Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  settembre 21 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LE ELEZIONI TEDESCHE


WIKIPEDIA
Le elezioni federali tedesche del 2013 si terranno il 22 settembre 2013 per il rinnovo del 18° Bundestag, il parlamento federale della Germania e determinarne i 598 o più rappresentanti. I due sfidanti che si contendono la carica di Cancelliere federale sono Angela Merkel, primo ministro uscente, leader del Centro Democratico Cristiano, appoggiata dall’Unione Cristiano-Sociale in Baviera, e Peer Steinbrück, a capo del Partito Socialdemocratico Tedesco. Il terzo sfidante è Rainer Brüderle, leader del Partito Liberale Democratico.

Altri partiti che corrono autonomamente sono: Die Linke, la sinistra alternativa all’SPD, I Verdi, il Partito Pirata, e Alternativa per la Germania, movimento anti-euro rappresentato dall’economista Bernd Lucke.

EURONEWS
La sinistra socialdemocratica prova ancora a crederci, a pochi giorni dal voto: è nella storica Alexanderplatz, nel pieno centro di Berlino, che lo sfidante alla cancelleria Peer Steinbrück ha chiamato a raccolta i pezzi da novanta del partito, insieme a migliaia di militanti.
Steinbrück ha insistito sull’Europa, possibilmente solidale: “Non abbiamo solo un interesse politico a tenere unita questa meravigliosa Europa – ha detto -, abbiamo anche un interesse economico, ed è per questo che il giorno del voto non dovreste seguire come dei topolini certi pifferai magici”.
Il timore del candidato socialdemocratico è che riescano a entrare in Parlamento gli euroscettici di Alternativa per la Germania, lista che i sondaggi danno a cavallo della soglia di esclusione. Entrando in Parlamento, toglierebbero peso alla futura opposizione.
Angela Merkel, che farà campagna elettorale fino a poche ore prima del voto, era a Fulda, dove si voterà anche per le regionali.
Gli ultimi sondaggi dicono che la cancelliera uscente probabilmente la spunterà, ma di un’incollatura.
E se fosse confermata la tendenza negativa degli alleati liberali la Merkel dovrà aprire alla Grosse Koalition, cioè all’alleanza coi socialdemocratici di Steinbrück.
Nel loro comizio i liberali, nel tentativo di raggranellare gli ultimi voti necessari a garantire il superamento della clausola di sbarramento, hanno rispolverato anche Hans Dietrich Genscher, che fu Ministro degli Esteri sotto Kohl.

WWW.MILANOFINANZA.IT
Mancano meno di 48 ore alle elezioni tedesche e la vittoria della Merkel non è per niente scontata. Gli ultimi sondaggi hanno riportato un testa a testa tra la coalizione di centro-destra dell’attuale cancelliere tedesco e quella di centro-sinistra. Per gli esperti di IG gli scenari che vedono Merkel a capo del nuovo esecutivo sono preferiti dai mercati perché la mancanza di continuità potrebbe spaventare le borse, anche se temporaneamente.
Secondo il sondaggio dell’istituto Forsa, la prima coalizione raccoglierebbe il 45% dei consensi tramite il 40% dei cristiano democratici e dell’Unione cristiano-sociale bavarese e il 5% degli alleati liberali democratici. La seconda avrebbe la stessa percentuale dei consensi grazie al 26% dell’opposizione socialdemocratica, al 10% dei Verdi e al 9% del partito di sinistra Die Linke il 9%.
Se le opposte coalizioni dovessero totalizzare il 45%, nessuna delle due riuscirebbe ad avere la maggioranza parlamentare e quindi lo scenario più probabile è quello di una Grosse Koalition tra Cdu e Spd guidata da Merkel. Il punto cruciale di queste elezioni riguarda l’atteggiamento del nuovo esecutivo nei confronti dell’Europa.
Gli esperti di Ig ritengono che il governo che nascerà dalle elezioni di questo fine settimana potrebbe avere un atteggiamento più aperto al dialogo per la risoluzione della crisi della zona euro, soprattutto nel caso in cui si vada verso una coalizione allargata o di solo centro-sinistra (caso questo che metterebbe fine all’austerity).
Il tema più delicato, secondo gli esperti, resta quello degli Eurobond. Merkel si è sempre opposta a ogni forma di mutualizzazione del debito e pertanto gli analisti credono che sia nel caso in cui dovesse formarsi una grande coalizione che nel caso in cui ci sia una vittoria schiacciante dell’attuale cancelliere, gli Eurobond non saranno tenuti in considerazione.
Altro punto cruciale è quello dell’Unione Bancaria. Superato lo scoglio della supervisione, il prossimo nodo da sciogliere sarà la costituzione di un organismo per la risoluzione delle crisi bancarie. Sebbene la Merkel non si sia mai opposta, gli esperti di IG ritengono che un governo guidato dall’attuale leader del Cdu potrebbe rendere questo percorso ancora lungo e tortuoso.
Attenzione anche a un altro aspetto della vicenda, che potrebbe mischiare nuovamente le carte in tavola: secondo un sondaggio dell’istituto Insa, il partito anti-euro "Alternative fuer Deutschland" (Afd) entrerebbe al Bundestag con il 5% delle preferenze facendo perdere la maggioranza assoluta alla coalizione tra Cdu-Csu e liberali della Fdp.

