Paolo Baratta, Il Sole 24 Ore 21/9/2013, 21 settembre 2013
L’ESEMPIO DI BENEDUCE CHE FAVORÌ LO SVILUPPO
Alberto Beneduce si occupò per tutta la vita della costituzione di istituzioni necessarie a favorire lo sviluppo.
Per sviluppo si intendeva la trasformazione delle strutture dell’economia e della società, lo spostamento di energie (forza lavoro e popolazione) da un’area a un’altra, da un settore all’altro, da condizioni di sottoccupazione a condizioni di impiego ordinario in settori primario e secondario, la liberazione della pressione demografica su ambiti sovrapopolati che conduceva ad aumenti di reddito pro capite anche in questi.
Era creazione di un nuovo sistema di imprese che assorbivano flussi di capitali. Si determinavano asimmetrie tra fabbisogni di capitale e disponibilità di capitale, forte era lo squilibrio tra la necessita di capitali "stabili" nelle forme di capitali di rischio e nella forma di impieghi a lungo termine e, d’altro lato, gli orientamenti dei risparmiatori, anche quando la formazione di risparmio interno era adeguata nella quantità, non era coerente nelle forme. Centrali erano i nodi dell’intermediazione e della forma delle istituzioni per l’organizzazione di trasformazioni di scadenze e di rischi. Occorreva finanziamento a lungo termine per l’infrastrutturazione e d’altro lato forme di supporto al capitale di rischio: sostegno alle nuove iniziative e una politica per salvare imprese. Beneduce promosse la diffusione delle obbligazioni come forma di trasformazione delle scadenze da risparmio raccolto da assicurazioni e casse di risparmio a investimenti in infrastrutture, o in imprese di pubblica utilità: Crediop e Icipu. Lo Stato è ineludibile soggetto partecipante e assecondante lo sviluppo, sia con le norme che con istituzioni operanti e di scopo. Nell’organizzazione del risparmio, tanto più chiara e articolata la struttura delle istituzioni volte a favorire la convergenza di fabbisogni e disponibilità così diverse, tanto minore sarà la necessità di intervento dello Stato come pagatore occulto (più o meno) di ultima istanza. Era sostenitore di una economia sociale di mercato dove il sociale non si riferisce tanto alla distribuzione del reddito quanto al mantenimento di un equilibrio sociale favorevole allo sviluppo. Occorreva il consenso del risparmiatore e la trasparenza era ottenuta con applicazione estrema della separatezza. Diverse funzioni di intermediazione-diverse istituzioni caso estremo Crediop e Icipu: ambedue emettevano obbligazioni, ma il primo con la garanzia dello Stato, il secondo con la garanzia ipotecaria sugli impianti di pubblica utilità. E poi Alberto Beneduce riteneva indispensabile la coerenza nel risanamento degli anni 30, occorreva ricondurre la Banca d’Italia al proprio ruolo, e le banche a trasformatori di rischio più contenuti e limitati, visto che assumevano l’impegno a tenere i risparmi nella forma di moneta. Creò un sistema di strutture operanti per favorire investimenti pubblici e in grandi impianti e infrastrutture, di fronte alla scarsità di capitale di rischio per l’industria propose e dette vita all’Iri. L’intervento dello Stato era indispensabile nel risanamento; non fu statalizzatore pregiudiziale, non va dimenticato il gran numero di cessioni effettuate prima della guerra. In quegli anni l’Iri finanziò i propri fabbisogni essenzialmente con dismissioni. Nessun pregiudizio statalista, ma consapevolezza delle vie diverse con cui un Paese si attrezza per lo sviluppo, sia per superare le paralizzanti asimmetrie che lo frenano che per far fronte alle sue irruenti conseguenze.