Michele Neri, Vanity Fair 18/9/2013, 18 settembre 2013
SVEGLIA! E L’ORA DEL BANG BANG
FINALMENTE HO UNA TROMBAMICA. Forse centinaia. Si è realizzato il sogno adolescenziale per eccellenza: tutte le mie conoscenze femminili, con tanto di foto, davanti a me, anche se digitali. Un clic e posso chiedere se vogliono fare l’amore con me. Senza brutte figure ne umiliazioni. Basta che provino lo stesso desiderio, senza magari il coraggiosi confessarlo. Provvedere il destino che nel 2013 si chiama Bang With Friends sul Web, o Down (app per iPhone e Android) ad avvisarci entrambi, con mail separate. E allora, Bang!
Adolescente non lo sono da millenni, ma è cosi il primo brivido quando, dopo l’iscrizione, ho permesso, sia a BWF che a Down (fino a 3 mesi fa anche l’app per smartphone aveva il nome esplicito, poi è tornata con questa sigla), di accedere alle foto del profilo delle mie 385 amiche su Facebook, ormai madri di famiglia.
Il gioco può cominciare. È un po’ tornare alle raccolte di figurine dei calciatori, però bionde, brune, rosse. Sul computer appare uno sterminato catalogo di facce note (anche società, qualche uomo, parenti, pazienza). Sullo smartphone, l’indice le sfiora una dopo l’altra, delicatamente. È già sesso? Chissà.
Via Internet, ho un’unica chance. Cliccare, sotto la fotografia, il comando «clown to bang». Cioè: prontissimo. Le istruzioni sono elementari; quattro punti, illustrati da disegni di un preservativo indossato. Manca solo che la prescelta sia iscritta a BWF, e brami me. Se è così, il destino ci avviserà per mail. Il quarto step? Fatti nostri.
Sul telefonino ho due possibilità: se dicco la banda blu sopra la foto, significa che per ora ho voglia di incontrare la signora, poi si vedrà. Se invece sfioro la banda rossa sottostante, niente chiacchiere. Down, e basta.
Mi lancio, affidandomi a questa che è la più nota tra le scorciatoie digitali per incontri erotici. Nata nemmeno un anno fa, BWF ha più di un milione di utenti. Piace la formula double blind: l’altra non lo saprà, se non è ciò che vuole anche lei.
Prima il Web. dicco «down to bang» sotto tre faccine di amiche con cui so che posso poi recuperare, appunto, la faccia. Non dico com’è andata, posso soltanto riferire che a un certo punto potrebbe arrivare una mail con oggetto: «It’s bangin’ time!. «Sveglia! È ora di trombare».
Prova su smartphone. Scelgo Flavia. Con un punteggio di 1.700 non so di che, guida la classifica di «bangability» nella mia cerchia. È anche l’unica che, accanto alla sua foto, ha la scritta: «Sto aspettando». Chi? Me? Passa un giorno, silenzio. Le scrivo un sms. «Allora?». Replica infastidita. «Io non mi sono mai registrata li. Qualcuno deve aver rubato la mia identità!». Come dicono i tecnici, forse c’è un bug. E il mio disagio. Se si hanno voglie di cui ci s’imbarazza, scoprire che c’è un’altra persona che le condivide (senza dirglielo) fa sentire meno soli. A questo servono spesso le app. Allora perché non svilupparne una che ci rimetta in contatto con la parte pili intelligente di noi stessi?