Francesca Paci, La Stampa 20/9/2013, 20 settembre 2013
LA PRIMA MISS DEI MUSULMANI ELETTA PER BELLEZZA E DEVOZIONE
Per essere bella, la ventunenne Obabiby Aishah Ajibola lo è. Gli occhi da Bambi, il volto d’ebano incorniciato dal velo, il polso sottile che emerge dalla lunga tunica color crema sotto cui s’immagina una figura slanciata. Ma non è a queste caratteristiche fisiche, peraltro niente affatto evidenziate, che la giovane nigeriana deve il titolo di Miss Mondo Musulmana.
Obabiby Aishah ha conquistato la giuria di provata fede islamica riunita a Giacarta per la terza edizione di questo atipico concorso estetico con i suoi modi modesti, l’eleganza discreta cedevole solo al vezzoso quanto semi nascosto stiletto e, soprattutto, con la devozione mostrata nella recitazione del Corano.
«Non si tratta di una vera e propria competizione, vogliamo solo far vedere al mondo la profonda bellezza dell’islam» ha detto tra le lacrime la neo reginetta, ringraziando i giudici e Allah «l’onnipotente» per i 25 milioni di rupie (circa 1600 euro) ricevuti in premio insieme a un pellegrinaggio spesato alla Mecca. Alle sue spalle, altrettanto coperte e commosse, le altre 19 concorrenti provenienti dall’Iran, dalla Malesia, dal Bangladesh, dal Brunei, dalla Nigeria e ovviamente dall’Indonesia, tutte ragazze tra i 18 e i 27 anni precedentemente selezionate online tra cinquecento candidate chiamate a provare la propria conoscenza del Corano e a esprimere le motivazioni personali dietro la scelta d’indossare il velo (in palio per la seconda, la terza e la quarta classificata c’erano «viaggi educativi» in India, Turchia e in Brunei).
«Ci piace pensare che questo concorso sia l’alternativa musulmana a Miss Mondo, le nostre donne sono al tempo stesso affascinanti e pie e contraddicono il pregiudizio di quanti associano l’islam alla povertà e al terrorismo», racconta all’Afp Eka Shanti, la madrina dell’evento, un’ex giornalista televisiva licenziata tre anni fa per essersi rifiutata di presentare il tg con il capo scoperto.
Fu allora che immaginò di controbattere ai canoni estetici dominanti con una risposta religiosa e pacifica, anche perché memore della violentissima reazione degli islamisti nigeriani all’edizione 2002 di Miss Mondo, organizzata inizialmente nella capitale Abuja ma cancellata in fretta e furia all’indomani della mattanza fondamentalista costata oltre 100 morti e almeno 500 feriti. L’idea funzionò subito, anche con il contributo economico della connazionale Dewi Sadra, nota attrice pop incoronata dalla rivista «For Him Magazine Indonesia» Miss Artista più sexy dell’Indonesia 2004 e recentemente convertitasi alla sobrie compostezza del velo. Oggi che è una specie di fiore all’occhiello di Giacarta, Miss Mondo Musulmana può competere direttamente con l’originale «anglosassone».
«Quest’anno abbiamo intenzionalmente scelto una data che fosse a ridosso della finale di Miss Mondo», dice ancora Eka Shanti. Tra poco più di una settimana infatti, sfilerà sulla passerella della vicina Bali un esercito di reginette aspiranti al titolo tradizionale e ai suoi immodestissimi criteri di selezione con buona pace dei fiammeggianti islamisti locali, irriducibili a denunciare «la parata delle prostitute» nonostante la scarsa eco prodotta nell’isola a maggioranza islamista e meta del turismo internazionale (la competizione avrebbe dovuto tenersi a Giacarta se gli imam più agguerriti e i loro seguaci non fossero scesi in strada a migliaia tuonando contro la «pornografia»).
Obabiby Aishah Ajibola, con solo un velo di lucido sulle labbra e le palpebre spolverate di celeste, non cerca la polemica. Sarebbe in contraddizione con il nastro della vittoria consegnatole dalla giuria. Era una bambina all’epoca della strage di Abuja, scatenata dall’ira dei fondamentalisti per un articolo del quotidiano «This Day» in cui si sosteneva che il profeta Maometto sarebbe stato lieto di prendere in moglie una delle concorrenti al titolo di Miss Mondo. Ma ricorda la cancellazione del concorso (svoltosi poi a Londra senza che lei lo rimpiangesse ) e l’onta ricaduta sulla sua religione, ostaggio della follia estremista. Così, quando l’ha scoperta, ha sposato la causa del «soft power» patrocinata da Miss Mondo Musulmana.
«Sempre più donne islamiche lavorano nell’industria dell’intrattenimento assecondandone i canoni sessualmente espliciti e rappresentando così un modello negativo per le altre», insiste Dewi Sandra. L’antidoto, sostiene, non può che essere un immaginario alternativo, casto, osservante, moralmente più che esteticamente sexy. Peccato che a inseguire i virtuosismi della virtù si rischi di non arrivare mai.
Così, mentre la bella nigeriana s’inginocchia commossa per il premio meno vanaglorioso che esista, su Internet c’è già chi ne mette all’indice la vanità. «Una vera musulmana non concede troppo facilmente il sorriso agli stranieri, la sua bellezza dev’essere riservata esclusivamente al marito», commenta su Twitter @amiirxh. E @Mr_Zaid01: «Cara musulmana la tua bellezza non è per il mondo, proteggi la tua modestia». Che peccato.
@Twitter @frapac71