VARIE 20/9/2013, 20 settembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - LA SVOLTA DEL PAPA
REPUBBLICA.IT
CITTA’ DEL VATICANO - "L’avidità è un peccato contro il primo comandamento". E’ tornato a parlare di denaro questa mattina, Papa Bergoglio. "Non si può seguire Dio e il denaro. Questo non è comunismo è Vangelo puro", ha detto nella messa mattutina a Santa Marta. Frasi poi riportate da Radio Vaticana. "Ma, Padre, io leggo i Dieci Comandamenti e nessuno parla male del denaro. Contro che comandamento si pecca quando uno fa un’azione per il denaro?", è il quesito posto al pontefice, che lo ha riferito nell’omelia. "Contro il primo! Pecchi di idolatria! Ecco il perché: perché il denaro diventa idolo. E per questo Gesù ci dice non puoi servire l’idolo denaro e il Dio Vivente: o uno o l’altro. Cosa succede col denaro? Il denaro ti offre un certo benessere all’inizio. Va bene, poi ti senti un po’ importante e viene la vanità".
Il denaro insomma "ammala il pensiero, ammala la fede e la fa andare per un’altra strada". E se scegli "la via del denaro, alla fine sarai un corrotto", ha continuato il Papa ’bollando’ il denaro come una "seduzione" che ha il potere "di farti scivolare lentamente nella tua perdizione". "I primi Padri della Chiesa, parlo del secolo III, più o meno - ha ricordato Francesco - dicevano una parola forte: "Il denaro è lo sterco del diavolo".
Dalla ricerca di potere e ricchezze, infatti, ha detto Francesco, vengono "parole oziose, discussioni inutili" e da questa che "nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la religione come fonte di guadagno. "Io sono cattolico, io vado a messa, perché quello mi dà un certo status. Sono guardato bene... Ma sotto faccio i miei affari, no? Sono un cultore del denaro. Uomini corrotti nella mente. Il denaro corrompe! Non c’è via di uscita".
Il Papa poi è tornato a intervenire sull’aborto. A poche ore dall’intervista a Civiltà cattolica, in cui ha chiesto misericordia per le donne che si sono pentite di aver abortito, ha incontrato i ginecologi cattolici: "Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente a essere abortito - ha detto - ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato, ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sè il volto di Cristo. Non si possono scartare!".
Il Papa ha messo in guardia i ginecologi della "diffusa mentalità dell’utile, la ’cultura dello scarto’, che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. Nella professione medica, ha aggiunto Bergoglio, si assiste a "una situazione paradossale", perché "mentre si attribuiscono alla persona nuovi diritti, a volte anche presunti, non sempre si tutela la vita come valore primario e diritto primordiale di ogni uomo. Il fine ultimo dell’agire medico rimane sempre la difesa e la promozione della vita".
"Siate testimoni e diffusori di questa cultura della vita", ha poi chiesto ai ginecologi. "La Chiesa - ha sottolineato il Pontefice - fa appello alle coscienze di tutti i professionisti e i volontari della sanità, in maniera particolare di voi ginecologi, chiamati a collaborare alla nascita di nuove vite umane". "La vostra - ha scandito - è una singolare vocazione e missione, che necessita di studio, di coscienza e di umanità".
PEZZO DI ACCATTOLI STAMATTINA SUL CORRIERE
La novità di papa Francesco l’avevamo negli occhi ma fino a ieri non c’era la parola per dirla, ora l’abbiamo ed è questa: prima il Vangelo e poi la dottrina. Quel primato è affermato con chiarezza nell’intervista alle riviste dei Gesuiti e può essere interpretata come una parola d’ordine mirata a superare vecchi bastioni, perché — dice Bergoglio — è tempo di «aprire nuovi spazi a Dio», partendo dalla certezza che egli è «in ogni vita umana» e dunque anche in quella dell’omosessuale, del risposato, del tossicodipendente.
Il Papa ne tira anche due o tre applicazioni al governo della Chiesa che — dice — dovrà andare nella direzione della collegialità, del decentramento, delle donne: debbono esservi donne dove si decide, afferma con nettezza.
