Stefano Montefiori, Corriere della Sera 19/09/2013, 19 settembre 2013
SE UN GIOIELLIERE GIUSTIZIERE HA UN MILIONE DI «MI PIACE»
Alle 21 di ieri sera, la pagina Facebook intitolata «Sostegno al gioielliere di Nizza» contava 1 milione 649 mila 642 «J’aime» (mi piace). Una cifra che dà l’idea dell’emozione suscitata in Francia dal fatto di cronaca avvenuto a Nizza l’11 settembre, poco prima delle nove del mattina. Stéphan Turk, 67 anni, gioielliere di origine libanese, apre il suo negozio «La Turquoise» e disattiva l’allarme (pochi mesi fa Turk ha subito una rapina). Entrano due giovani, indossano il casco, uno ha un fucile a pompa, l’altro picchia il gioielliere a pugni e calci e si fa consegnare collane e anelli. I due escono con calma, salgono sullo scooter e fanno per ripartire. Il gioielliere nel frattempo ha preso dal cassetto la sua pistola — illegale, non ha il porto d’armi —, esce in strada, si mette in posizione di tiro con un ginocchio a terra e spara tre colpi: uno di questi colpisce Antony, 19 anni e già pluripregiudicato, centrandolo all’aorta. Il rapinatore muore, il rapinato viene portato in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Il ministro dell’Interno Manuel Valls, molto popolare perché piuttosto duro sui temi della sicurezza, va a Nizza per mostrare solidarietà ai negozianti, ma allo stesso tempo ricorda che non ci si può fare giustizia da soli. Ormai, però, Stéphan Turk è diventato un eroe per molti. Tra loro c’è Jean-Marie Le Pen, che prevedibilmente dichiara: «Al posto del gioielliere, avrei fatto lo stesso».
Stefano Montefiori