Marco Ferrari, Focus 20/9/2013, 20 settembre 2013
«SENZA SPERIMENTAZIONE ANIMALE, LA RICERCA MUORE»
A fine luglio, la legge delega relativa alla Direttiva europea sulla sperimentazione animale è passata alle Camere. Il Parlamento ha delegato il Governo a emanare a sua volta un decreto di recepimento, proponendo profonde modifiche al testo dell’Ue (in particolare nell’articolo 13). Il governo ha approvato un ordine del giorno che lo impegna a recepire la Direttiva europea così com’è, ma la ricerca è in allarme. Secondo diversi studiosi, gli emendamenti proposti dal parlamento italiano limitano drasticamente la possibilità di fare sperimentazioni.
1 Cosa c’è che non va in questa legge?
Le modifiche, in particolare all’articolo 13, danneggiano i ricercatori, e soprattutto l’Italia. I problemi della legge sono molti: uno degli emendamenti impone per esempio di fare l’anestesia per qualsiasi “operazione” che possa causare dolore all’animale: con il paradosso quindi che anche prima dell’iniezione per l’anestesia, bisogna fare l’anestesia! La direttiva europea è molto rigida; non è necessario farla diventare ancora più complessa. La legge italiana così come è proposta complicherebbe ulteriormente le procedure per iniziare una sperimentazione animale.
2 Quali altri ostacoli ci sono?
Non si possono più utilizzare gli animali per studiare sostanze d’abuso. Eppure alcol o droghe sono i veri problemi delle giovani generazioni: come faremo ad affrontarli? Non solo per droghe derivate dal traffico illegale, però. Nel solo 2010 sono morte negli Stati Uniti 7.000 donne per abuso di oppiacei, cioè farmaci antidolorifici legali. Non si potranno più fare test sugli animali. E non si possono fare xenotrapianti.
3 Può spiegare questo punto, che sembra il più controverso?
Lo xenotrapianto è il trapianto di cellule tra specie diverse. Secondo la legge non si possono più trapiantare in topi molto particolari (senza difese immunologiche) cellule, tessuti o organi per studiare la reazione a farmaci antitumorali. Eppure è uno dei metodi più usati per studiare i tumori. Impedire l’uso degli animali ostacolerebbe forse in maniera irreversibile lo studio dei tumori, che sì ha fatto progressi negli ultimi anni, ma dobbiamo fare di più.
4 Gli animalisti sostengono che esistono molti metodi alternativi.
I metodi alternativi, come le cellule in coltura o i topi geneticamente “malati”, purtroppo non aiutano o comunque nessuno è mai riuscito a dimostrare che funzionino. Allo stesso modo non si potrà, con questa legge, fare ricerca per sostituire organi umani con organi provenienti da animali. Anche in questo caso infatti si tratterebbe di utilizzare tessuti di animali per guarire le malattie dell’uomo, facendo cioè uno xenotrapianto. Che è proibito. La direttiva europea è gi a molto rigida: è inutile farla diventare ancora più complessa.
5 Cosa significa questo, al di là delle applicazioni in medicina?
Siamo tutti convinti che per uscire dalla crisi dobbiamo fare ricerca, è l’unico modo per innovare. Nonostante siamo pochi e con pochi fondi, a livello internazionale la ricerca biomedica italiana è molto considerata. Con questa legge ritengo si stia facendo di tutto per ostacolarla. È chiaro infatti che se un ricercatore non vede nessuna prospettiva in Italia anche perché sa che da noi non si possono fare certe cose, le va a fare all’estero. Già i laureati “fuggono” normalmente, figuriamoci se vedono ostacoli all’attività. Anche adesso, nonostante in Parlamento ci sia un ministro della ricerca come Maria Chiara Carrozza, una scienziata di valore, e anche una fuoriclasse della ricerca come Ilaria Capua, probabilmente le ragioni della politica impediscono loro di avere influenza su queste leggi. Non è possibile che non si ascolti la voce dei ricercatori quando si tratta di metodi scientifici.