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 2013  settembre 21 Sabato calendario

ZERO PRESENZE A PALAZZO: GIA’ SPARITI I SENATORI A VITA

«Mi sia consentita un’osservazione. Qualche giorno fa sono stati nominati quattro se­natori a vita per altissimi meriti nel campo so­ciale, cultura­le e scientifi­co: avrei tanto voluto avere il conforto della loro opinione in questa di­scussione». Giovedì 19 set­tembre, aula di Palazzo Madama. Si sta di­scutendo un decreto legge per la valorizzazione e il ri­lancio dei be­ni culturali. A parlare, anzi urlare tutta la sua indigna­zione, è il se­natore Stefa­no Candiani, parlamentare del Carroccio alla sua prima legislatura ma con le idee più che chia­re. Il suo inter­vento strappa applausi dai colleghi leghi­sti, pidiellini e perfino grilli­ni. Ammutoli­ti, invece, i se­natori piddi­ni. Chissà co­me mai. Can­diani spiega perché avrebbe preferito vedere i nuovi senato­ri partecipare ai lavori: «Anche per togliere al Paese il dubbio che non sono stati nominati dal presidente della Repubblica so­lo per garantire voti di fiducia al governo! Qui si parla di cultura. Dove sono questi nostri colle­ghi a vita?». Tra i banchi pidielli­ni è un tripudio di «Bravooo!». La senatrice Anna Maria Berni­ni addirittura si alza in piedi. «Dove sono? Qui si vede chi sta dalla parte della cultura - prose­gue il leghista - e chi invece è so­lo qui per opportunità politi­ca». Altra pioggia di applausi da Lega, Pdl e pentastellati. Altro silenzio imbarazzato a sinistra.
Già,dov’erano Claudio Abba­do, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia e Renzo Piano? Missing. Uno dice: vabbè, forse proprio quel giorno avranno avuto da fare. Peccato che consultando il sito del Senato, alla pagina «Riepilogo presenze», si resti un po’ basiti.Dalla data della lo­ro nomina, 30 agosto, ci sono state ben 14 sedute con 138 vo­tazioni. Ebbene: Abbado Clau­dio, presenze 0, votazioni 0. Rubbia Carlo, presenze 0, vota­zioni 0. Piano Renzo, presenze 0, votazioni 0. Cattaneo Elena, presenze 2, votazioni 2. Applau­si per la stakanovista neosena­trice che distacca i colleghi con un mirabolante 1,45% di pre­senze nel Palazzo.
Al senatore Candiani proprio non va giù che non si siano fatti vedere il giorno della discussio­ne e votazione di «un provvedi­me­nto che sta alla base della lo­ro nomina». Non solo: «Faccia­no come i soci onorari di una qualsivoglia società: si autoso­spendano dal voto altrimenti alimentano il legittimo sospet­to di essere strumento di altre lo­giche politiche». Chiaro no?
Il battagliero senatore leghi­sta, giusto ieri, ha annunciato via Facebook: «Sto preparando un disegno di legge costituzio­nale per l’abrogazione della ca­rica di senatore a vita. Non sarà una soluzione in grado di risol­vere i problemi del Paese. Ma sa­rà almeno una risposta concre­ta alla anacronistica e degene­rata “presenza”di questi “uomi­ni (donne) del presidente”». Un tripudio di commenti tra «Bravo» e «Sperèm».
Ma non è finita qui perché i se­natori a vita, beati loro, hanno le indennità equiparate ai loro colleghi «normali» (4.800 euro netti solo di stipendio) ma con un benefit in più: per loro, a dif­ferenza dei senatori «sempli­ci », non sono previste decurta­zioni alla diaria (3.500 euro al mese per il soggiorno) per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari. Poi ricevono: 4.180 euro per il supporto collaboratori (da rendicon­tare), più altri 1.650 euro di «rimborso for­fettario per spese genera­li», più gli uffi­ci (più grandi degli altri, off course a palaz­zo Giustinia­ni) con perso­nale annesso. Insomma, tra i 9mila e i 13mila euro al mese per ogni «fantasma». Che per quat­tro (numero dei neo sena­tori a vita), per dodici mesi, fa circa 480mi­la euro l’an­no. Che lievi­ta a circa un milione l’an­no per via del­le tasse. Un re­galino di Stato vita natural durante. Lucio Malan (Pdl) com­menta così: «In effetti, in un periodo in cui si cerca di limare il limabile, imponendo duri sacrifici agli italiani, tutto questo non ha senso. E non l’avrebbe neppure se non sa­pessimo dove mettere i soldi». Mentre Jonny Crosio, altro se­natore leghista, commenta co­sì: «All’illustre collega Renzo Piano vorrei chiedere se dareb­be ugualmente lo stipendio a uno dei suoi collaboratori se non si presentasse mai in uffi­cio. Evidentemente sì».