Giovanni Cocconi, Europa 19/9/2013, 19 settembre 2013
BARCA IL ROMPIBALLE FA L’ESAME AI CANDIDATI
Non si era mai vista la campagna elettorale di uno che non si candida. Gira l’Italia, scrive libri, va in televisione, ma in realtà Fabrizio Barca tace. Parla tanto, ma tace. Non si candida, non si schiera, non si sbilancia. Lo invitano un po’ dappertutto (soprattutto nei circoli del Pd) e un po’ dappertutto alla domanda fatale (con chi sta?) risponde: con chi sposa le mie idee sul Pd. Cioè con nessuno. «Voglio rimanere libero di poter fare il rompiballe sui contenuti» ha spiegato ieri all’Unità, confermando quello che i candidati alle primarie hanno capito da un po’: il Rompiballe continuerà a fare loro l’esame del sangue ma non farà nessun endorsement, qualsiasi cosa diranno. Tanto che i quattro hanno smesso di corteggiarlo. E il dubbio che il suo silenzio sia più tattico che politico comincia ad affiorare.
«Le cose che scrive Barca le penso anch’io, alcune le dicevo prima di lui» dice a Europa Pippo Civati che in estate lo aveva invitato alla sua convention a Reggio Emilia. «In giro lancia segnali un po’ strani, ma non vivo la politica in modo proprietario quindi va bene così. Le sue idee (il partito a rete, la separazione tra cariche pubbliche e incarichi di partito) sono anche le mie ma non gli tiro la giacchetta. Non mi interessa».
Escluso Pittella (per il quale pure ha parole di apprezzamento), sulla carta Barca resta il nome conteso da Cuperlo e Civati, i quali, con un Renzi superfavorito, potrebbero giocarsi la partita per il secondo posto. Quando, qualche giorno fa, l’agenzia Asca ha battuto un titolo che suonava come un appoggio a Cuperlo («lo sento vicino») l’ex ministro si è affrettato a telefonare all’altro per rassicurarlo. C’è chi ricorda gli antichi screzi con Massimo D’Alema. Barca apprezza anche una certa idea renziana di rinnovamento radicale-competitivo del partito, anche se su molte questioni le distanze politiche con il sindaco restano.
Il lungo viaggio per l’Italia non è ancora finito, ma è chiaro che 21mila chilometri e più di 160 incontri non sono stati fatti per lanciare il libro uscito ieri, La traversata. Una nuova idea di partito (Feltrinelli), ma rappresentano un investimento politico per il futuro. Già, ma quale? I maligni dicono che il piano A di Barca fosse un altro: lui segretario del partito con Bersani premier. Poi è andata com’è andata.
«Rispetto le sue scelte, anche se la sua rischia di essere un’occasione sprecata – spiega Fausto Raciti, responsabile dei giovani del Pd, schierato con Cuperlo – non nascondo che ci piacerebbe averlo al nostro fianco ma credo non voglia strattonare la rete che si è costruito in giro per il paese».
«Non conosco Barca, non l’ho mai incontrato in vita mia» confessava a Europa il leader dei giovani turchi Matteo Orfini nel marzo scorso. Sette mesi dopo l’ex oggetto misterioso del Pd continua a non schierarsi ma è un po’ meno misterioso. Almeno ha preso la tessera.