L’intervista affronta una dozzina d’argomenti ma il cuore è lì, nel primato da attribuire alla predicazione del Vangelo e non ai «piccoli precetti», alle tante «dottrine», alla ricerca esagerata della «sicurezza dottrinale». Il singolo argomento anzi, poniamo il tema scottante dell’omosessualità, come tutti gli altri, il Papa lo svolge a partire da quel principio. E solo leggendo così le sue risposte le capiremo.
Ecco dunque la Chiesa che predica il Vangelo anche all’omosessuale e cerca di vederlo come lo vedrebbe Cristo: «Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?». È la stessa risposta — se vogliamo — che il Papa aveva dato ai giornalisti sull’aereo tornando da Rio de Janeiro il 29 luglio: «Chi sono io per giudicare un gay?». Ma ieri ha aggiunto: Dio ci ha «resi liberi», la Chiesa ha la sua pedagogia sull’uso della sessualità ma non ha il diritto di compiere alcuna «ingerenza spirituale» nella vita delle persone.
Occorre sempre rispettare — afferma Francesco — il «mistero dell’uomo». Come per l’omosessuale così per i divorziati risposati, così per le donne che hanno abortito, anche per le vite distrutte «dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa». Queste non sono revisioni di regole o dottrine, precisa il Papa: «Il parere della Chiesa lo si conosce e io sono figlio della Chiesa». Come a dire che neanche il Vescovo di Roma può mutare quel «parere».
Ma ciò che il Papa argentino si ripromette di fare è più di un aggiustamento dei precetti, è di «trovare un nuovo equilibrio» tra la predicazione del Vangelo e l’annuncio delle dottrine: «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi», non è possibile «rinchiudere la Chiesa in piccoli precetti». Per parlare davvero all’umanità di oggi, ai tanti feriti della vita, è necessario «un annuncio di tipo missionario, che si concentra sul necessario, sull’essenziale», e cioè sulla «proposta evangelica» che deve essere «più semplice, profonda, irradiante».
Nell’insieme dell’intervista Francesco elenca tutti gli input avversi alla sua veduta evangelica, tesa a soccorrere l’uomo ferito e ad accompagnarlo con misericordia: il martellamento dei precetti nella vita pubblica, la tendenza degli uffici di Curia a trasformarsi in «organismi di censura», il lamento «su come va il mondo barbaro», l’ostinazione a «recuperare il passato perduto». Dopo l’elenco, ecco le parole severe con cui il Papa delle periferie enuncia la sua diagnosi: seguendo una tale «visione statica e involutiva» la fede «diventa un’ideologia tra le altre».
Da dove viene a Francesco l’idea di cercare un «nuovo equilibrio» dove il Vangelo sia sulla scena e la sua applicazione alla morale, alle leggi, alla politica sia un momento successivo e minore? Questa opzione era nella scelta «pastorale» del Vaticano II e ha ispirato le sue riforme. In Italia è stata interpretata come «primato dell’evangelizzazione» e come «scelta religiosa». La provenienza di quell’idea è dunque autorevole ma la sua applicazione ha già incontrato resistenze ed è verosimile che il forte rilancio che si propone di farne papa Francesco possa dare il via alla contestazione del suo insegnamento all’interno della Chiesa.
