Filippo Facci, Libero 21/9/2013, 21 settembre 2013
CIVILTÀ LAICA
Faccio fatica a capire il nesso concreto tra un’intervista del Papa a «Civiltà Cattolica» e l’immutato catechismo della Chiesa. Forse occorre aspettare del tempo. Del resto faccio fatica anche a capire l’effettiva importanza di «aperture » papali verso dei diritti che sono acquisiti da 30 o 40 anni: però – mi spiegano – per un cattolico può essere diverso. Sarà, ma faccio fatica anche a ricordare dei cattolici a cui l’uscita papale possa cambiare praticamente qualcosa: perlomeno su divorzio, sessualità, contraccezione e aborto. No, ti sbagli – mi spiegano – perché cambia qualcosa in termini di «travaglio interiore». Può essere. In ogni caso, a me, cittadino di un paese laico, del «travaglio interiore» altrui potrebbe anche non importare un accidente: se a qualcuno piaceva abbruttirsi nell’ipocrisia e nei sensi di colpa era un problema suo, non comprendo questo clamore nazionale. A me non importa del rapporto interiore della Chiesa coi suoi adepti, ma di quello esteriore che ha con me laico. M’importa, per esempio, che la Chiesa dica qualcosa di quella vergogna che sono in prevalenza gli obiettori di coscienza antiaborto nei «miei» ospedali, m’importa che le «aperture» porporali siano anche quelle del portafoglio, visto che la Chiesa costa al contribuente almeno 6 miliardi di euro annui. E m’importa che la Chiesa lo dica adesso, non tra 30 o 40 anni in un’intervista a «Civiltà Cattolica».