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 2013  settembre 19 Giovedì calendario

COSÌ I VERI CORVI MI HANNO INCASTRATO

Da San Sosti, un piccolo paese in provincia di Cosenza, al cuore dei sacri palazzi, come membro della Pontificia commissione referente e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa sede, Francesca Immacolata Chaouqui per la prima volta racconta a Panorama la sua vita e la sua verità, dopo i tweet contro il cardinale Tarcisio Bertone e Giulio Tremonti dei quali è stata accusata, per le foto osé, per l’amicizia con il giornalista Gianluigi Nuzzi, per i rapporti con un finanziere d’assalto finito in carcere.
La consulente di Papa Francesco, unica donna e unica italiana nella speciale commissione incaricata dal Pontefice di studiare la riforma della curia, era stata anche indicata come uno dei «corvi» vaticani. Ha deciso di rompere il silenzio per descrivere quello che, a suo avviso, è stato un «complotto» ai suoi danni. «I tweet pubblicati sono falsi, sono stati costruiti con Photoshop. E il mio indirizzo email è stato violato per rubare email e conversazioni private».
Di persona, la «lobbista del Papa» appare molto diversa dalle foto ammiccanti circolate sul web. Altro che «femme fatale»: capelli sciolti, senza un filo di trucco né gioielli, una camicia a fiori, pantaloni neri e scarpe Hogan. Una giovane di 31 anni ancora un po’ frastornata per essere passata in pochi giorni «dalle stelle alle stalle», dalla gioia per la nomina prestigiosa al tritacarne dei media. Ma non sembra disposta a mollare, anzi contrattacca: «Le foto sono state rubate dal mio profilo di Facebook, siamo io e mio marito e non siamo affatto nudi, come è stato scritto, bensì sono immagini scattate sulla spiaggia in costume da bagno».
Cominciamo dalla nazionalità. Suo padre è marocchino o egiziano?
Qualcuno ha scritto che per metà sarei marocchina. Ma non è affatto così. Mio padre è egiziano.
Come era finito in Calabria, a San Sosti?
È cristiano copto e una volta è andato in pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Pettoruto nel mio paese. Lì ha incontrato mia madre e si sono sposati. Ma mio padre non amava la Calabria, ha abbandonato mia madre incinta per andare a vivere in Francia. Non l’ho mai conosciuto. Sono cresciuta con la mamma e i nonni.
Che lavoro facevano?
Mia madre era insegnante di educazione artistica, mio nonno faceva l’autista. Una volta in pensione è diventato agricoltore. La mia famiglia ha compiuto tantissimi sacrifici per non farmi mancare nulla: sono stata la prima a San Sosti ad avere il computer e l’accesso a internet, anche se mio nonno non sapeva neppure che cosa fosse.
Dopo l’uccisione di Fabiana Luzzi, la sedicenne di Corigliano bruciata dal fidanzato, ha scritto una lettera aperta dicendo che dalla Calabria si può solo fuggire. Ha ricevuto molte critiche, persino dal vescovo. È ancora di questa opinione?
Penso che la mia terra sia bellissima ed è sempre nel mio cuore, ma è difficilissimo viverci. Tanto più per una come me, senza padre e con un cognome straniero. La nostra forza è l’amicizia ed è quella che mi ha sostenuto durante l’adolescenza: le mie amiche, il mio parroco, don Carmelo, i miei compagni di scuola. Ma, per studiare e per lavorare, in tanti ci siamo dovuti trasferire a Roma o in altre città. Chi è partito ed è tornato sta facendo di tutto per migliorare questa regione. So di aver raccontato solo una parte della Calabria che purtroppo ancora esiste, ho accettato le critiche ma sono contenta del dibattito che ne è scaturito.
Come ha fatto, partendo da un minuscolo paese della Calabria, ad arrivare, ad appena trent’anni, a lavorare nei principali studi legali internazionali, poi alla Ernst e Young, fino a essere scelta come consulente del Papa?
Avrei voluto diventare medico, ma costava troppo ed era una carriera troppo lunga. Così mi sono laureata in giurisprudenza, con una tesi in procedura penale. Terminata l’università, il direttore di un giornale di quartiere, Sabino Riccio, mi ha accreditato in Parlamento. Lì ho conosciuto Giulio Andreotti. Ogni volta che lo vedevo, mi avvicinavo a lui e gli chiedevo consiglio su cosa fare «da grande». Fu lui a suggerirmi di rivolgermi agli studi legali internazionali. Ma, ci tengo a dirlo, non mi ha mai né presentato né raccomandato a nessuno. Allo studio Pavia e Ansaldo, il mio primo impiego, sono arrivata inviando semplicemente il mio curriculum. Sono passata quindi allo studio Orrick e poi alla Ernst & Young grazie a società di cacciatori di teste.
Tramite lo studio Orrick ha fatto amicizia con il finanziere Alessandro Proto, che poi è stato arrestato?
Non sono mai stata amica di Proto. Si è rivolto allo studio Orrick quando sembrava intenzionato ad acquistare il quotidiano Pubblico. L’ho incontrato in tutto tre volte, prima con il direttore Luca Telese, poi con il consiglio d’amministrazione. Quando si è capito che le sue intenzioni non erano serie, abbiamo smesso di seguirlo. Tutto qui, non c’è stato altro.
Si parla di una misteriosa contessa che l’avrebbe introdotta nei salotti buoni di Roma.