Luigi Accattoli
PEZZO DI GIAN GUIDO VECCHI STAMATTINA SUL CORRIERE
CITTÀ DEL VATICANO — «Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite... E bisogna cominciare dal basso». Resterà nella storia, l’intervista che papa Francesco ha concesso a padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica. Sei ore di colloquio in tre giorni, 29 pagine pubblicate in contemporanea da altre 16 riviste della Compagnia di Gesù nel mondo. E, al centro, la preoccupazione formulata a Rio de Janeiro, parlando della gente che scappa dalla Chiesa come nel Vangelo i discepoli si allontanano verso Emmaus: «Siamo ancora una Chiesa capace di scaldare il cuore?». L’esortazione a cambiare «atteggiamento», la «prima riforma» da compiere. Una Chiesa «Madre e Pastora», prima che maestra. Che accompagni le persone come Gesù i due discepoli smarriti di Emmaus. Anziché pensare al «colesterolo», e insistere «sempre» e anzitutto sui principi non negoziabili, bisogna tornare all’essenziale, il kerygma, l’annuncio del Vangelo: «La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: "Gesù Cristo ti ha salvato!"». Omosessuali, divorziati, donne che hanno abortito. Il Papa parla a tutti coloro che si sono sentiti «feriti» da una Chiesa che deve riscoprire «le viscere materne della misericordia». E discorre di tante cose, anche dei suoi gusti artistici: Dostoevskij e Hölderlin e i Promessi sposi, La strada di Fellini, la Magnani e Fabrizi, Mozart e Puccini, Caravaggio e Chagall. Ma soprattutto dispiega l’idea di una Chiesa vicina e aperta a tutti. Che non scambia la fede con la «certezza totale» che «non va bene». Perché «se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente». Non è «relativismo», dice. Ecco le parole di un Papa che chiede una «conversione», la metànoia che in greco viene dal verbo metanoein e significa «cambiare mente», modo di pensare. Ciò che diceva Ignazio di Loyola: «E siano spesso esortati a cercare Dio nostro Signore in tutte le cose...».
Omosessuali e divorziati
La Chiesa è «la casa di tutti, non una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate», dice Francesco: «Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità». E quando padre Spadaro gli chiede dei «cristiani che vivono in situazioni non regolari per la Chiesa o complesse» e parla di divorziati risposati e coppie gay, spiega: «A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono “feriti sociali” perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo». E ancora: «La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile. Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: "Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?". Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Accompagnare con misericordia».
Riforme. «Mai stato di destra»
Francesco spiega che «le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, vengono dopo» e non avvengono a «breve» perché c’è bisogno del «tempo del discernimento» per «un cambiamento vero, efficace». Dice che da giovane lo consideravano «ultraconservatore» perché decideva troppo in fretta. «Ma non sono mai stato di destra». E spiega che i dicasteri vaticani non devono «diventare organismi di censura».
Cambiare atteggiamento
Ma «la prima riforma deve essere quella dell’atteggiamento». Si guardi ai lontani: «Invece di essere solo una Chiesa che accoglie, cerchiamo pure di essere una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire da se stessa e andare verso chi non la frequenta, chi se n’è andato o è indifferente. Chi se n’e andato, a volte lo ha fatto per ragioni che, se ben comprese, possono portare a un ritorno».
L’aborto. «Misericordia, non tortura»
«Questa è anche la grandezza della Confessione: valutare caso per caso, discernere qual è la cosa migliore da fare per una persona che cerca Dio», spiega Francesco: «Il confessionale non è una sala di tortura, ma il luogo della misericordia nel quale il Signore ci stimola a fare meglio che possiamo. Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?».
Temi etici
L’essenziale è annunciare il Vangelo: «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna farlo in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione». E poi «una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza». Bisogna «trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte». È dalla «proposta evangelica» che «poi vengono le conseguenze morali».
Donne al vertice della Chiesa
«Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna», dice Francesco. «Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa».
«Io, peccatore» e Caravaggio
«Quel dito di Gesù verso Matteo. Così sono io», dice il Papa citando la Vocazione del Caravaggio. «È il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi: “no, non me!". Significa che identifica Matteo non nell’uomo con la barba, secondo tradizione, ma nel ragazzo in fondo: «Questo sono io: "un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi". È quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice».
Gian Guido Vecchi
STRALCI SCELTI DALLA STAMPA
Pubblichiamo ampi stralci della lunga (29 pagine) inedito di se stesso, che include non solo la visione del intervista che Papa Francesco ha concesso al di- mondo e della Chiesa, ma anche episodi legati alla rettore di «Civiltà Cattolica», storico quindici- sua formazione umana e religiosa, e le sue preferenze nale dei gesuiti, padre Antonio S padaro. Il collo- artistiche. Il cuore del colloquio riguarda il ruolo quio, durato sei ore, è avvenuto il 19, il 23 e il 29 della Chiesa di oggi e indica le priorità da seguire agosto. Jorge Mario Bergoglio traccia un identikit nell’azione pastorale.
Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso».
