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 2013  settembre 20 Venerdì calendario

«HO PIÙ PAURA DEI TRAM CHE DEGLI ASSASSINI»

È «fenomeno-Franca Leosini». La signora in giallo della nostra tv, regina della seconda serata del sabato targato Rai Tre, sta diventando un personaggio cult. Autrice tv di lungo corso (si pensi a Telefono Giallo), scrittrice, giornalista pluripremiata con un passato a l’Espresso ed ex direttrice di Cosmopolitan.
Una, per dirla tra le righe, che conosce gli scritti di Leonardo Sciascia a memoria, che odia essere chiamata «signora» (perché il giornalista è «gente di strada») e che ora, all’improvviso, si ritrova sempre più popolare. «Non c’è tassista che non mi dica di essere mio fan. Persino il verduraio ha affisso una mia foto autografata. Ne vado così fiera..».
Ma cosa c’è dietro, questo successo? In un panorama tv fatto di linguaggio piuttosto basso, la Leosini si gioca la carta dell’eleganza formale e verbale, del saper raccontare storie senza artifici, basate su quel lato oscuro che, in fondo in fondo, come dice lei, è «dentro ognuno di noi». Il risultato è che Storie Maledette, nella sua prima puntata, è stata la rete Rai più vista a quell’ora. Su Twitter, un mare di commenti anche da personaggi tv e dal direttore di rete Andrea Vianello, che si è lasciato andare a un tweet che sfiora il sentimentale, «come Franca c’è solo Franca, magnetica!».
Come vive quest’attenzione?
«Quando lavori quattordici ore al giorno raccogliere consensi fa solo piacere. Tanti mi hanno contattato. Christian De Sica mi ha detto che organizza gruppi di ascolto per guardarmi con gli amici, Luca Bizzarri mi ha mandato un messaggio...».
Ci spieghi come vive questo successo.
«Ultimamente mi scrive gente di ogni tipo. Vuole sentirne una? Ricevo persino lettere d’amore...»
Aspetti, racconti un attimo.
«Senta cosa mi scrive questo tizio, senta bene: “Franca, Lei sa fare domande ficcanti, ma con una dolcezza tale che sembra inserisca, in ogni domanda, una goccia di Valium”. Altre gliele risparmio. Mi fanno commenti maniacali su trucco, vestiti...».
E questo fatto che a febbraio scorso ha vinto il premio Muccassassina come icona gay dell’anno?
«Orgogliosissima. La sera della premiazione è stata così divertente, in tremila con addosso magliette con il mio volto stampato. Ho cercato di accaparrarmene almeno una, ma non ci sono riuscita».
Secondo lei, perché è considerata un’icona dal mondo omosex?
«Non saprei, forse perché non amo la parola diverso, è un concetto che non concepisco. Poi mi vedono come una persona sensibile, ma di carattere. E diva, così mi hanno detto».
Secondo lei, considerando tutta questa curiosità intorno, quale può essere il punto forte di Storie Maledette?
«È un programma che va oltre la cronaca. Cerco di soffermarmi sui motivi psicologici più profondi che hanno indotto persone a cadere in una maledetta storia. Credo piaccia il mio rigore e anche la pacatezza. E poi scelgo la qualità alla quantità».
Cioè?
«Cioè con grande dispiacere dei miei direttori che si sono susseguiti, preferisco fare poche puntate, ma di livello. Ho una meravigliosa redazione, ma sono autore unico. Sei puntate significano un anno di lavoro».
Se le chiedessero di fare Storie Maledette su un’altra rete?
«Ho avuto innumerevoli offerte di traslocare su altre emittenti. Ma la penso come l’ex direttore Angelo Guglielmi, “Rai Tre non è una rete, ma uno stato d’animo”. Sono rimasta fedele negli anni, nonostante offerte che mi avrebbero permesso di guadagnare dieci volte tanto. Devo dire che in cambio ho avuto grande libertà di espressione».
Non condurrebbe mai, quindi, Quarto Grado?
«Ho già fatto Ombre sul giallo, una trasmissione da cui altre hanno preso ampi spunti. Non amo commentare i colleghi, ognuno ha un suo modo di affrontare la materia. Ma ringrazio Salvo Sottile perché so che ha detto di me “lei è la regina assoluta”. Gli faccio tanti auguri per questa trasmissione su La7, che però non ho avuto ancora modo di vedere».
Ha più volte dichiarato che intrattiene rapporti epistolari con persone da lei intervistate, coinvolte in crimini efferati. Come fa?
«I delitti mai si giustificano, ma si interpretano. Spesso, dopo ore di lavoro, passo la sera a rispondere alle lettere di queste persone, che mi raccontano come passano le loro giornate. I criminali per me sono altri, gente che vive sul crimine, che lo sceglie ogni giorno. Gli scippatori, per esempio».
Paura, quando si rapporta a loro?
«Mai avuta. Come dico sempre, ho più paura di prendere un mezzo pubblico all’ora di punta».