La contessa Marisa Pinto Olori del Poggio non è affatto misteriosa: è ambasciatrice per la Repubblica di San Marino e il suo salotto è frequentato da artisti, persone di cultura, diplomatici. È una delle menti più vivaci che abbia mai conosciuto e per me è stata e sarà sempre un punto di riferimento, una consigliera, però non mi ha mai aiutato a trovare lavoro.
E il finanziere Stefano Balsamo, managing director della Jp Morgan in Italia?
Balsamo è l’anima del circolo Diplomatia, frequentato da ambasciatori e diplomatici. Vi partecipo anche in ragione del mio lavoro.
Dicono che ami frequentare i giornalisti. A cominciare da Gianluigi Nuzzi, autore di «Sua Santità». È vero?
Mi occupo di comunicazione, è normale che abbia rapporti con giornalisti. Nuzzi è venuto allo studio Orrick come moderatore per la presentazione del libro di Riccardo Perrisich del Consiglio per le relazioni Italia-Stati Uniti. Aveva appena pubblicato Sua Santità e gli ho chiesto di parlarmi di quel libro. Così ci siamo conosciuti.
Che cosa pensa del libro di Nuzzi?
Penso sia stato molto grave rubare le carte private del Papa e farle pubblicare. Non credo che dal male possa mai nascere il bene.
È lei il corvo donna che ha parlato con «La Repubblica»?
Assolutamente no. Ho conosciuto in Turchia la moglie del vaticanista della Repubblica Marco Ansaldo e abbiamo deciso di rivederci a Roma. Ma gli articoli che aveva scritto sul corvo donna erano già usciti da tempo. D’altronde non avrei avuto nessuna informazione da offrirgli, oltre a quelle che leggevo sui giornali. Piuttosto ero io a chiedere notizie a lui.
È vero che passa notizie al sito di gossip «Dagospia»?
È falso, non ho mai passato notizie a Dagospia e non conosco neppure il fondatore, Roberto D’Agostino, come potrà confermare lui stesso. Però sono amica personale di alcuni giornalisti che lavorano nella redazione, con i quali condivido la passione per la politica.
Ha scritto tweet contro Tarcisio Bertone e Giulio Tremonti?
Assolutamente no. Quei tweet sono stati costruiti con Photoshop e sono stati inviati ai giornali con brani della mia corrispondenza privata e contenuti del mio profilo Facebook che sono stati rubati.
Chi li avrebbe rubati?
Non lo so. So che, appena è stata resa nota la composizione della commissione della quale faccio parte, qualcuno si è messo in moto per cercare di colpirmi. Forse hanno preso di mira la sottoscritta perché sono l’unica italiana della commissione. Tramite una società britannica hanno violato il mio account dal Regno Unito, hanno rubato la mia corrispondenza e i miei documenti e li hanno inviati ad alcuni giornalisti.
Come ha fatto a scoprire tutti questi particolari?
Ho chiesto aiuto a mio marito che è un esperto informatico e mi ha confermato che ci sono stati accessi abusivi al mio account e al mio profilo Facebook e che del materiale è stato rubato. Ho i report di Google che lo dimostrano.
Suo marito, Corrado Lanino, ha lavorato per lo Ior?
Non ha mai lavorato per lo Ior. Lavora come esperto informatico per la Fondazione Santa Lucia.
Siete amici con il cardinale Fiorenzo Angelini, che è molto vicino alla fondazione?
Purtroppo non conosco il cardinale Angelini. Mio marito ha trovato lavoro presso la fondazione tramite una società di ricerca del personale. Qualcuno può anche non crederci, ma né io né mio marito abbiamo mai chiesto una raccomandazione.
È vero che ha fatto circolare il regolamento riservato della commissione pontificia della quale fa parte?
Non ho mai inviato a nessuno, tanto meno ai miei superiori, la documentazione relativa alla commissione pontificia, come possono confermare anche i miei capi della Ernst e Young.
E le foto «osée» online?
Non sono foto osée. Sono state scattate da una mia amica mentre sono con mio marito al mare. Quelle immagini sono state rubate da un video di Youtube postato sul mio profilo Facebook. Siamo io e mio marito sulla spiaggia in costume da bagno.
Fa parte dell’Opus Dei?
A Roma abito nella parrocchia di San Josemaría Escrivá de Balaguer, affidata ai sacerdoti dell’Opera. Il mio confessore, don Alvaro, è dell’Opus Dei. Leggo e medito ogni giorno gli scritti di san Josemaría ma non faccio parte dell’Opera.
Suo marito è dell’Opus Dei?
Quando ci siamo conosciuti, non era neppure credente. Ora ha scoperto la fede ma non appartiene all’Opus Dei.
Come vi siete conosciuti?
Attraverso una chat: avevo 17 anni e cercavo qualcuno che fosse bravo in matematica per aiutarmi al liceo. Lui, che ha 9 anni più di me, era già laureato in ingegneria. Ci siamo visti un anno dopo a Roma e non ci siamo più lasciati. A ottobre festeggiamo 10 anni di matrimonio.
Qual è il suo desiderio per il futuro?
Ricevere dal Signore la grazia di avere un figlio.
Quanti nemici ha Papa Francesco?
Secondo me, ha tantissimi amici e un solo nemico: la paura di coloro che non vogliono cambiare le cose.