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 2013  settembre 16 Lunedì calendario

SONO TROPPO ETEROSESSUALI CACCIATI DAL LOCALE GAY

«Se volete entrare dovete li­monare un po’...». Eh già, visto che i ragazzi che si erano presen­tati all’ingresso della «Rosa dei venti», locale notoriamente gay friendly di Genova, zona Porto antico, non erano vestiti in sin­tonia con il posto, l’unico modo per esibire una sorta di certifica­to di omosessualità quale inac­cettabile e discriminatorio pass era quello di dimostrare con at­teggiamenti inequivocabili la propria preferenza sessuale. Il punto è che dei tre giovani inter­cettati dalla security del locale solo uno, pur senza trucco e mo­venze effemminate, era effetti­vamente gay, mentre gli altri due amici volevano semplice­mente passare una serata in al­legria, a prescindere dalle ri­spettive tendenze. A far scop­piar­e il caso è stato proprio il gio­vane omosessuale che si è senti­to discriminato all’incontrario. Per questo Luca Artuso, studen­te universitario che da due anni e mezzo risiede a Genova, ha spedito una lettera al Secolo XIX perché «profondamente ferito e turbato» da quanto capitato: «Mi sono ritrovato a fronteggia­re la pomposa irsutaggine dei “buttafuori”-ha scritto-i quali, a seguito di una breve “radiogra­fia” dei personaggi, hanno deci­so di etichettarci come “poco omosessuali”».
Gianmarco Casavecchia, esponente di Disegual , la socie­tà che organizza questi eventi, respinge ogni tipo di accusa di di­scriminazione. Piccolo inciso: il fatto che un esponente del mon­do gay si debba difendere da que­sto tipo di accusa, a prescindere se sia fondata o meno, è già un se­gn­ale che molte battaglie del mo­vimento omosessuale, dopo aver accusato il mondo intero di discriminazione, sono state vin­te da tempo. Detto questo, Casa­vecchia dichiara al quotidiano genovese che la vicenda sarà ri­costruita con attenzione, addirit­tura ricorrendo alle registrazio­ni ric­avabili dalle telecamere po­ste all’esterno del locale. «Mi pre­me sottolineare - aggiunge- che agli eventi del venerdì partecipa­no moltissimi eterosessuali».
E vorrei ben vedere, attacca lo studente rimasto di stucco quando si è visto respinto assie­me agli amici etero. I gay hanno combattuto mille battaglie per non essere considerati diversi, per avere gli stessi diritti di tutti, e adesso sono loro ad alzare gli steccati? «Lo shock di subire una discriminazione in un cer­to senso al contrario - prosegue Artuso nella sua lettera-ci ha co­stretti a insistere contro l’illogici­tà delle loro considerazioni. “Datevi un bacio, limonatevi, però dateci dentro”, insisteva uno dei tre. Ci siamo ritrovati senza se e senza ma sbattuti fuo­ri dal locale perché dall’aspetto poco effemmina­to, privi di masca­ra e pa­jettes a por­tata di mano. No­nostante la chia­mata ai carabinie­ri e alla polizia, i temerari difenso­ri dell’identità di genere non han­no ceduto alle ri­chieste degli av­ventori ».
Qualcuno, giu­sto per voler tro­vare una giustifi­cazione, ricorda qualche prece­dente poco edifi­cante di stupidi eterosessuali en­trati alla Rosa dei venti solo per of­fendere i gay pre­senti. «Combat­to attivamente per rivendicare e sostenere la pre­sa di coscienza necessaria alla comunità gay - conclude Artu­so- per uscire fuori dalle gabbie dell’autoghettizzazione che con questo e molti altri episodi costruiamo con le nostre stesse mani». Non è con i gay pride, con gli slinguazzamenti, con le ostentazioni folcloristiche non sempre di buon gusto che si con­quistano i propri diritti. Certe volte basta rispettare i diritti de­gli altri senza considerarli, ap­punto, altri.