Andrea Scanzi, il Fatto Quotidiano 21/9/2013, 21 settembre 2013
QUEL MACHO DI PUTIN E LE RISATE SUI GAY CHE DELUSIONE, CARO ROMANO PRODI
Romano Prodi è una persona seria. Una volta svanita la possibilità di avere Rodotà al Quirinale, era lui l’uomo giusto. Con Prodi al Colle, l’era nera del Caimano sarebbe già stata derubricata al passato. Ma è andata diversamente, per colpa del solito Pd e dell’ortodossia 5 Stelle. Proprio per questo (ci) ha fatto un po’ male vederlo sorridere alle battute di Vladimir Putin. Prodi gli era accanto, due giorni fa, alla conferenza annuale del Club Valdai. Per difendere una volta di più l’amico Silvio, Putin ha sciorinato una delle sue freddure peggiori: “Se Berlusconi fosse stato omosessuale, non avrebbe subito nessun processo. È stato incriminato perché vive con le donne”. Una frase delirante dal punto di vista giudiziario e offensiva sul piano dei diritti umani, perché Putin è anche il dittatorucolo machista che ha varato una legge omofoba, responsabile di pestaggi indiscriminati (puntualmente postati su Youtube) a danno dei gay. Come ha ironizzato Sergio Staino, se Berlusconi fosse stato gay non ci sarebbe stato bisogno di nessun tribunale italiano: ci avrebbe pensato direttamente Putin a farlo fuori.
Il legame tra Berlusconi e il despota russo è noto. Ieri, a questo giornale, Alfredo Pezzotti (ex maggiordomo del pregiudicato di Arcore) ha ricordato i bei tempi delle feste nelle dacie: “Atterravamo con l’aereo su laghi ghiacciati. Eravamo lontani da tutto, isolati nelle foreste. Putin ci aspettava ai cancelli e subito cominciava lo show: feste in maschera, combattimenti di arti marziali, partite di hockey su ghiaccio. Le guardie del corpo, russe e italiane, che si sfidavano. E Putin – che persone squisite, lui e le figlie! – non si tirava mai indietro”. Poi tutti a letto alle 23:30, “solo cose elegantissime”. Come no. Uno come Prodi, accanto a Putin, dovrebbe starci soltanto dopo una quantità considerevole di vaccini democratici. Non ci entra nulla con lui. Invece, al meeting di Novgorod, l’ex premier ha sorriso assai , perché “evidentemente Putin era in una fase del tutto goliardica”. Poi, interpellato dal Fatto , si è limitato a dire: “A una battuta del genere posso solo inarcare le sopracciglia”. Invece poteva fare molto di più: per esempio non ridere. Rimarcare la differenza tra buona e cattiva politica. Opporre uno sguardo gelido e possibilmente schifato, perché la “battuta” non solo era penosa, ma aveva pure un che di rivoltante. Sia per il contenuto, sia per la fedina morale (e penale) di chi l’aveva pronunciata.
IL PROFESSOR PRODI, che è persona navigata, ci perdonerà il moralismo probabilmente anacronistico, ma vederlo così vicino a Putin (con tanto di abbraccio) ci ha ferito. Da lui non ce lo saremmo aspettato. Non è la prima volta che sbaglia, anzi la sua carriera è abbastanza generosa di errori, dalle sedute spiritiche in cerca di Aldo Moro agli harakiri del ’96 e 2006. Eppure quella risata accanto a Putin, quel solidarizzare volgarotto tra compagnucci di merende che nulla o quasi hanno in comune, ci ha deluso più di tutto il resto. Peccato.