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 2013  settembre 19 Giovedì calendario

STUDIO DELLA COSTA GELA TUTTI: “IN ITALIA NESSUN PORTO È IN GRADO DI SMONTARLA”


La Costa Concordia è in posizione eretta da poche ore e già impazza la guerra di campanile, tutta italiana, per aggiudicarsene le spoglie. Piombino, Castellammare di Stabia, Palermo, Genova, Civitavecchia, persino Porto Torres. Tutti in corsa per aggiudicarsi un business di un centinaio di milioni di euro: lo smantellamento della nave una volta rimossa dal Giglio. Per carità, ambizioni legittime, anche se a volte un po’ estemporanee. La realtà è che la Costa Crociere ha commissionato uno studio che dimostrerebbe che in Italia non esiste uno scalo adeguato ad accogliere il gigante ferito, con un pescaggio di oltre 18 metri e difficile da gestire dal punto di vista ambientale.

Potesse decidere autonomamente, la Compagnia genovese controllata dal colosso Usa Carnival opterebbe per i cantieri di demolizione della Turchia che da anni hanno conquistato la leadership nel Mediterraneo in questo tipo di attività. Anche perché, a differenza di Piombino, Genova o Civitavecchia, l’ingombrante relitto rimarrebbe fuori dalle rotte che regolarmente compiono le navi da crociera con la grande «C» blu in campo giallo sul fumaiolo.

Costa Crociere ha già opzionato «Vanguard». E’ una nave semisommergibile di 275 metri di lunghezza (Concordia è lunga 290 metri), 70 di larghezza, capace di sollevare 110 mila tonnellate e di viaggiare alla velocità di 14 nodi. Ideata per trasportare altre unità o piattaforme offshore, è unica al mondo, molto richiesta e dal noleggio particolarmente oneroso. Costruita in Corea presso i cantieri Hyundai per l’armatore olandese Dockwise, la Vanguard è operativa dal dicembre 2012. La nave sarebbe in grado, immergendosi e poi riaffiorando, di caricare la Concordia sul ponte e trasportarla anche lontano. In Turchia, appunto.

Un pre-contratto è già stato stipulato con l’agenzia marittima genovese che rappresenta in Italia la Dockwise. Prevede due «finestre» di impiego: il prossimo novembre (ma è destinata a cadere, poiché la Concordia non sarà ancora pronta a lasciare l’isola) e la primavera prossima, proprio quando Titan Micoperi dovrebbe aver terminato il proprio lavoro.

Il problema è che per la legge italiana la Concordia con il suo carico di acque inquinate, di macchinari e materiali sfatti dalla lunga permanenza in mare, è considerata alla stregua di rifiuto speciale da smaltire: materia di competenza regionale. E qui entra in gioco la battaglia condotta dalla regione Toscana per promuovere la candidatura di Piombino. Ancora ieri il sindaco della cittadina, Gianni Anselmi, sosteneva che l’approdo naturale per il relitto della Concordia è Piombino ed entro maggio il porto sarà in grado di accogliere la nave. Il progetto, già pronto, approvato e finanziato, prevede 111 milioni di euro per costruire in sette mesi una banchina da 370 metri, portare i fondali a meno 20, e dotarla di 8 ettari di piazzali. I lavori partiranno a novembre e si concluderanno a maggio 2014, dicono dall’Authority, in tempo cioè per ricevere il relitto. Il via ai lavori di adeguamento è previsto per novembre. Pochi credono, però, che un simile timing possa essere rispettato.

A Genova, dove la Concordia è nata nello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente, sostengono che la nave lì potrebbe anche morire. Per il presidente dell’Autorità portuale, Luigi Merlo (che martedì si è recato al Giglio per vedere da vicino il transatlantico), lo scalo ha tutti i requisiti strutturali e professionali per assolvere allo smaltimento dello scafo. Alla Costa Crociere, dicono che si atterranno a quanto decideranno le autorità. Ma, anche se non lo dicono, confidano che le ipotesi tricolori cadano una ad una.