «con il tempo, si sono trasformate da luoghi di discussione e approfondimento in ben oleate macchine di potere interno. Basti considerare che, prima o poi, tutti i capi delle correnti sono eletti al Csm. La conseguenza è che oggi, come denunciano molti magistrati, chi non appartenga a una corrente o non sia protetto da un partito, difficilmente arriva a ricoprire incarichi rilevanti. In pratica e spiace dirlo, bisogna difendere l’indipendenza dei magistrati dalle correnti dell’Anm, e bisogna trovare il modo di superare quel corporativismo che i Costituenti speravano di avere eluso stabilendo che un terzo del componenti fosse eletto dal Parlamento».
Non è tutto, caro Mazziotti. Associazioni e correnti che aspirano a occupare e a contendersi una parte dello spazio pubblico sono inevitabilmente destinate a prendere posizioni, assumere atteggiamenti, sconfinare in altri territori, offrire il fianco ad accuse, rispondere polemicamente alle critiche di cui sono oggetto, difendere i loro soci anche quando non meritano di essere difesi. Hanno fatto scendere i magistrati dal gradino su cui la cui la Costituzione li aveva collocati. Hanno forse difeso i loro interessi, ma non hanno giovato alla loro immagine e alla loro autorevolezza.