Beatrice Borromeo, Il Fatto Quotidiano 18/9/2013, 18 settembre 2013
“QUANDO VEDO UNA FERRARI MANDO UNA FOTO ALLA FINANZA”
Non voto dagli anni Ottanta, ma per Renzi tornerei alle urne”. Roberto Cavalli, durante la settimana della moda milanese, parla di tutto fuorché di moda: “Per me, ormai, è diventata il solito tram tram”, dice in fiorentino stretto, con la voce roca. E anche se giura di non avere tempo (“mancano poche ore alla mia sfilata”), nonostante gli avvertimenti degli amici (“mi dicono: ‘Roberto, non esporti troppo che poi te la fanno pagare e tante persone dipendono da te’”) lo stilista italiano più popolare tra le star d’oltreoceano alla fine si sbottona. E da sinistra a destra boccia tutti (tranne uno).
Come ha convinto Matteo Renzi a presentare “Just me”, la sua autobiografia?
Il 4 luglio del ’44 mio padre, che lavorava come geometra in una miniera di carbone, fu ucciso dai nazisti. Qualche anno fa ci fu una commemorazione e il sindaco mi accompagnò davanti a quel muro dove tante persone vennero fucilate. Diventammo subito amici, apprezzai la nostra vicinanza di pensiero.
Cos’ha in comune il suo mondo cangiante con quello di un dirigente del Pd?
La verità è che i valori possono essere gli stessi indipendentemente dalla maschera che si indossa. Renzi passa per essere un rottamatore, o asfaltatore, ma è solo uno slogan per arrivare alla gente. Per me yacht, champagne e modelle sono solo un’operazione di marketing: faccio una moda che si rivolge a quel mercato. Ma quel che mi interessa davvero sono l’onestà, l’educazione, la giustizia sociale, soprattutto ora che l’Italia è un pantano nauseante. È questo che mi unisce a Matteo.
E cosa accomuna il sindaco a Briatore e Berlusconi ?
Quando Renzi andò da Briatore gli mandai un sms. Ero meravigliato. Perché frequentare chi ha avuto guai con la Finanza? Io non sopporto chi scherza con le tasse. Si figuri che quando vedo le Ferrari parcheggiate in giro mando le targhe ai finanzieri.
Davvero?
Giuro. Fossi al governo, obbligherei i ricchi a versare metà dei loro grandi patrimoni. Per questo, all’inizio, le mosse di Matteo mi sembravano strane. Poi ho capito.
Cosa?
Che lui va a cena con Briatore, o ad Arcore da Berlusconi, per imparare il linguaggio del nemico.
Renzi l’infiltrato.
E fa bene: devi conoscere chi combatti.
Lei è un ottimista. Pensa che il Pd si farà guidare da Renzi?
Il Pd è un partito morto, tenuto lì a fare la veglia. Dovrebbero augurarsi che Renzi abbia successo.
Delle larghe intese che pensa?
Che mentre l’Italia si fa lavare il cervello dalle tv di Berlusconi, il governo Letta ha un piede di qua e uno di là: destra e sinistra dicono che bisogna dare lavoro ai giovani e poi nessuno trova la soluzione. Sarà che uno dei due ci prende per il culo?
Da imprenditore che opinione ha del Cavaliere?
Non rispondo sennò mi porta in tribunale. I miei miti sono altri: Che Guevara e Gandhi.
Non avevano proprio la stessa visione.
Infatti penso che in Italia servirebbero tutti e due. Anche se opterei per una battaglia pacifista, senza urlare come fa Grillo.
E Renzi è il suo Gandhi?
È banalmente l’unico che mi dà una leggera fiducia. Perché devo accettare in silenzio la scomparsa dell’onestà e della serietà? Io sono anarchico. E se fossi giovane non so cosa farei. Forse sarei pericoloso. Quindi sono grato che esista un politico che stimo, che mi fa sperare.
È sempre stato di sinistra?
Votavo comunista. Poi, per troppo tempo, mi sono disinteressato, come fanno in tanti. Oggi forse bisogna ricominciare a votare, a credere in qualcuno, a esprimersi. Ammetto che qualche volta, e me ne vergogno, mi rifugio nella mia età.
In che senso?
Dico: “Tanto non mi riguarda”. Metto la testa sotto la sabbia, come gli struzzi. E quando mi comporto così mi faccio schifo. Ora basta: voglio anche io fare la mia parte.