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 2013  settembre 22 Domenica calendario

ESCORT, L’INTERROGATORIO DI SILVIO “VOLEVO LE RAGAZZE DI FRONTE COSÌ MI TIRAVANO SU IL MORALE”


Decine di «non so, non ricordo». Le bugie sulla mediazioni con Finmeccanica. «Le bugie di vita» che racconta anche «agli elettori», come ammette lui stesso. Il giallo di quelle tre telefonate con Lavitola in esilio in Sud America nel bel mezzo dello scandalo sulle case di Fini a Montecarlo. E perfino le immancabili barzellette, raccontate al pm e messea verbale.È questa la sintesi delle due ore di interrogatorio che Silvio Berlusconi il 17 maggio scorso fa davanti al procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago, nella speranza di convincerlo che fosse innocente. Un tentativo al momento però non riuscito: Berlusconi sperava nell’archiviazione e invece va verso il processo con l’accusa di aver pagato Tarantini per mentire e sostenere davanti ai giudici che il Cavaliere non sapesse che quelle ragazze erano prostitute (chiuse le indagini i suoi tre avvocati, i parlamentari Niccolò Ghedini, Piero Longo e Francesco Paolo Sisto hanno depositato una memoria, nella speranza di evitare il giudizio).

ESCORT O PROSTITUTE?
Pm Drago: «Lei nega di aver saputo che Tarantini le abbia portato in casa delle escort?».
Indagato Berlusconi: «Nella maniera più assoluta (...) Si presentava queste ragazze come sue amicizie dovute al suo fascino».
Pm: «Ma lei, scusi, perché ha stretto questa amicizia con questo signore?».
B.: «Devo dirle che era piacevole avere in mezzo a tante persone uno che si faceva sempre accompagnare da belle ragazze: dicevo al maggiordomo che le ragazze me le mettesse proprio di fronte per tirarmi su il morale (...) Io però non ho mai nemmeno una volta potuto dubitare che fossero persone che avessero una professione diversa da quella che si appalesavano, cioè modelle o aspiranti attrici (...) Voglio dire si presentavano molto bene».
Pm: «Sennò non si chiamano escort, si chiamano prostitute».
B.: «Si, certo. Per ridere un giorno un mio assistente mi ha fatto vedere sulla tavoletta quante escort ci sono a Roma. Se uno si mette lì in 20 minuti si porta 50 persone in casa, quindi non è che avevo bisogno di Tarantini per portarmi ogni tantoa cena, almeno lì si vedevano le foto e si sceglievano».

LE BUGIE
Pm: «Non le è mai venuto il sospetto che in realtà Tarantini attraverso queste cene, questi rapporti volesse ottenere favori da un uomo potente?».
Berlusconi: «No, francamente no (...) Per quanto riguarda la Protezione Civile è successo che una volta gli passai il dottor Bertolaso e poi mi sembra di ricordare che ebbero ad incontrarsi (...) Io sono sicuro di non aver mai telefonato al dottor Guarguaglini per presentargli una azienda, mai».
Pm: «Il 5 febbraio del 2008 alle 17: 52 intercettiamo una telefonata in cui lei dice a Tarantini: «Invece ho fissato un appuntamento per martedì per quella cosa». (...) Ecco in questa telefonata lei dice a Tarantini di aver fissato un appuntamento con Guarguagli ni per quella cosa, non sappiamo quale».
B.: «Non ricordo niente di questo, posso immaginare che magari io abbia dato incarico a qualche mio collaboratore...».
Pm: «Il 10 dicembre del 2008 vi è una telefonata in cui dice a Gianpaolo Tarantini: "Ho visto Guarguaglini e poi ti riferisco"».
B.: «(...) Io non ho mai passato documentazioni. Se è stato Tarantini a dirlo è una millanteria, se sono stato io, è per fargli vedere che mi ero interessato un po’ di più di quanto invece non avevo fatto».
Pm: «È stata la bugia di un uomo politico che certe volte anche ai suoi elettori...».
B.: «Ammetto, ammetto, anche se agli elettori un po’ di meno... Sono bugie che io chiamo bugie di vita, però sono innocue».
IL GIALLO DELLE TELEFONATE CON LAVITOLA
Pm: «Lavitola presenta un tabulato della concessionaria telefonica argentina in cui risultano sul numero di Arcore tre telefonate partite dall’Argentina di cui la polizia di Napoli che stava intercettando non trova traccia. E Lavitola sostiene che in una di queste telefonate avrebbe chiesto al presidente Berlusconi che cosa doveva fare di quei 500 mila euro. Ricorda?»
B.: «Non c’è traccia dei contenuti?».
Pm: «(...) No».
B.: «Io non ho memoria».
LA BARZELLETTA
B.: «Io faccio televisione, faccio cinema, faccio teatro, stavamo ridendo con l’avvocato... Sa su cento veline a cui era stata rivolta la domanda: "Andrete volentieri a cena del presidente Berlusconi?", 76 avevano risposto subito. Lui mi disse: e le altre 24? "Erano già venute a cena prima"».
IL VALORE DEI SOLDI
Berlusconi spiega al pm che per lui quei 5mila euro al mese che dava a Tarantini non potessero essere il prezzo di una corruzione. Troppo pochi. «Mi hanno condannato a pagare 3 milioni e 200mila euro a mia moglie al mese, cioè 100mila euro al giorno.
Cinquemila euro sono 20 minuti di pagamento, meno di 20 minuti a mia moglie».