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 2013  settembre 21 Sabato calendario

«LA VECCHIAIA E’ UNA MALATTIA» COSI’ GOOGLE SFIDA LA MORTE

Non ha nulla a che vedere con l’omonima città fantasma californiana, né con il pirata bri­tannico Calico Jack. La Califor­nia Life Company (da cui l’acro­nimo Calico) avrà, peraltro, un’immagine molto meno sini­stra, se sarà possibile risponde­re affermativamente alla domanda compar­sa sulla copertina del Time: «Potrà Google sconfiggere la morte?». Domanda sen­sazionalisti­ca, ma solo apparente­mente, se si pensa che dietro si celano due figu­re del­l’i­ntelli­ghenzia globa­le: Larry Page, co-fonda­tore e attuale ceo di Google, e Ar­thur Levinson, chairman ed ex­ceo di Genentech, società di bio­tecnologia specializzata in stu­di sul Dna ricombinante, e membro del Consiglio di ammi­nistrazione di Apple.
Calico intende raggruppare le migliori menti internazionali impiegate nel campo della bio­logia molecolare, della fisiologia umana, della gerontologia, per far luce su tutti i meccani­smi che determinano l’invec­chiamento, e quindi la morte. Attraverso il loro lavoro con­giunto, sostenuto, prevedibil­mente, da budget di tutto riguar­do, si spera, entro una decina d’anni, massimo una ventina, d’individuare un «elisir di lun­ga vita», che possa di fatto annul­lare gli effetti della vecchiaia, trasformandoci tutti in rispetta­bili Highlander.
Come? È ancora da vedere, ma si sa da dove partire, ad esempio dalle tartarughe, dalla specie Emydoidea blandingii, le cui femmine a 80 anni suona­ti depongono ancora le uova, senza mostrare alcun cedimen­to «strutturale». Non sono gli unici animali dotati di simili prerogative. An­che fra pesci e an­fibi ci sono specie che sembrano non conoscere l’invec­chiamento. E lo stes­so accade con le me­duse, tipo la Tuttitop­sis dohrnii che, dopo la fase riproduttiva, anziché mori­re, scivola in fondo al mare ritor­nando allo stadio iniziale di poli­po (un po’ come se una farfalla, prima di spiccare l’ultimo volo, si ritrasformasse in bruco).
I topi non sono così longevi, ma è grazie ai test su questi rodi­tori che è stato possibile valuta­re l’opportunità di modificare un solo gene per allungare la lo­ro vita del 65 per cento. Lo con­ferma Cynthia Kenyon, lumina­re della University of California di San Francisco; i Caenorhab­ditis
elegans vivono in media due o tre settimane, ma alteran­do la loro genetica è possibile farli andare avanti per sei settimane. Non a caso la Kenyon è anche a capo della Elixir Phar­maceuticals, azienda che mira a «estendere durata e qualità della vita umana».
Per l’uomo è tutto più compli­cato: siamo una specie comples­sa, è inverosimile pensare che possa esistere una banale inter­ruttore molecolare che - «pi­giando» off - annulli gli effetti della senescenza.
C’è chi è convinto che non si arriverà da nessuna parte, come Leonard Hayflick, gigante della gerontologia mondiale, secondo cui «nessun interven­to rallenterà, arresterà, o inverti­rà il processo di invecchiamen­to negli esseri umani». Hayflick sostiene che gli studi della scienziata non spiegano la possibili­tà di annullare la vecchiaia, ma solo il rafforzamento fisico di de­terminate specie, prerogativa essenziale per difendersi dalle malattie e campare più a lungo.
Google, evidentemente, non vuol farsi condizionare e va per la sua strada: «Con una speran­za di vita più lunga, pensando in grande riguardo a salute e bio­tecnologia », dice Page, «credo che possiamo migliorare milio­ni di vite».