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 2013  settembre 17 Martedì calendario

LA SCELTA DEI SERVIZI SOCIALI

Roma Mentre il Senato litiga sulla decadenza del senatore Berlusconi, la data dell’esecu­zione (penale) del condannato Berlusconi si avvicina inesora­bile. I difensori del Cavaliere hanno chiesto una consulenza ad un avvocato di Milano, esperto di affidamento in prova ai servizi sociali, per mettere a punto l’eventuale richiesta al Tribunale di Milano. Per deci­dere tra la «rieducazione» di Berlusconi e la detenzione do­miciliare c’è tempo fino al 15 ot­tobre, ma le valutazioni, anche dentro il pool difensivo, sono di­scordanti. La via dei servizi so­ciali è considerata più umilian­te ( «Non accetto di essere tratt­a­to come un criminale da riedu­care » ha detto lo stesso Berlu­sconi), ma presenta dei vantag­gi. Intanto un margine di liber­tà più ampio rispetto ai domici­liari, che comportano la perma­nenza a casa, a meno di diverse prescrizioni del magistrato di sorveglianza (qualche ora al mattino, uno spostamento fuo­ri città purché motivato). Se Ber­lusconi optasse per i servizi so­ciali, e il Tribunale di Milano ac­cogliesse la richiesta, avrebbe invece solo due vincoli orari: rientrare a casa entro le 22 e uscire dopo le 7-8. Per il resto sa­rebbe libero di uscire, incontra­re persone, lavorare, ovviamen­te prestando il suo servizio a qualche onlus o associazione o istituto, come prevede appun­to l’ «affidamento in prova ai ser­vizi sociali».
Tutto ciò se si guarda alle con­suetudine, poi è il magistrato che predispone il piano riedu­cativo per il condannato, con le prescrizioni adeguate al caso singolo, in questo caso molto peculiare, un condannato che è nel frattempo leader politico, magari in campagna elettorale (Amministrative ed Europee, primavera 2014). E qui si capi­sce l’altro vantaggio dell’affida­mento ai servizi, il contatto con l’esterno. «Quando uscirà da Palazzo Grazioli troverà i gior­nalisti, e poi la sua gente... in­somma potrà continuare a fare il leader - ragiona un falco Pdl -mentre ai domiciliari sarebbe un recluso...». Un detenuto ai domiciliari può ricevere solo i famigliari, salvo diverse dispo­sizioni,mentre una volta fuori, ai «servizi sociali», Berlusconi potrebbe incontrare chi vuole.
A chi verrebbe «affidato» Ber­lusconi?L’iter prevede che sia la difesa a prospettare una strut­tur­a di cui ha verificato la dispo­nibilità,e poi sta al Tribunale ac­ce­ttare e disporre il piano riedu­cativo.Ma il giudice potrebbe li­mitare l’attività politica di Ber­lusconi, prescrivendo ad esem­pioche non possa parlare in tv, o che debba circoscrivere i con­tatti politici? «Sarebbe una for­zatura - spiega l’avvocato Mas­simo Teti, esperto di esecuzio­ne penale- L’affidamento ai ser­vizi sociali deve tendere, per sua natura, alla rieducazione. Parafrasando una sentenza del­la Corte Costituzionale, è come la cura di una malattia. In que­sto caso si tratta di reato societa­rio (frode fiscale,ndr )e non commesso in ambito politico. Se dunque bisogna rieducare il condannato e prevenire la reite­razione del reato, non avrebbe­ro s­enso prescrizioni che limiti­no l’agibilitàpolitica».C’è un altro vantaggio dell’af­fidamento. Mentre i domicilia­ri si concludono con la sempli­ce estinzione, il periodo ai servi­zi sociali termina con un giudi­zio positivo del magistrato sul buon esito del servizio. Un «at­testato » spendibile per even­tuali sconti, nel caso si abbiano altri processi. Il caso di Berlu­sconi (Ruby innanzitutto).
Poi ci sono gli svantaggi. L’umiliazione di essere «riedu­cato », come succede a spaccia­tori e rapinatori. Il fatto poi che la vita di Berlusconi sarebbe sot­toposta al controllo dei funzio­nari dell’Uepe, l’ufficio ministe­riale per l’esecuzione pene esterne. Dovrebbe incontrarli periodicamente, rispondere al­le loro domande, tese a capire se si sta comportando bene op­pure no... Una condizione diffi­cile da accettare per uno con la storia di Berlusconi. Certo, as­sociazioni e onlus pronte ad ac­coglierlo non mancano. Alle molte, si aggiungono anche i Radicali, con l’ex segretaria Ri­ta Bernardini che si unisce a Pannella e dice: «Invece di subi­re la gogna della giunta, Berlu­sconi si dimetta, come fece Tor­tora. Noi lo accoglieremmo nel­la nostra associazione “ Non c’èpace senza giustizia”».