Marco Giusti, il manifesto 19/9/2013, 19 settembre 2013
TALE E QUALE SHOW
Quando ha messo la mano sul cuore, anzi sul doppiopetto, anzi sul portafoglio, profanato dai giudici e da un «noto sostenitore della sinistra», prima di gridare «Forza Italia! Forza Italia! Viva Libertà!» e dopo aver chiamato alla rivoluzione i suoi uomini, «Diventa anche tu un missionario di libertà», Silvio Berlusconi ha avuto la sua trovata di genio.
«E Dio creando l’uomo lo ha voluto libero!». Da Piccolo Napoleone. Da Piccolo fan di un mondo televisivo e sportivo che non esiste più. Talmente tirato e stirato da sembrare il martoriato Niki Lauda che torna a correre dopo l’incidente.
Con un taglio di capelli e un pallore digitale da ricordarci il vecchio presidente Mao nelle ceramiche di Via Paolo Sarpi a Milano o a casa Dagostino. Con delle maniche troppo grandi che devono coprire le mani troppo vecchie e rugose. Con l’idea di sentirsi un classico, ma di esserne solo l’ombra.
Sedici minuti di spot elettorale, come venti anni fa, ma finto vintage, con foto di troppi figli che rilanciano una nuova discesa in campo, non più sua, ma dei suoi uomini: «Sono qui per chiedere a ciascuno di voi di aprire gli occhi e scendere in campo». E come dice occhi pensiamo ai quei suoi due spilli spiritati. E poi: «Riprendiamo in mano la bandiera di Forza Italia! L’ultima chiamata prima della catastrofe!». Ma la vera catastrofe, per lui, è che abbiamo trovato il videomessaggio della nuova discesa in campo - ben costruito a livello narrativo, «Io sarò sempre con voi, al vostro fianco, decaduto o no», meno come remake della vecchia discesa in campo - solo sul sito di Repubblica, ripreso paro paro da Sky. Mentre su Canale 5 scorrevano gli spot dell’Amplifon per sordi con Lino Banfi e la campagna abbonamenti Premium con Pirlo. Mentre su Rete 4 non c’era più il fido Fede commosso pronto a sventolare la bandiera. Mentre trionfavano le interviste a Belen alle sfilate della moda di Milano e un più interessante videomessaggio di Amanda Knox che si professava anche lei innocente dopo quattro anni di galera reali (qualcuno se li dovrà fare, no?). Sulla Rai, durante La vita in diretta, il perfido Franco Di Mare, cacciata Paola Perego, lo lanciava assieme al videomessaggio burla di Fiorello e lo faceva commentare alla compagnia di giro con Giampaolo Pansa («non sono qui per lanciare il mio libro, no?»), Ritanna Armeni in gran spolvero e un Vittorio Feltri alla finestra tipo Porta a porta in mezzo agli spot del Tavernello e ai nuovi Poltrone e Sofà con quella comunista di Sabrina Ferilli diretti dal regista de Il portaborse Daniele Luchetti e alla promozione di Tale e quale show con Carlo Conti. Unico programma dove forse potremmo trovare credibile il nuovo Berlusconi del videomessaggio rivoluzionario («Sono convinto di aver fatto del bene all’Italia»).
Anche questa, chissà, sarà la «via giudiziaria al socialismo». Magari meritava qualcosa di più, a livello di palinsesto intendo, il vecchio Silvio, con quegli occhietti da topo sempre più piccoli, scomparsi dentro il gigantesco doppiopetto. Che rimanevano senza vita anche quando urlava: «Io non ho commesso alcun reato! Io non ho commesso alcunché! Io sono innocente! Io sono assolutamente innocente!». Sembrava un Ennio Doris qualunque. Non la parodia di se stesso ma la sua fotocopia sgualcita. Meno aggressivo del previsto, non per quel che diceva, o per la qualità della fotografia o per la qualità del doppiopetto (modesto) e della cravatta (insomma), ma per la strafottenza e l’insensibilità del contesto. Come se, in fondo, non gliene fregasse più niente a nessuno di questa storia. Nemmeno a lui, che pure sbraitava «Hanno frugato ignobilmente nel mio privato! Hanno aggredito il mio patrimonio!».
Magari è più cool di tutti, ma sembra anche un po’ bollito, molto più simile del solito a Roberto Carlino di Immobildream, che trionfava invece negli spot di Italia 1. Del resto lo avevamo capito già ieri sera, a Ballarò, davanti a una isterica e magrissima ma studiatissima Mara Carfagna, pronta all’aggressione continua verso il paciosissimo Pisapia, che l’ordine di scuderia era questo preparatissimo, ma loffio, atteggiamento da piccola rivoluzione contro giudici e sinistra sapendo bene che il governo è meglio non farlo cadere, che Silvio questi quattro anni di carcere non li farà mai (ve piacerebbe, eh?) e che quello che conta davvero sono il patrimonio e i sondaggi. Che a Ballarò davano ancora una volta i due schieramenti più o meno alla pari. E allora, chestamoaddì? «Sono passati venti anni da quando decisi di scendere in campo. Io amo ancora questo paese». Noi, vedendolo, purtroppo, cominciamo a avere qualche dubbio. Non tanto sul suo amore per il paese, ma su un paese che sembra inutilmente fermo a venti anni fa e indifferente a ogni possibilità di cambiamento.