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 2013  settembre 20 Venerdì calendario

COSI’ GLI EUROSCETTICI CONQUISTANO L’EUROPA

Fate largo agli euroscettici. A quarantott’ore dalle elezioni in Germania ma soprattutto a pochi mesi dalle urne per il nuo­vo Parlamento europeo, ecco che la novità potrebbe essere rappresentata proprio dal pro­liferare in tutto il continente di formazioni anti moneta unica. In grande spolvero, proprio perché gli unici a movimenta­re la noiosa attesa berlinese, gli antieuro tedeschi di «Alternati­ve fuer Deutschland» guidati dall’economista Bernd Lucke, che per la prima volta si affac­ciano ad una competizione elettorale e che due sere fa in te­levisione si sono presentati av­volti da una bandiera greca con un grosso buco al centro. Ma se fino a qualche mese fa erano vi­sti come una primizia acerba e incapace di entrare nel Bunde­stag, ecco che il sondaggio con­do­tto dall’istituto Insa per con­to del quotidiano popolare Bi­ld li accredita del 5% dei con­sensi, quindi in grado di sedere nel nuovo parlamento. E an­dando ad ingrossare la pattu­glia di formazioni con le stesse prerogative che si sono diffuse negli stati membri.
Si prenda l’epicentro della crisi, la Grecia, dove i partiti eu­roscettici sono addirittura due. I neonazisti di Alba Dora­ta forti di un consenso che dal 7% dello scorso giugno li ve­drebbe al 20: chiedono con for­za la nazionalizzazione delle banche che hanno ricevuto iniezioni di capitale sotto la ga­ranzia del debito pubblico gre­co e la cancellazione del debito delle famiglie greche con crite­ri sociali. Ma anche i grillini penstellati, guidati da Theodo­ros Katsanevas, fondatore del movimento ellenico Dracmh che richiama punti program­matici del Movimento cinque stelle nostrano con un forte ac­cento sulla creazione di una moneta unica utilizzabile in una sorta di zona unificata che comprenda Grecia, Italia, Spa­gna, Portogallo e Cipro.
In Olanda c’è il «Partij voor de Vrijheid», che il 21 aprile del­lo scorso anno ha ritirato il so­stegno al governo di Mark Rut­te, portando il paese ad elezio­ni anticipate. È nato nel 2004 quando Geert Wilders abban­donò i liberali del Partito popo­lare per la libertà e la democra­zia, e diede vita ad un proprio gruppo parlamentare perché non condivideva la posizione fi­loeuropeista del Vvd, impe­gnando­si anche per il no al refe­rendum confermativo della Co­stituzione europea, conqui­stando alle elezioni del 2006 il 5 ,9 % dei voti.
In grande spolvero in Inghil­terra l’Ukip, che alle elezioni amministrative del 2013 ha ot­tenuto un risultato mai rag­giunto prima, il 23% dei consen­si contro il 25% dei Conservato­ri e il 29% del Labour: nati da una costola di scissionisti del Partito conservatore, inneggia­no al ritiro del Regno Unito dal­l’Unione europea. È rappresen­tato da tredici deputati al Parla­mento europeo e due Lord alla Camera dei Lord.
In Belgio spicca il partito Ldd attivo dal 2007, quando guada­gnò cinque seggi alla Camera dei rappresentanti e un seggio al Senato, mentre nelle scorse europee ottenne un seggio. Senza dimenticare quelli più destrosi come l’English Defen­se League in Inghilterra, il parti­to ungherese Jobbik, o il Fred­dy Party olandese, passando per i belgi del Vlaams Belang e per l´estrema destra svedese degli Sverigedemokraterna.