Aborto e contraccezione «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continua- Dio è più grande del peccato dalle cose, dalla gente, dalla lettura dei se- le decisioni migliori. E adesso sento alcu- rata da un margine di incertezza, allora zione». «Come stiamo trattando il popolo di Dio? gni dei tempi. Il discernimento nel Signore ne persone che mi dicono: “Non si consul- non va bene. Per me questa è una chia-
«Una pastorale missionaria non è Sogno una Chiesa Madre e Pastora. I mi- mi guida nel mio modo di governare». ti troppo, e decida”. Credo invece che la ve importante. Se uno ha le risposte a ossessionata dalla trasmissione disar- nistri della Chiesa devono essere miseri- consultazione sia molto importante. I tutte le domande, ecco che questa è la ticolata di una moltitudine di dottrine cordiosi, farsi carico delle persone, ac- Sono un indisciplinato... nato concistori, i Sinodi sono, ad esempio, luo- prova che Dio non è con lui. Vuol dire da imporre con insistenza. L’annuncio compagnandole come il buon samaritano Della Compagnia di Gesù, Francesco di- ghi importanti per rendere vera e attiva che è un falso profeta, che usa la relidi tipo missionario si concentra sul- che lava, pulisce, solleva il suo prossimo. ce: «Mi hanno colpito tre cose: la missio- questa consultazione. Bisogna renderli gione per se stesso. Le grandi guide del l’essenziale, sul necessario, che è an- Questo è Vangelo puro. Dio è più grande narietà, la comunità e la disciplina. Curio- però meno rigidi nella forma. Voglio con- popolo di Dio, come Mosè, hanno semche ciò che appassiona e attira di più, del peccato. Le riforme organizzative e so questo, perché io sono un indisciplina- sultazioni reali, non formali». pre lasciato spazio al dubbio. Si deve ciò che fa ardere il cuore, come ai di- strutturali sono secondarie, cioè vengono to nato, nato, nato. Ma la loro disciplina, il lasciare spazio al Signore, non alle noscepoli di Emmaus...». dopo. La prima riforma deve essere quel- modo di ordinare il tempo, mi ha colpito La donna nella Chiesa stre certezze; bisogna essere umili.
la dell’atteggiamento. I ministri del Van- tanto. Non vado nell’appartamento papa- «È necessario ampliare gli spazi di una L’incertezza si ha in ogni vero discerni- A proposito dei gay gelo devono essere persone capaci di ri- le perché lì si entra col contagocce. E poi presenza femminile più incisiva nella mento che è aperto alla conferma della «Dobbiamo annunciare il Vangelo su scaldare il cuore delle persone, di cammi- una cosa per me davvero fondamentale è Chiesa. Temo la soluzione del “machismo consolazione spirituale». ogni strada, predicando la buona notizia nare nella notte con loro, di saper dialoga- la comunità. Cercavo sempre una comu- in gonnella”, perché in realtà la donna ha del Regno e curando, anche con la nostra re e anche di scendere nella loro notte, nel nità. Io non mi vedevo prete solo: ho biso- una struttura differente dall’uomo. E in- La Curia e il rischio censura predicazione, ogni tipo di malattia e di fe- loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio gno di comunità. E lo si capisce dal fatto vece i discorsi che sento sul ruolo della «I dicasteri romani sono al servizio del rita. A Buenos Aires ricevevo lettere di vuole pastori e non funzionari o chierici di che sono qui a Santa Marta... Ho scelto di donna sono spesso ispirati proprio da una Papa e dei vescovi: devono aiutare sia le persone omosessuali, che sono “feriti so- Stato». abitare qui, nella camera 201, perché ideologia machista. Le donne stanno po- Chiese particolari sia le Conferenze ciali” perché mi dicono che sentono co- quando ho preso possesso dell’apparta- nendo domande profonde che vanno af- episcopali. Sono meccanismi di aiuto. me la Chiesa li abbia sempre condanna- «Sono un peccatore e un po’ furbo» mento pontificio, dentro di me ho sentito frontate. La Chiesa non può essere se In alcuni casi, quando non sono bene inti. Ma la Chiesa non vuole