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 2013  settembre 19 Giovedì calendario

RIVOLUZIONE OLANDESE: LO STATO NON AIUTA PIÙ

Società di partecipazione. È la nuova parola d’ordine che sancisce la fine di fatto del siste­ma tradizionale dello Stato as­sistenziale in Olanda. L’ha pro­nunciata ieri alla televisione pubblica il re Willem-Alexan­der, che ha preso da poco più di quattro mesi il posto della popolarissima madre Beatri­ce. Il sovrano, ovviamente, è poco più che un annunciatore istituzionale in un moderno Paese europeo che mantiene la monarchia per ragioni più af­fettive che di sostanza: il vero messaggio è quello che aveva inviato poche ore prima il mini­stro delle Finanze Jeroen Dijs­selbloem presentando il bilan­cio dello Stato per il 2014 che prevede dolorosi tagli per 6 mi­liardi di euro, mentre quello letto da sua maestà è stato scrit­to in realtà dal primo ministro, il liberale Mark Rutte.
Dietro queste scelte impopo­lari c’è la necessità di contene­re il deficit pubblico al di sotto della fatidica soglia imposta dall’Ue del 3 per cento del pro­dotto interno lordo: anche con i risparmi annunciati, infatti, il traguardo nel 2014 sarà manca­to - le previsioni stimano un 3,3 per cento. L’Olanda guida­ta da Rutte, insieme con la Ger­mania di Angela Merkel, è tra i Paesi che con più insistenza predicano la necessità che i partner europei meridionali non sfondino la soglia massi­ma consentita, e non può per­mettersi di razzolare troppo male.
Quali che siano le ragioni fa certamente effetto, comun­que, sentirsi dire dal re in perso­na che il welfare olandese do­vrà subire non solo una cura di­magrante, ma una vera rivolu­zione culturale. «Società di par­tecipazione », infatti, significa che saranno i privati cittadini a dover investire per creare delle reti di assistenza sociale, men­tre il governo si limiterà a forni­re un aiuto non rilevante.
«Il classico welfare-state del ventesimo secolo - ha detto ai suoi sudditi Willem-Alexander - ha portato ad accordi che so­no insostenibili nella loro for­ma attuale. Inoltre - ha aggiun­to il sovrano- le persone al gior­no d’oggi vogliono fare le loro scelte, organizzarsi la loro vita e prendersi cura l’una dell’al­tra ». Parole che riprendono la fi­losofia del governo Rutte, se­condo la quale la transizione a una «società di partecipazio­ne » è già in cor­so, in partico­la­re nella sicu­rezza sociale e nell’assisten­za a lungo ter­mine.
Gli olande­si, insomma, dovranno abi­tuarsi a fare un po’ più da sé e a contare di meno sulla generosa assi­stenza della mano pubbli­ca. Un proces­so già parzial­mente avvia­to nell’ultimo decennio, con la cancel­lazione delle indennità di disoccupazio­ne e dei sussi­di sanitari. I 6 miliardi di ta­gli annunciati ieri avranno co­me effetto non solo un’ulterio­re riduzione dei servizi sanitari, ma comporteranno anche un incremento della pressione fi­scale. Il tutto mentre, nelle stes­se ore, il ministro della Difesa Ja­nine Hennis-Plasschaert con­fer­mava la decisione di spende­re 4,5 miliardi di euro per rispet­tare gli impegni con gli alleati della Nato e acquistare 37 aerei da caccia F-35.
Comprensibile, in questo contesto, che il livello di popola­rità del governo sia sceso molto in basso. Ma il re, o chi per lui, ha raccomandato a tutti pazien­za e perseveranza.