Fabrizio d’Esposito e Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano 13/9/2013, 13 settembre 2013
“TEMO DI FINIRE COME CECCHI GORI” E MEDITA DI PORTARE I SOLDI IN RUSSIA
Insieme, quasi mano nella mano, per una volta concordi davvero, i ventitré senatori in Giunta per le Elezioni e le Immunità hanno deciso che la relazione di Andrea Augello (Pdl) verrà votata mercoledì intorno alle 20:30. Quando il testo, che vuole salvare il condannato Silvio Berlusconi, verrà bocciato da Pd, M5S, Scelta Civica e chissà se pure dal mediatico socialista, eletto con i democratici, Enrico Buemi. Poi la palla passa in mano a questa maggioranza che non rispecchia quella del governo e che farà il primo passo per far decadere il pregiudicato di Arcore, il quale già medita come mettere al sicuro il suo impero economico all’estero, con l’aiuto di qualche oligarca russo amico di Putin.
Entro metà ottobre si arriverà al voto decisivo nell’aula di palazzo Madama, dove al Pdl mancano - al massimo - 44 voti. Nonostante in Giunta ci sia un clima di sintonia, da una parte determinazione e dall’altra quasi rassegnazione, nulla viene dato per scontato. Perché “restano le conseguenze politiche del voto”, ricorda lo stesso Augello. E in simultanea, Daniela Santanché suggerisce ai senatori in Giunta di dimettersi perché le posizioni sono già state esposte sui giornali e in televisione. Chiusa l’andata negli uffici di Sant’Ivo alla Sapienza, la partita si disputerà al Senato. Prima di prendere il pallottoliere, mentre i democratici temono l’effetto scrutinio segreto e dunque i franchi tiratori, ci sarà una seduta pubblica a cui potrebbe partecipare anche Silvio Berlusconi, se non vuole mandare un avvocato per esporre i punti della sua difesa. Che sono i soliti: la legge Severino non va applicata così com’è, ma va chiesto prima un parere esterno o alla Corte di Giustizia del Lussemburgo o alla Corte Costituzionale. Ci sarà anche la diretta online, promette il presidente Dario Stefàno. Ma non ci sono, salvo sorprese o cambi di pensiero, nuovi tecnicismi possibili per far slittare il voto in Giunta: anche se il Pdl potrebbe guadagnare altri dieci giorni sfruttando un cavillo presente nel regolamento, a quel punto si potrebbe scavallare la metà di ottobre. Fa riflettere la sintonia fra i partiti di schieramento opposto che, ai fatti, non è mai stata in discussione perché s’è sempre deciso all’unanimità, tranne il muro contro muro che Renato Schifani aveva denunciato sulle pregiudiziali.
Dal suo bunker lombardo di Arcore, il Cavaliere assiste con umore nero ma oscillante alle manovre romane sulla sua decadenza. Chi ha parlato con lui ieri, sostiene che stia diventando “sempre più falco” ma al momento la linea politica resta quella delle colombe del Pdl e del cerchio magico di familiari e amici: fare il passo indietro da senatore e chiedere la grazia a Napolitano. I figli peraltro avrebbero già firmato la richiesta. Se poi il voto del 18 settembre porterà ad altre minacce di crisi, basterà aspettare l’eventuale escalation di toni nei prossimi giorni con il ritorno in video dello stesso B. Racconta un falco: “Berlusconi non si dimetterà non farà chiedere la grazia, questo è certo”. Il solito balletto di dubbi, aggravato dall’ossessione per la “roba”. Il vero obiettivo dei figli è la salvezza dell’impero paterno e l’incubo è quello che gli arresti domiciliari siano il primo passo verso il crollo, come già successo con Vittorio Cecchi Gori, questo l’esempio evocato ad Arcore. Da Arcore arrivano resoconti su una fatidica “pista russa”. L’amico Putin potrebbe dargli una mano nel trasferimento di beni, azioni e liquidità. Non sarebbe escluso nemmeno l’atto finale di una fuga, anche senza passaporto, verso l’Est. “A un uomo ricco come lui tutto è possibile”, dice una fonte di rango. Nel suo bunker di villa San Martino, Berlusconi ragiona su tutti gli scenari. Chi lo conosce, profetizza che alla fine “deciderà d’istinto, come ha sempre fatto”. Anche se l’età e la depressione farebbero la loro parte. L’Huffington Post gli ha attribuito questa frase, a tavola con i familiari: “Certe volte penso che sarebbe meglio per tutti se morissi”.