fare questo. Il Papa definisce se stesso «un peccato- distintamente un “no”. L’appartamento stessa senza la donna e il suo ruolo. La tesi, invece, corrono il rischio di divenDurante il volo di ritorno da Rio de Jane- re». Poi: «Sì, posso dire che sono un po’ pontificio nel Palazzo Apostolico non è donna per la Chiesa è imprescindibile. tare organismi di censura. È impressioiro ho detto che, se una persona omoses- furbo, so muovermi, ma è vero che sono lussuoso. È antico, fatto con buon gusto e Maria, una donna, è più importante dei nante vedere le denunce di mancanza suale è di buona volontà ed è in cerca di anche un po’ ingenuo». E ricordando la grande, non lussuoso. Ma alla fine è come vescovi. Dico questo perché non bisogna di ortodossia che arrivano a Roma. Dio, io non sono nessuno per giudicarla. straordinaria immagine caravaggesca un imbuto al rovescio. È grande e spazio- confondere la funzione con la dignità. Bi- Credo che i casi debbano essere studiaDicendo questo io ho detto quel che dice della vocazione di Matteo afferma: «Quel so, ma l’ingresso è davvero stretto. Si en- sogna dunque approfondire meglio la fi- ti dalle Conferenze episcopali locali, alil Catechismo. La religione ha il diritto di dito di Gesù così... verso Matteo. Così so- tra col contagocce, e io no, senza gente gura della donna nella Chiesa. Bisogna la- le quali può arrivare un valido aiuto da esprimere la propria opinione a servizio no io, così mi sento: un peccatore al quale non posso vivere. Ho bisogno di vivere la vorare di più per fare una profonda teolo- Roma. I casi, infatti, si trattano meglio della gente, ma Dio nella creazione ci ha il Signore ha rivolto i suoi occhi». mia vita insieme agli altri». gia della donna. Solo compiendo questo sul posto. I dicasteri romani sono meresi liberi: l’ingerenza spirituale nella vi- passaggio si potrà riflettere meglio sulla diatori, non intermediari o gestori». ta personale non è possibile». Per fare le riforme serve tempo Decisionista ma non di destra funzione della donna all’interno della
«Una volta una persona, in manie- «Molti pensano che i cambiamenti e le ri- «Nella mia esperienza di superiore in Chiesa. Il genio femminile è necessario I Promessi Sposi sul tavolo ra provocatoria, mi chiese se appro- forme possano avvenire in breve tempo. Compagnia... il mio governo all’inizio ave- nei luoghi in cui si prendono le decisioni «Ho amato molto autori diversi tra loro. vavo l’omosessualità. Io allora le ri- Io credo che ci sia sempre bisogno di tem- va molti difetti... Mi son trovato Provin- importanti». Amo moltissimo Dostoevskij e Hölderlin. sposi con un’altra domanda: “Dimmi: po per porre le basi di un cambiamento ciale ancora molto giovane. Avevo 36 an- Di Hölderlin voglio ricordare quella lirica Dio, quando guarda a una persona vero, efficace. E questo è il tempo del di- ni: una pazzia. Bisognava affrontare si- Il Concilio e la messa antica per il compleanno di sua nonna che è di omosessuale, ne approva l’esistenza scernimento. E a volte il discernimento tuazioni difficili, e io prendevo le mie deci- «Il Vaticano II è stato una rilettura del grande bellezza, e che a me ha fatto anche con affetto o la respinge condannan- invece sprona a fare subito quel che inve- sioni in maniera brusca e personalista. Sì, Vangelo alla luce della cultura contempo- tanto bene spiritualmente. È quella che si dola?”