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 2013  settembre 22 Domenica calendario

22 SETTEMBRE 1870. DALLA PRESA DI PORTA PIA AL PRIMO GOVERNO D’ITALIA

La presa di Porta Pia e l’ingresso delle truppe italiane il 20 settembre 1870 non determinano automaticamente l’inserimento della città nel territorio del Regno d’Italia con il ruolo di capitale e sede del governo del Regno d’Italia; occorre un plebiscito di annessione, nonché la presenza del re Vittorio Emanuele II e il trasferimento del Senato e della Camera dei Deputati nella nuova capitale da quella provvisoria che è Firenze dal 1865. Questo vuol dire che Giovanni Lanza, capo del governo dal dicembre del 1869, non ha giurisdizione su Roma, che in sostanza non ha ancora un a posizione politica definita, e quindi occorre nominare un governo provvisorio; lo chiedono a gran voce i giornali che escono già all’alba del 21 settembre nella ex capitale pontificia, da “La Capitale” di Raffaele Sonzogno a “La Gazzetta del Popolo” di Edoardo Arbib.
Così il 22 settembre il generale Raffaele Cadorna, che ha guidato i bersaglieri a Porta Pia e ha firmato l’atto di capitolazione di Roma e dello Stato Pontificio a Villa Torlonia con il generale Hermann Kanzler, affida al duca di Sermoneta Michelangelo Caetani la presidenza di una Giunta di governo provvisorio. Il duca, che si trova con la famiglia a Frascati, accetta rispondendo con una lettera il giorno stesso e portandosi immediatamente a Roma, dove contatta le persone che ritiene adatte a sostenerlo nel governo. Sono cinque nobili romani, i principi Francesco Pallavicini Rospigliosi, Emanuele Ruspoli, Baldassarre Odescalchi, Ignazio Boncompagni Ludovisi e il duca Francesco Sforza Cesarini; i tre avvocati Raffaele Marchetti, Biagio Placidi e Vincenzo Tancredi; e i rappresentanti della borghesia Vincenzo Tittoni, Pietro De Angelis, Achille Mazzoleni Felice Ferri, Augusto Castellani e Alessandro Del Grande. La giunta così costituita è solennemente riconosciuta il 24 settembre in Campidoglio dal generale Cadorna alla presenza di numerosi cittadini e definita “Giunta provvisoria di Governo di Roma e sua provincia”.
Il primo decreto emesso dalla giunta è relativo alla proclamazione del <>; viene pertanto indetto un referendum che sancisca l’unificazione della città con il Regno d’Italia secondo la seguente formula: «Vogliamo la
nostra unione al Regno d’Italia, sotto il governo del re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori ». Il plebiscito si svolge il 2 ottobre; i risultati vedono la schiacciante vittoria dei sì, 40.785, a fronte dei no che sono soltanto 46, mentre in tutto il Lazio sono 133.681 contro 1507. Il 9 ottobre i risultati del plebiscito sono portati a Firenze e presentati a Vittorio Emanuele II, che emana il decreto di annessione di Roma e del Lazio; il sovrano peraltro nella circostanza provvede a nominare luogotenente del regno il generale Alfonso La Marmora. Si verifica di conseguenza un rinnovamento della giunta sotto la presidenza del principe Francesco Pallavicini Rospigliosi; non
si tratta di una mancanza di fiducia in quella già esistente, ma è che la nuova nomina viene direttamente dal re d’Italia e quindi assume un significato in qualche modo nazionale, e comunque la costituiscono molti della precedente giunta, come il nuovo presidente. Questo governo deve, tra l’altro, rendere Roma adeguata al ruolo di capitale con l’acquisizione dei vari ambienti destinati alle funzioni politiche. Così il 9 novembre viene occupato il palazzo del Quirinale, dove sono effettuati lavori di ristrutturazione; il 2 dicembre vengono acquisiti a nome del re gli Orti Farnesiani e il Palatino e si iniziano i lavori di costruzione dell’aula del Senaro a palazzo
Madama; il 16 dicembre sono aperte le prime due scuole elementari del Comune in via dei Fienili e a Tor de’ Specchi.
C’è in pratica una grande attività di rinnovamento per un deciso inserimento di Roma nel regno d’Italia; ma in questo frangente si verifica una inondazione del Tevere, che trova la giunta in qualche modo impreparata a fronteggiare la situazione: restano infatti sommersi i rioni Borgo, Campo Marzio, Colonna e Sant’Eustachio, mentre il Ghetto, aperto definitivamente, è quasi scomparso. L’arrivo di Vittorio Emanuele II a Roma il primo dicembre e il suo saluto alla cittadinanza dal balcone del Quirinale è un buon segno per un effettivo rinnovamento della capitale. Ma la pagina nuova di Roma capitale si avrà solo il 27 novembre 1871, con lo scioglimento del governo provvisorio e la formazione di un governo frutto delle elezioni nazionali per l’inaugurazione della XI Legislatura del regno nel palazzo di Montecitorio, sede della Camera dei Deputati.