Paolo Zucca, Plus24, Il Sole 24 Ore 21/9/2013, 21 settembre 2013
SE LE BANCHE DIVENTASSERO «NO SLOT»
Episodio isolato che sia, un carabiniere che arriva sul luogo del delitto (dove una eroica soccorritrice diventa vittima) e approfitta della confusione per rubare una carta di credito, prelevare e giocare immediatamente alle slot machine segnala un malessere da combattere al più presto. Distrugge famiglie, annulla il risparmio, aggiunge difficoltà agli enti locali e a chi vuole salvaguardare interessi collettivi. Chi non vede è perché non vuol vedere. Qualcosa si sta muovendo: sicuramente nella società, qualche dubbio emerge in Parlamento (le casse pubbliche beneficiano del business delle scommesse) e gli istituti di credito alzano la guardia. «Vediamo effetti devastanti - dice un banchiere - anche al nostro interno abbiamo avuto casi di dipendenti che si erano appropriati di denaro per giocare e che abbiamo allontanato». Episodi isolati certo, più chiari di qualsiasi articolo di giornale.
Quando si sostiene che "tanto tutti sono uguali" si penalizzano molti sindaci, gestori di tabaccherie, responsabili della salute pubblica, sindacalisti di banca, volontariato e anche i più attenti gestori del business delle scommesse che stanno cercando di arginare la piena devastante. Certo con errori, che ci possono stare in un’improvvisa emergenza sociale. Qualcosa si muove e si affaccia una proposta di legge d’iniziativa popolare per limitare il gioco d’azzardo.
Nei sistemi di pagamento è stato avviato il progetto «Gambler Ethic Card» per studiare le caratteristiche di una carta di debito dedicata agli scommettitori, dovrebbe permettere di "tarare" l’accesso al gioco in base al profilo reddituale, alla situazione patrimoniale e familiare di chi chiede la carta. Sulla base dei diversi parametri l’accesso al gioco viene limitato, mettendo un freno alle pulsioni.
Più se ne parla e più cresce l’attenzione verso i comportamenti di parenti, amici e colleghi. Nei convegni degli operatori di carte di credito la salvaguardia di fasce di popolazione più esposte alla ludopatia diventa argomento di dibattito. Nel gruppo Banca Popolare dell’Emilia Romagna i 12 mila dipendenti hanno ricevuto una circolare su come individuare per tempo movimenti anomali e cercare di aiutare il cliente.
Probabilmente sono tanti altri i comportamenti virtuosi che gli operatori finanziari hanno avviato, o stanno progettando, per guardare oltre il vantaggio di breve di una maggiore movimentazione delle carte o di maggiori depositi dai gestori di sale giochi che sono poi acquirenti o affittuari di negozi e spazi commerciali nell’asfittico mercato immobiliare.
Manca però una campagna nazionale, capillare, per difendere famiglie, risparmio e collettività.
- Paolo Zucca
paolo.zucca@ilsole24ore.com