. Bisogna sempre considerare ce inizialmente si pensa di fare dopo. È ciò devo aggiungere però una cosa: quando ranea. Ha prodotto un movimento di rin- chiude con il verso “Che l’uomo mantenga la persona. Qui entriamo nel mistero che è accaduto anche a me in questi mesi. affido una cosa a una persona, mi fido to- novamento che semplicemente viene dal- quel che il fanciullo ha promesso”. Mi ha dell’uomo. Nella vita Dio accompagna Ecco, invece diffido delle decisioni prese talmente di quella persona. Deve fare un lo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Ba- colpito anche perché ho molto amato mia le persone, e noi dobbiamo accompa- in maniera improvvisa. Diffido sempre errore davvero grande perché io la ri- sta ricordare la liturgia. Il lavoro della ri- nonna Rosa, e lì Hölderlin accosta sua gnarle a partire dalla loro condizione. della prima decisione, cioè della prima co- prenda. Ma, nonostante questo, alla fine forma liturgica è stato un servizio al popo- nonna a Maria che ha generato Gesù, che Bisogna accompagnare con miseri- sa che mi viene in mente di fare se devo la gente si stanca dell’autoritarismo. Il lo come rilettura del Vangelo a partire da per lui è l’amico della terra che non ha concordia. Quando questo accade, lo Spi- prendere una decisione. In genere è la co- mio modo autoritario e rapido di prende- una situazione storica concreta. Sì, ci so- siderato straniero nessuno. Ho letto il lirito Santo ispira il sacerdote a dire la sa sbagliata. Devo attendere, valutare in- re decisioni mi ha portato ad avere seri no linee di ermeneutica di continuità e di bro “I Promessi Sposi” tre volte e ce l’ho cosa più giusta». teriormente, prendendo il tempo neces- problemi e ad essere accusato di essere discontinuità, tuttavia una cosa è chiara: adesso sul tavolo per rileggerlo. Manzoni
sario. La sapienza del discernimento ri- ultraconservatore. Ho vissuto un tempo la dinamica di lettura del Vangelo attua- mi ha dato tanto. Mia nonna, quand’ero Dio nella vita di ogni persona scatta la necessaria ambiguità della vita e di grande crisi interiore quando ero a lizzata nell’oggi che è stata propria del bambino, mi ha insegnato a memoria l’ini«Chi oggi cerca sempre soluzioni disci- fa trovare i mezzi più opportuni, che non Cordova. Ecco, no, non sono stato certo Concilio è assolutamente irreversibile. zio di questo libro». plinari, chi tende in maniera esagerata sempre si identificano con ciò che sembra come la Beata Imelda, ma non sono mai Poi ci sono questioni particolari come la alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca grande o forte». stato di destra. È stato il mio modo autori- liturgia secondo il Vetus Ordo. Penso che Il film di Fellini ostinatamente di recuperare il passato tario di prendere le decisioni a creare pro- la scelta di Papa Benedetto sia stata pru- «La strada di Fellini è il film che forse ho perduto, ha una visione statica e involu- Perché uso un’auto modesta blemi». denziale, legata all’aiuto ad alcune perso- amato di più. Mi identifico con quel film, tiva. E in questo modo la fede diventa «Il discernimento si realizza sempre alla ne che hanno questa particolare sensibili- nel quale c’è un implicito riferimento a san una ideologia tra le tante. Io ho una cer- presenza del Signore, guardando i segni, Consultazioni reali tà. Considero invece preoccupante il ri- Francesco. Credo poi di aver visto tutti i tezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni ascoltando le cose che accadono, il sentire «Da arcivescovo di Buenos Aires ogni schio di ideologizzazione del Vetus Ordo, film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi persona, Dio è nella vita di ciascuno. An- della gente, specialmente i poveri. Le mie quindici giorni facevo una riunione con i la sua strumentalizzazione». quando avevo tra i 10 e 12 anni. Un altro che se la vita di una persona è stata un scelte, anche quelle legate alla normalità sei vescovi ausiliari, varie volte l’anno col film che ho molto amato è Roma città disastro, se è distrutta dai vizi, dalla della vita, come l’usare una macchina mo- Consiglio presbiterale. Si ponevano do- Il valore del dubbio aperta. Devo la mia cultura cinematogradroga o da qualunque altra cosa, Dio è desta, sono legate a un discernimento spiri- mande e si apriva lo spazio alla discussio- «Se una persona dice che ha incontra- fica soprattutto ai miei genitori che ci pornella sua vita». tualecherispondeaunaesigenzachenasce ne. Questo mi ha molto aiutato a prendere to Dio con certezza totale e non è sfio- tavano spesso al cinema».