Chiara Paolin, il Fatto Quotidiano 20/9/2013, 20 settembre 2013
IL RETTORE FRATI VA IN PENSIONE MA PRETENDE DI TENERSI LA POLTRONA
Lo scorso agosto Serenella Bendia, 55 anni, è morta. Era malata di cancro, ma la prima volta che ha pensato di non farcela davvero è stato quando le hanno somministrato un farmaco cui solo dieci giorni prima era risultata allergica. Succedeva nel reparto di oncologia del-l’ospedale Umberto I, a Roma. La signora fu salvata per miracolo, il primario e la sua assistente vennero indagati per lesioni colpose.
Il primario era Luigi Frati, rettore della Sapienza e ivi docente, direttore scientifico all’Irccs Neuromed di Pozzilli (istituto accreditato al sistema sanitario nazionale della regione Molise), nonché presidente dell’Accademia nazionale di medicina. Uno che, dissero all’epoca i testimoni , nel reparto di oncologia non si vedeva mai pur incassando regolarmente lo stipendio.
Oggi la notizia è che Luigi Frati andrà in pensione il primo novembre, ma ha già chiesto al ministro dell’Istruzione di poter restare lì al suo posto, a fare il rettore anche da pensionato. L’ha scritto in una mail inviata a tutti i dipendenti: “Responsabilmente, ho firmato il decreto rettorale che ha disposto il mio pensionamento definitivo (da professore) con il prossimo 31 ottobre (rimanendo in carica come Rettore, a norma di legge, per un ulteriore anno)”.
A NORMA DI LEGGE mica tanto, dice il sindacato dei medici Csa Cisal che ha chiesto al ministro Maria Chiara Carrozza di evitare l’occupazione a vita della poltrona. Certo, per Frati, stare alla Sapienza è come stare a casa: ha tantissimi amici entusiasti della sua gestione e soprattutto l’intera famiglia arruolata in sede (moglie docente, figlia docente, figlio diventato primario in cardiochiurgia). Poco conta se la gestione dell’ateneo continua a collezionare tonfi clamorosi: come rivelato ieri da Repubblica, l’ultimo concorso a cardiochirugia ha promosso i soliti noti, fra cui un giovane che s’era adattato a far da autista al suo prof pur di ben figurare.
Ebbene, nemmeno stavolta il Magnifico rettore dell’università più grande d’Europa ha fatto una piega. Neanche due righe dettate alle agenzie di stampa per dire che verranno accertate tutte le responsabilità. Perché vergognarsi? Le ultime uscite pubbliche di Frati sono state splendide, cioè l’annuncio del-l’iscrizione gratis per le famiglie il cui secondo figlio frequenti la Sapienza, e poi un interessante incontro con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sul femminicidio.
Dunque, rapporti istituzionali ottimi con il governo in carica nonostante i fardelli giudiziari. L’accusa di lesioni colpose ai danni di Serenella Bendia, finita in coma per un medicinale sbagliato, pende sull’onore di Frati: la procura di Roma non ha mai chiesto l’archiviazione, l’Ordine dei medici ha sospeso il prof. E anche se Frati, quando parla con i colleghi, si dice sicuro di uscire indenne dalla vicenda, c’è chi è convinto che le accuse possano virare sull’omicidio colposo.
“IO SO SOLO CHE ho presentato esposti a raffica e nessuno mi ha ancora chiamato” spiega Antonio Sili Scavalli, remautologo e sindacalista Fials appena licenziato dall’Umberto I “per aver screditato la struttura” denunciando ai giornali inefficienze e irregolarità. Ad esempio quella sul già ricercatore - a 28 anni - e poi primario - a 35 anni - Giacomo Frati, figlio di Luigi. Esposti a Procura e Corte dei Conti per sapere se esista o no incompatibilità tra il ruolo di rettore e quello di primario nella stessa struttura; e se sia stata davvero una buona idea, per i costi della sanità pubblica, creare un’unità tutta nuova a cardiochirurgia, quella affidata al giovane Frati, addestrato nella struttura periferica di Latina.
Il fatto è che quando ti chiami Frati il coraggio non ti manca, nè perdi tempo frequentando prestigiose università all’estero: dalla giovinezza all’età pensionabile, il posto giusto per te è La Sapienza di Roma. Alla faccia del ministro Carrozza che settimana scorsa, inaugurando l’anno scolastico, incitava i giovani: “Siate ribelli e rivoluzionari!”.