LINKIESTA
Mai come in questi giorni le elezioni tedesche avevano suscitato tanto interesse europeo e internazionale. La cancelliera Angela Merkel, però, consapevole del fatto che la partita si gioca in casa, ha fatto scivolare l’Europa in secondo piano: con poche eccezioni, ha escluso il tema dal dibattito pubblico e ha congelato decisioni chiave dell’agenda continentale. L’Unione Europea è rimasta in stand-by in attesa che le urne ratifichino ciò che i sondaggi da tempo annunciano: la rielezione di Merkel.
«La campagna elettorale tedesca ha paralizzato il continente come non si era mai visto prima nell’Unione Europea», ha scritto recentemente Der Spiegel in una analisi. La situazione mette in evidenza le enormi rotture che la crisi ha causato all’interno dell’Unione.
«Signora Merkel, i suoi predecessori cristiano democratici, come Konrad Adenauer o Helmut Kohl, sono stati grandi europeisti. Lei corre ora il rischio di passare alla storia come la cancelliera che ha diviso l’Europa tra Nord e Sud. Cosa pensa di fare per evitarlo?»,
con questa domanda, un immigrato di origini italiane si è rivolto direttamente a Merkel nel corso di un programma in diretta su ARD in cui era previsto che la platea ponesse domande a ruota libera alla candidata dell’Unione Cristiano Democratica (CDU). «La Germania sa che senza l’Europa non potrebbe vivere nel benessere», ha risposto Merkel, con un po’ di difficoltà, per poi passare a ribadire la solidarietà dimostrata verso altri paesi e concludere dicendo: «Il mio cuore batte con entusiasmo per tutti in Europa». Non è stata in grado di convincere.
Non ci sono grandi slogan elettorali che indichino nuove proposte per l’Europa o un nuovo slancio di politica continentale. Nella strategia elettorale solo si percepisce il tentativo disperato di evitare i contenuti scomodi che avrebbero potuto far perdere elettori. Insomma: la preoccupazione di Merkel è prevalsa sul bene comune europeo. A partire dalla questioni energetiche e ambientali, Merkel ha bloccato a giugno un accordo a lungo negoziato tra i partner europei sulla riduzione delle emissioni delle automobili, una iniziativa che avrebbe penalizzato significativamente l’industria tedesca di questo settore, in concreto Volkswagen, BMW e Daimler, una lobby di elettori importante. Merkel è intervenuta personalmente a bloccare questo processo.
In generale, secondo quanto spiega Laura Parmigiani, esperta in questioni energetiche della sede di Bruxelles dell’Istituto Francese di Relazioni Internazionali (Ifri), le scelte di politica interna tedesca come l’Energiewende — la svolta energetica che prevede l’abbandono dell’energia nucleare —esercitano enorme pressione sul resto dell’Unione Europea. «Le elezioni del prossimo 22 settembre non fanno che accentuare questa influenza, bloccando alcune decisioni strategiche per l’Europa nel settore energetico e climatico». In particolare, «se il Consiglio europeo del 22 maggio scorso, specialmente dedicato all’energia, è stato un flop, lo si deve in parte all’assenza della Germania su temi chiave quali la strategia energetica e climatica europea al 2030, per cui nuovi obiettivi devono essere rapidamente decisi».
Anche in altri ambiti l’Europa è finita in stand-by. Da giugno ad oggi le coraggiose iniziative promosse con il fine di far fronte alla disoccupazione giovanile sono state congelate. Nessuno in Germania vorrebbe dover dire ai contribuenti che i loro soldi finiranno a finanziare iniziative di stimolo alla creazione di posti di lavoro in altri paesi, mentre la Germania gode di tassi di occupazione più alti in Europa — anche grazie a un enorme settore di cosiddetti contratti “atipici”. Né la ministra del lavoro Ursula von der Leyen, né il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, che a giugno avevano presentato in pompa magna il loro «New-Deal per l’occupazione giovanile in Europa», se ne sono ricordati ora in campagna elettorale.
I freni a mano del governo tedesco si sono fatti sentire anche nei negoziati riguardo alla creazione dell’Unione Bancaria. Schäuble ha finora rallentato i negoziati su una possibile gestione di potere decisionale adducendo preoccupazioni sulle garanzie per la sovranità di bilancio dei paesi membri. Molti analisti segnalano però che la preoccupazione riguarda più che altro la situazione compromessa della Landesbank tedesche. «In temi di politica internazionale, Merkel, che è ancora la donna più potente al mondo secondo Forbes, si comporta come se il mondo si dovesse fermare quando si giunge alle elezioni tedesche», scrive in un commento su Der Spiegel, Gregor-Peter Schmitz. Proprio per le pressioni esercitate da Berlino, i negoziati per l’accesso alla UE di Turchia e Serbia sono stati bloccati.
E ancora, a San Pietroburgo, nel corso del G-20, Merkel si è inizialmente negata a firmare insieme agli altri partner europei una dichiarazione di condanna contro il regime siriano di Bashar Al-Assad, principalmente perché la maggior parte degli elettori tedeschi erano contrari a un attacco da parte degli Stati Uniti. Poco dopo si è vista obbligata ha rivedere la sua posizione in extremis, per non trovarsi isolata.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/elezioni-tedesche-ue#ixzz2fYBmxV71

