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 2013  settembre 22 Domenica calendario

PECHINO MANDA I CORROTTI ALLA GOGNA TV 2.

Che cosa succeda davvero all’interno del Partito comunista cinese nessun osservatore è mai stato in grado di dirlo. L’apparato è opaco anche nei momenti migliori, ma è chiaro che la presidenza di Xi Jinping, in carica da marzo, ha portato con sé un «nuovo corso» che sta dando veri scossoni al sistema. La campagna contro la corruzione, oggi proposta in modo decisamente vigoroso, ha già portato a cambiamenti nei consumi. Dopo anni di sfarzi vistosi da nuovi ricchi, i cinesi dal portafoglio rigonfio scoprono il lusso sottotono e lo shopping online, e fanno spese appariscenti solo oltre confine.

Dentro la campagna contro la corruzione però, come già in altre edizioni meno veementi della stessa, rientra anche altro: si mormora che quella che è nota come «la gang del petrolio», per esempio, ne stia facendo le spese perché non è nelle grazie del nuovo Presidente.

Così, anche un uomo come Zhou Yongkang, ex direttore della China Petroleum Corporation (Cnpc) e che per dieci anni è stato il capo supremo della Sicurezza, sembra oggi sotto inchiesta, e molti suoi protetti sono indagati. Fra questi c’era il già silurato Bo Xilai (oggi c’è il verdetto del suo processo), ma anche Jiang Jiemin, successore di Zhou alla Cnpc e ora rimosso dalla Commissione di supervisione e amministrazione delle Aziende di Stato (fra cui per l’appunto i colossi del petrolio), e almeno altri sette «suoi» uomini che coprivano posizioni meno elevate. Che qualcosa andasse storto per Zhou si intuiva già dallo scorso anno, quando il Congresso del Partito decise di diminuire il numero di persone che siedono al Comitato Permanente, escludendone l’incaricato alla sicurezza. Zhou, pronto alla pensione, non ne era toccato, ma era sotto di lui che l’apparato di sicurezza era aumentato a dismisura, diventando uno Stato nello Stato.

Una «purga», dunque, in cui Xi decide di neutralizzare tutti gli uomini di Bo Xilai, con l’arma della campagna anti-corruzione. Oppure, Xi fa sul serio, e davvero vuole colpire «tanto le mosche che le tigri», come ha detto qualche mese fa, in un discorso contro la corruzione.

Ma questa campagna politica avviene in tandem con la rinnovata lotta contro la libera espressione, con intensificate censure online e un giro di arresti di rappresentanti della società civile che raggela.

La stampa nazionale, poi, amplifica il più possibile quando a farne le spese sono anche le aziende straniere: come i grossi gruppi farmaceutici – Glaxo Smith Kleine, Bayer, Sanofi – accusati di aver corrotto, e da martedì, anche la Danone. Contro quest’ultima, l’accusa di aver distribuito bustarelle negli ospedali per far sì che i medici consigliassero alle nuove mamme di allattare i neonati con latte in polvere prodotto dalla sua Dumex. Altri gruppi internazionali sono stati indagati per la qualità dei loro prodotti alimentari. Davide Cucino, presidente della Camera del Commercio Europea a Pechino (che conta 1700 soci), osserva che «nel periodo iniziale delle recenti inchieste, i nostri soci hanno avuto la percezione che l’implementazione fosse sproporzionatamente diretta verso le società straniere, soprattutto per il grado di copertura da parte dei media cinesi. Tuttavia dobbiamo essere obiettivi, nei giorni scorsi sono state avviate procedure investigative nei confronti di un buon numero di società domestiche nei settori dell’agroalimentare, farmaceutico e petrolchimico. La Camera condanna ogni forma di corruzione ed è in favore degli sforzi compiuti dal governo cinese nel combatterla, a patto che essi rientrino all’interno di un contesto normativo certo».

In alcuni casi, anche ad alcuni stranieri è stata riservata la gogna televisiva (come è avvenuto con il blogger Charles Xue) che ha inquietanti echi da Rivoluzione culturale: è stato il caso di Peter Humphrey, direttore di ChinaWhys, un’azienda di consulenza, accusato di aver rivenduto dati personali ad agenzie commerciali, che ha dovuto fare un’umiliante autoaccusa pubblica teletrasmessa, in manette e con la giacca arancione dei carcerati.

Che Xi faccia sul serio e si voglia sbarazzare dei nemici, o soddisfare una popolazione nauseata dagli eccessi dei corrotti, i metodi messi in atto fanno soffiare un vento freddo su tutta la Cina.