Danilo Taino, Corriere della Sera 22/09/2013, 22 settembre 2013
IL MODELLO NEW YORK PER LE GRANDI CITTA’
Nel mondo, ormai, più del 50% della popolazione vive nelle città. Presto arriveremo al 60% e oltre. L’urbanizzazione è forse la tendenza più poderosa in atto sul pianeta. Queste enormi megalopoli formate e in formazione sono gestibili? New York non può essere il modello per Lagos, Calcutta, Città del Messico e in generale per il Terzo Mondo, ma qualcosa racconta: fino a vent’anni fa era in un declino che alcuni davano per definitivo, oggi per molti versi prospera. E come luogo di complessità, con i suoi 8,3 milioni di abitanti in uno spazio ristretto, ha poche rivali. Il rapporto sulla gestione di New York pubblicato ieri — l’ultimo sotto l’occhio del sindaco Michael Bloomberg che dopo 12 anni è a fine mandato — dice che ce la si può fare.
Rispetto al 2001, i crimini importanti sono scesi del 36%. Gli omicidi del 42%. Il numero di morti a causa di incendi nell’ultimo anno è crollato da 70 a 47 e il numero di incendi rilevanti tende a ridursi, dai 3.337 del 2001 ai 2.603 dell’anno passato: un calo del 22%. New York si sente un po’, forse parecchio, più sicura. Anche i morti per incidenti stradali diminuiscono: rispetto all’inizio del decennio scorso, del 48% quelli in auto, del 19% quelli che hanno riguardato pedoni e ciclisti. Nello stesso periodo, i crimini di rilievo nelle scuole della città sono scesi del 56%. Il numero di persone nelle carceri cittadine — un problema enorme negli Stati Uniti, dove il tasso di incarcerazione è elevato — scende a una media del 2,8% l’anno, con eccezioni nel 2003 e nel 2007: una discesa del 18% rispetto al 2001. Più problematico il comportamento dell’attivissima polizia: il numero di denunce di comportamenti scorretti è calato del 29% rispetto al picco del 2009 ma è ancora del 29% più alto che nel 2001. Il numero di accuse alla polizia giudicate legittime dall’Amministrazione Bloomberg è sceso in 12 anni dal 67 al 42%: un dato che non è detto sia positivo.
I taxi sono un po’ meglio: nel 2001, il 53% non superava i test di sicurezza e emissioni; oggi la quota è ridotta al 33%. Le condizioni dei parchi sono stabili. La pulizia delle strade è migliorata dell’8% in 12 anni. Quasi 40 milioni di persone frequentano le biblioteche pubbliche: rispetto al 2001 è una crescita del 4,5% ma negli ultimi anni si registra un calo significativo, del 13%, rispetto al picco del 2009. Le proteste per eccesso di rumore rimangono stabilmente alte. La battaglia senza quartiere di Bloomberg contro il fumo non sembra vinta: il numero di fumatori newyorkesi è sceso del 30% in una dozzina d’anni, al 15,5% della popolazione; ma dal 2011, quando solo il 14% fumava, la tendenza si è rovesciata. I casi di Aids sono crollati del 64% tra 2001 e 2012.
Il dato più negativo: crescono i poveri. Coloro che ricevono assistenza alimentare — l’ex Food Stamp Program — sale regolarmente dal 2003: oggi 1,8 milioni di newyorkesi accedono a questo servizio, il 124% in più di dieci anni fa. Per strada vivono 3.180 senza casa, meno dei quasi 4.500 del 2005; mentre i senza casa ospitati in ostelli sono 47.084, il 34% in più del 2005. Non può essere un modello globale, New York: però racconta che non sarà facile ma il pianeta delle metropoli forse si può gestire.
Danilo Taino