PEZZO DI TONIA MASTROBUONI SULLA STAMPA DI STAMATTINA
Stamane Angela Merkel terrà il suo comizio di chiusura della campagna elettorale, ma a giudicare dagli ultimi interventi è difficile che ne scaturiscano sconvolgenti novità. Negli ultimi sondaggi diffusi ieri, una giornata dominata dai numerosi appelli ad andare a votare, a partire da quello formulato dal presidente della Repubblica Joachim Gauck, il suo partito è dato al 39,5%. I liberali, secondo le indagini più recenti (Allensbach) raggiungerebbero il 5,5%: abbastanza per continuare a stare in Parlamento, non abbastanza per confermare la coalizione di governo uscente. Sempre secondo il sondaggio, l’alleanza rivale tra Spd (27%) e Verdi (9%) non raggiungerebbe il 36%, contando anche la Linke (9%) si arriverebbe al 45%. Ed è proprio in quest’ultimo dato che si nasconde il secondo possibile effetto a sorpresa nel voto di domenica.
Del primo si è parlato molto nei giorni scorsi: è il possibile ingresso al Bundestag del partito anti-euro AfD: nell’indagine Allensbach di ieri era dato al di sotto della soglia di sbarramento, al 4%, ma alcuni sondaggi lo hanno issato oltre, al 5%. Il secondo effetto inatteso di una campagna elettorale che si è animata solo nell’ultima settimana, sull’onda della batosta dei liberali e del trionfo della Csu alle elezioni in Baviera, ma anche dello scandalo pedofilia che ha travolto i Verdi, potrebbe essere lo storico sorpasso della Linke. Il sondaggio Allensbach li dà testa a testa, al 9%, ma qualcuno scommette che dalle urne potrebbe uscire una sonora sconfitta per i Grünen e un risultato che premi il partito della sinistra radicale, facendolo diventare il terzo partito del Bundestag. Ma intanto, infastidito dalla mania dei sondaggi, che per la prima volta non si fermerà neanche la domenica del voto, il presidente del Bundestag Lammert ha detto che «il rischio è quello di scambiare i risultati delle indagini con quelle delle urne».