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 2013  settembre 21 Sabato calendario

SE INQUINA DE BENEDETTI NESSUNO TOCCA L’AZIENDA

A Vado Ligure, alle porte di Savona, si registrano mille morti in più per cancro rispetto ai parametri scientifici presi a riferimento. Lo certificano gli esami epide­miologici compiuti dai consu­lenti della procura di Savona. Secondo un’altrafonte,l’Istitu­to tumori di Genova, nel decen­nio 1988-98 a Vado sono morte di cancro 112 persone su 100mi­la contro una media nazionale di 54, più del doppio. Nel confi­nante capoluogo si scende di poco: 97 su 100mila. I cittadini, gli ambientalisti, gli esperti, la magistratura, perfino la curia puntano il dito sulla centrale a carbone della Tirreno Power, che da quarant’anni brucia fino a 4.000 tonnellate di carbone al giorno.
La storia va avanti dal 1971, quando Enel inaugura la centra­le che produce energia elettri­ca. Trent’anni dopo,nel novem­bre 2002, l’impianto passa a Tir­reno Power, una cordata di im­prenditori tra i quali primeggia Carlo De Benedetti, che però non ne ha il controllo. Viene av­viato un piano di rinnovo, due gruppi termici su quattro vengono riconvertiti a gas ma sono quelli alimentati anche a olio combustibile; le unità a carbo­ne (330 megawatt ciascuna) bruciano ancora. Ci vogliono gli ambientalisti di Greenpeace per attirare l’attenzione sulle due enormi ciminiere bianche e rosse che scaricano nell’aria enormi quantità di polveri sotti­li: è il luglio 2009.
Passano altri due anni e la pro­cura di Savona apre un fascico­lo per omicidio colposo, lesioni colpose e disastro ambientale. Il procuratore Francantonio Granero e i sostituti Chiara Ma­ria Paolucci e Danilo Ceccarelli assegnano una consulenza a tre medici:un primario dell’Isti­tuto dei tumori di Milano, uno dell’Istituto tumori di Genova e uno pneumologo dell’ospeda­le di Savona. La perizia è stata depositata a fine giugno e l’altro giorno sono filtrate indiscrezio­ni sui risultati.
Il procuratore Granero ha confermato che ora si dedi­cherà a valuta­re le eventuali responsabili­tà della Tirre­no Power.
È un copio­ne già visto, per larghi tratti, a Taranto per l’Ilva. La politica tace, la magi­stratura agisce, pochi ne parla­no finché non scattano provve­dimenti clamorosi che in Ligu­ria non sono stati adottati. Nien­te sequestri, niente arresti, nien­te confische. Mancano ancora conferme sui legami tra emis­sioni della centrale termica ed effetti sulla salute pubblica. I le­gali della Tirreno Power sosten­gono che la perizia «è una con­sulenza di parte», priva di contraddittorio, che non tiene con­to­di altri dati ambientali dispo­nibili.
A differenza che a Taranto (e nelle altre acciaierie del gruppo Ilva), a Vado Ligure la battaglia legale è appena agli inizi. E a dif­ferenza che a Taranto, dove la fa­miglia Riva non godeva di gran­di appoggi, in Liguria la Tirreno Power (che è il quarto produtto­re elettrico nazionale) sfrutta un ampio sostegno trasversale, un intreccio tra politica e im­prenditoria che fa da scudo alla gigantesca centrale, una delle 13 ancora alimentate a carbone in Italia.
C’entrerà il fatto che la sini­stra governa Vado Ligure ininterrottamente dal dopoguerra?
Potrebbe essere: non sarebbe­ro gli unici legami tra partito, amministrazioni pubbliche e attività imprenditoriali. Anche l’attuale primo cittadino, Atti­lio Caviglia, è un uomo di sini­stra pur essendo stato eletto in una lista civica: era il vice del suo predecessore, Carlo Gia­cobbe (Pd). E nel voto è stata de­terminante la politica ambien­tale e il futuro della zona indu­striale e portuale.
C’entrerà anche la presenza nella compagine azionaria di Carlo de Benedetti?L’editore di Espresso e Repubblica controlla
il 39 per cento della centrale attraverso Sor­genia (grup­po Cir). Tirre­no Power ap­partiene a due società al 50 per cento: da un lato i fran­cesi del grup­po Gdf Suez, dall’altro Energia Italiana Spa. Le cui quote sono così ripartite: 78 per cento a Sorgenia, 11 per cento ciascuna alle multiutility quotate Hera e Iren, ex aziende municipalizzate di città storica­mente in mano alla sinistra co­me Torino, Genova, Bologna e l’intera dorsale emiliano-roma­gnola. Anche Legambiente è so­cia di De Benedetti: ha il 10 per cento della società Sorgenia Me­noWatt che si occupa di soluzio­ni per l’efficienza energetica.